L’educazione per tutto il corso della vita trova oggi modo di estendersi e ampliarsi in ogni sua età in contesti sociali che vanno oltre gli ambiti familiare e scolastico. Si dilata in tal modo il raggio delle opportunità formative cui la persona può fare ricorso fin dalla sua infanzia, qualora i diversi ambienti sappiano avvalorare gli aspetti educativi e resilienti all’interno del proprio sistema organizzativo, rendendo coloro che ne fruiscono soggetti attivi e consapevoli rispetto alle esperienze che vanno compiendo. Passività e staticità, disadattamento e mancata realizzazione del progetto di vita adulto e anziano trovano infatti una possibilità di superamento secondo un percorso circolare e ricorsivo di lifewide e lifelong learning/education, considerando le possibilità del sapere dell’educazione – cioè della pedagogia sociale – di adottare delle strategie utili ad intessere una rete istituzionale di cura educativa sin dall’infanzia e dall’adolescenza. Il contributo intende analizzare come, nello specifico, il contesto motorio e sportivo, all’interno del quale bambini e ragazzi trascorrono una parte non irrilevante del loro ‘tempo di vita’, debba costituire oggetto di analisi pedagogica. Va infatti definito il ‘setting pedagogico tipico dello sport’ (Farné) per meglio delineare una progettualità educativa, motoria e sportiva in cui bambini e ragazzi possano trovare allenatori-educatori capaci di vedere nell’azione motoria una modalità di piena espressione dell’identità corporea del soggetto in crescita, di benessere fisico, emotivo e sociale quale diritto del bambino e dell’adolescente. La rilevanza educativa di tale esperienza ha infatti proiezioni nel futuro, non solo per l’incidenza che essa può assumere per invertire il fenomeno dell’abbandono dell’attività sportiva nella fase adolescenziale, ma anche per consentire alla ‘persona incarnata’ di ritrovare se stessa nella sua plasticità, nel cambiamento sollecitato dal trascorrere delle varie stagioni di vita. Le si aprono in tal modo nuove possibilità di realizzazione, che non siano quelle esclusive della dimostrazione di performance secondo un modello sportivo professionistico di tipo agonistico-competitivo e di stampo economicistico-materialista.

L'apprendimento lifewide: per un setting pedagogico motorio e sportivo resiliente.

BENETTON, MIRCA
2016

Abstract

L’educazione per tutto il corso della vita trova oggi modo di estendersi e ampliarsi in ogni sua età in contesti sociali che vanno oltre gli ambiti familiare e scolastico. Si dilata in tal modo il raggio delle opportunità formative cui la persona può fare ricorso fin dalla sua infanzia, qualora i diversi ambienti sappiano avvalorare gli aspetti educativi e resilienti all’interno del proprio sistema organizzativo, rendendo coloro che ne fruiscono soggetti attivi e consapevoli rispetto alle esperienze che vanno compiendo. Passività e staticità, disadattamento e mancata realizzazione del progetto di vita adulto e anziano trovano infatti una possibilità di superamento secondo un percorso circolare e ricorsivo di lifewide e lifelong learning/education, considerando le possibilità del sapere dell’educazione – cioè della pedagogia sociale – di adottare delle strategie utili ad intessere una rete istituzionale di cura educativa sin dall’infanzia e dall’adolescenza. Il contributo intende analizzare come, nello specifico, il contesto motorio e sportivo, all’interno del quale bambini e ragazzi trascorrono una parte non irrilevante del loro ‘tempo di vita’, debba costituire oggetto di analisi pedagogica. Va infatti definito il ‘setting pedagogico tipico dello sport’ (Farné) per meglio delineare una progettualità educativa, motoria e sportiva in cui bambini e ragazzi possano trovare allenatori-educatori capaci di vedere nell’azione motoria una modalità di piena espressione dell’identità corporea del soggetto in crescita, di benessere fisico, emotivo e sociale quale diritto del bambino e dell’adolescente. La rilevanza educativa di tale esperienza ha infatti proiezioni nel futuro, non solo per l’incidenza che essa può assumere per invertire il fenomeno dell’abbandono dell’attività sportiva nella fase adolescenziale, ma anche per consentire alla ‘persona incarnata’ di ritrovare se stessa nella sua plasticità, nel cambiamento sollecitato dal trascorrere delle varie stagioni di vita. Le si aprono in tal modo nuove possibilità di realizzazione, che non siano quelle esclusive della dimostrazione di performance secondo un modello sportivo professionistico di tipo agonistico-competitivo e di stampo economicistico-materialista.
2016
L'educazione permanente a partire dalle prime età della vita
9788891734198
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