Il contributo discute gli esiti pratici della riforma della musica sacra promossa dal motu proprio di Pio X nella diocesi di Treviso. L'analisi della situazione si basa sulle relazioni della prima visita pastorale (1905-1909) effettuata dal vescovo Giacinto Longhin alle 213 parrocchie della diocesi. Il quadro che emerge dallo studio della realtà documentata nelle Visitationes evidenzia come gli esiti della riforma fossero condizionati da un problema di fondo: la necessità dell'educazione musicale, senza la quale ogni sforzo di rinnovamento sarebbe risultato vano. Da qui, la consapevolezza di dovere programmare un progetto di formazione sistematico, che avvrebbe progressivamente portato alla realizzazione di scholae cantorum, di concorsi di canto e suono e di pubblicazioni periodiche, fino ad arrivare alla costituzione dell'Istituto diocesano di musica sacra. Le difficoltà dell'attuazione della riforma, inoltre, hanno permesso di valutare le ragioni e le conseguenze (positive e negative) dovute alla scelta di voler costruire il rinnovamento della musica sacra affidandosi alla tradizione del canto piano e della polifonia rinascimentale, escludendo in larga misura i linguaggi della musica contemporanea.
Il motu proprio "Inter plurimas pastoralis officii sollicitudines" e la riforma della musica liturgica nella diocesi di Treviso
LOVATO, ANTONIO
2016
Abstract
Il contributo discute gli esiti pratici della riforma della musica sacra promossa dal motu proprio di Pio X nella diocesi di Treviso. L'analisi della situazione si basa sulle relazioni della prima visita pastorale (1905-1909) effettuata dal vescovo Giacinto Longhin alle 213 parrocchie della diocesi. Il quadro che emerge dallo studio della realtà documentata nelle Visitationes evidenzia come gli esiti della riforma fossero condizionati da un problema di fondo: la necessità dell'educazione musicale, senza la quale ogni sforzo di rinnovamento sarebbe risultato vano. Da qui, la consapevolezza di dovere programmare un progetto di formazione sistematico, che avvrebbe progressivamente portato alla realizzazione di scholae cantorum, di concorsi di canto e suono e di pubblicazioni periodiche, fino ad arrivare alla costituzione dell'Istituto diocesano di musica sacra. Le difficoltà dell'attuazione della riforma, inoltre, hanno permesso di valutare le ragioni e le conseguenze (positive e negative) dovute alla scelta di voler costruire il rinnovamento della musica sacra affidandosi alla tradizione del canto piano e della polifonia rinascimentale, escludendo in larga misura i linguaggi della musica contemporanea.Pubblicazioni consigliate
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