Un osservatore distratto potrebbe vedere nel paesaggio di una città solamente spazi, costruiti o coltivati, costretti a rispettare una volontà antropica. Un mosaico urbano, interrotto da qualche spazio vuoto, zone grigie, nelle quali si sviluppa una vegetazione di erbacce e arbusti, impenetrabile. Spazi che formano un paesaggio di piccoli frammenti di naturalità nella città. Richard Mabey l'ha definito, nel 1973, "paesaggio non ufficiale". Non ufficiale, perché la sua realizzazione non è dettata da un disegno predefinito. L'origine di questi vuoti è spesso dovuta a ritardi nell'allocazione di determinati usi del suolo, all'abbandono di attività preesistenti, o è favorita dalle geometrie di nuove realizzazioni. La casualità ne preannuncia una permanenza temporanea. Può però capitare che, per diverse ragioni, sociali, economiche o fisiche, il tempo trascorra, e questo faccia sì che si sviluppi una copertura arborea. Nel folto delle chiome, nell'ombra, si forma un nuovo microclima, fatto di intervalli di luce, umidità, calore e vento sconosciuti agli spazi della città. Si forma quello che nel titolo è chiamato "bosco selvatico", una tautologia voluta, perché si faccia una distinzione dai boschi dei parchi o da quelli ottenuti attraverso la piantagione di alberi e arbusti.
Una nuova wilderness: i boschi selvatici delle città
SITZIA, TOMMASO
2015
Abstract
Un osservatore distratto potrebbe vedere nel paesaggio di una città solamente spazi, costruiti o coltivati, costretti a rispettare una volontà antropica. Un mosaico urbano, interrotto da qualche spazio vuoto, zone grigie, nelle quali si sviluppa una vegetazione di erbacce e arbusti, impenetrabile. Spazi che formano un paesaggio di piccoli frammenti di naturalità nella città. Richard Mabey l'ha definito, nel 1973, "paesaggio non ufficiale". Non ufficiale, perché la sua realizzazione non è dettata da un disegno predefinito. L'origine di questi vuoti è spesso dovuta a ritardi nell'allocazione di determinati usi del suolo, all'abbandono di attività preesistenti, o è favorita dalle geometrie di nuove realizzazioni. La casualità ne preannuncia una permanenza temporanea. Può però capitare che, per diverse ragioni, sociali, economiche o fisiche, il tempo trascorra, e questo faccia sì che si sviluppi una copertura arborea. Nel folto delle chiome, nell'ombra, si forma un nuovo microclima, fatto di intervalli di luce, umidità, calore e vento sconosciuti agli spazi della città. Si forma quello che nel titolo è chiamato "bosco selvatico", una tautologia voluta, perché si faccia una distinzione dai boschi dei parchi o da quelli ottenuti attraverso la piantagione di alberi e arbusti.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.