Esseri meravigliosi, colorati e radianti, sacralizzati dalla loro maestà equestre e dalla luminosità delle armi che li rivestono: i cavalieri basso-medievali veicolano un immaginario di segno positivo, euforico e pieno di charme, tanto da prestare i loro tratti alle rappresentazioni figurative delle schiere angeliche. Ma gli angeli, dice il Poeta, sono tutti tremendi, e anche i milites dell’età feudale hanno un volto terribile. Per la madre di Perceval, essi sono i demoni sterminatori «di cui la gente si lamenta, quelli che uccidono tutto ciò che toccano». Questo studio prende in esame i grandi temi e i modi d’espressione della violenza cavalleresca. L’indagine fa perno sulla narrativa in versi di Chrétien de Troyes, ma tiene conto di un ampio corpus – romanzesco ed epico – in lingua d’oïl. L’aggressività, i “modi bruschi” e lo stile di vita dei bellatores vengono analizzati nelle loro manifestazioni testuali, evidenziando i rapporti tra pratiche concrete e sostrati mitici, tra modelli antropologici e trasfigurazioni glorificanti. L’impiego massivo di metodi e concetti desunti dalla storiografia militare, dall’etologia e dalle scienze umane non intende ridurre le opere letterarie a puri documenti, ma ambisce a valorizzare l’articolatissimo plesso di elementi culturali che concorrono a determinarne il senso. L’idea di fondo di questo libro è che la “poesia eroica” antico-francese, tra romans e chansons de geste, esprima un costrutto ideologico in cui convergono ed entrano in relazione – volta a volta e secondo diversi dosaggi – dati di realtà, condizionamenti socio-economici, universali del comportamento umano, invarianti delle tradizioni guerriere, valori etici cristiani, schemi iniziatici di ascendenza etnica, contenuti simbolici e strutture mentali.

Angeli sterminatori. Paradigmi della violenza in Chrétien de Troyes e nella letteratura cavalleresca in lingua d’oïl.

BARBIERI, ALVARO
2017

Abstract

Esseri meravigliosi, colorati e radianti, sacralizzati dalla loro maestà equestre e dalla luminosità delle armi che li rivestono: i cavalieri basso-medievali veicolano un immaginario di segno positivo, euforico e pieno di charme, tanto da prestare i loro tratti alle rappresentazioni figurative delle schiere angeliche. Ma gli angeli, dice il Poeta, sono tutti tremendi, e anche i milites dell’età feudale hanno un volto terribile. Per la madre di Perceval, essi sono i demoni sterminatori «di cui la gente si lamenta, quelli che uccidono tutto ciò che toccano». Questo studio prende in esame i grandi temi e i modi d’espressione della violenza cavalleresca. L’indagine fa perno sulla narrativa in versi di Chrétien de Troyes, ma tiene conto di un ampio corpus – romanzesco ed epico – in lingua d’oïl. L’aggressività, i “modi bruschi” e lo stile di vita dei bellatores vengono analizzati nelle loro manifestazioni testuali, evidenziando i rapporti tra pratiche concrete e sostrati mitici, tra modelli antropologici e trasfigurazioni glorificanti. L’impiego massivo di metodi e concetti desunti dalla storiografia militare, dall’etologia e dalle scienze umane non intende ridurre le opere letterarie a puri documenti, ma ambisce a valorizzare l’articolatissimo plesso di elementi culturali che concorrono a determinarne il senso. L’idea di fondo di questo libro è che la “poesia eroica” antico-francese, tra romans e chansons de geste, esprima un costrutto ideologico in cui convergono ed entrano in relazione – volta a volta e secondo diversi dosaggi – dati di realtà, condizionamenti socio-economici, universali del comportamento umano, invarianti delle tradizioni guerriere, valori etici cristiani, schemi iniziatici di ascendenza etnica, contenuti simbolici e strutture mentali.
2017
978-88-6058-105-1
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