Le problematiche annonarie comprendevano molteplici aspetti, i consumi, gli uffici preposti alla regolazione del mercato, il commercio delle derrate, la gestione delle carestie, i mestieri artigiani. E dipendevano da fattori solo parzialmente interdipendenti, potenziale demografico, assetti agrari, interessi fiscali, strutture edilizie come mulini, forni, macelli, granai, in un rapporto che non è mai stato completamente libero, basato sulla domanda e sull’offerta. L’intervento pubblico si manifestava quindi non solamente per regolare il mercato, ma perché muoveva risorse di grande importanza per la sopravvivenza stessa della popolazione urbana. Il confronto qui abbozzato a proposito dei sistemi annonari nell’Italia bassomedievale deve tuttavia tenere conto non solo dell’ovvia constatazione del tessuto istituzionale diverso, ma della presenza, nel Regno svevo e angioino, di una società che in parte prescinde, e non viene rappresentata, da organismi amministrativi in lenta costruzione. Emerge infatti il ruolo di chi deteneva in concreto il potere politico ed economico nelle città, quella leadership informale descritta nel Chronicon di Domenico da Gravina. Va messa poi in luce la funzione annonaria suppletiva, fuori dalle istituzioni municipali, che veniva svolta dagli enti elemosinieri e assistenziali, sull’intero spazio urbano dell’Italia bassomedievale. Interpretare quindi le politiche annonarie alla luce di una contrapposizione senza tempo fra sistemi politico-sociali esclude dalle indagini quelle che erano componenti di grande rilievo nella vita urbana bassomedievale. Inoltre, prendendo in esame i regimi monarchici, va dato spazio alla diversa ideologia del bonum commune, che per i sovrani rinvia all’onore del re, al suo diritto di legiferare, alle sue necessità finanziarie, le stesse che giustificavano la concessione di esportare malgrado la minaccia della carestia.

Il sistema annonario : aspetti comparativi nel XIII e nel XIV secolo, in Città, spazi pubblici e servizi sociali nel Mezzogiorno medievale

MAINONI, MARIAPATRIZIA
2016

Abstract

Le problematiche annonarie comprendevano molteplici aspetti, i consumi, gli uffici preposti alla regolazione del mercato, il commercio delle derrate, la gestione delle carestie, i mestieri artigiani. E dipendevano da fattori solo parzialmente interdipendenti, potenziale demografico, assetti agrari, interessi fiscali, strutture edilizie come mulini, forni, macelli, granai, in un rapporto che non è mai stato completamente libero, basato sulla domanda e sull’offerta. L’intervento pubblico si manifestava quindi non solamente per regolare il mercato, ma perché muoveva risorse di grande importanza per la sopravvivenza stessa della popolazione urbana. Il confronto qui abbozzato a proposito dei sistemi annonari nell’Italia bassomedievale deve tuttavia tenere conto non solo dell’ovvia constatazione del tessuto istituzionale diverso, ma della presenza, nel Regno svevo e angioino, di una società che in parte prescinde, e non viene rappresentata, da organismi amministrativi in lenta costruzione. Emerge infatti il ruolo di chi deteneva in concreto il potere politico ed economico nelle città, quella leadership informale descritta nel Chronicon di Domenico da Gravina. Va messa poi in luce la funzione annonaria suppletiva, fuori dalle istituzioni municipali, che veniva svolta dagli enti elemosinieri e assistenziali, sull’intero spazio urbano dell’Italia bassomedievale. Interpretare quindi le politiche annonarie alla luce di una contrapposizione senza tempo fra sistemi politico-sociali esclude dalle indagini quelle che erano componenti di grande rilievo nella vita urbana bassomedievale. Inoltre, prendendo in esame i regimi monarchici, va dato spazio alla diversa ideologia del bonum commune, che per i sovrani rinvia all’onore del re, al suo diritto di legiferare, alle sue necessità finanziarie, le stesse che giustificavano la concessione di esportare malgrado la minaccia della carestia.
2016
Città, spazi pubblici e servizi sociali nel Mezzogiorno medievale
978-88-8654-53-5
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