L’aumento della longevità e della possibilità di trascorrere la terza, quarta e quinta età relativamente in buona salute sembra oggi favorire le condizioni per vivere un buon invecchiamento, nonostante permangano idee autolimitanti che lo connotano come periodo di vita di mero declino. Se da un lato l’OMS sostiene agende volte a favorire un invecchiamento attivo della popolazione, pochi studi sono stati svolti per cogliere come gli anziani siano in grado di maturare un punto di vista euritmico sul proprio invecchiamento in un contesto politico e sociale caratterizzato dalla crisi economica. Riferendoci alla teoria delle Rappresentazioni Sociali e utilizzando una metodologia qualitativa, il lavoro analizza trenta interviste episodiche condotte con anziani in Italia. Il fine è quello di ricostruire i principali temi che definiscono un buon invecchiamento e i posizionamenti da cui gli interlocutori costruiscono il proprio punto di vista in chiave euritmica. I risultati mostrano che, nel vivere e ragionare sull’invecchiare bene, gli anziani sottolineano in vari modi: diponibilità di risorse; presenza di stati mentali positivi; stili di vita funzionali a una migliore vita quotidiana; coinvolgimento in attività. Il confronto con l’Alter evocato nei resoconti (giovani precari o persone in difficoltà) sembra essere il principale organizzatore dei punti di vista usati per interpretare il proprio invecchiamento in termini vantaggiosi. A partire da questi posizionamenti, emergono tre dimensioni bipolari: autonomia/dipendenza; fragilità/non fragilità; fortuna/sfortuna. Il testo si chiude con riflessioni sulle potenzialità, ma anche sui limiti, che l’attività di ricerca può avere nel promuovere costruzioni della realtà più funzionali e socialmente rilevanti.

Invecchiare bene in tempi di crisi. Punti di vista euritmici attraverso i posizionamenti con l’Alter

ROMAIOLI, DIEGO;CONTARELLO, ALBERTA
2017

Abstract

L’aumento della longevità e della possibilità di trascorrere la terza, quarta e quinta età relativamente in buona salute sembra oggi favorire le condizioni per vivere un buon invecchiamento, nonostante permangano idee autolimitanti che lo connotano come periodo di vita di mero declino. Se da un lato l’OMS sostiene agende volte a favorire un invecchiamento attivo della popolazione, pochi studi sono stati svolti per cogliere come gli anziani siano in grado di maturare un punto di vista euritmico sul proprio invecchiamento in un contesto politico e sociale caratterizzato dalla crisi economica. Riferendoci alla teoria delle Rappresentazioni Sociali e utilizzando una metodologia qualitativa, il lavoro analizza trenta interviste episodiche condotte con anziani in Italia. Il fine è quello di ricostruire i principali temi che definiscono un buon invecchiamento e i posizionamenti da cui gli interlocutori costruiscono il proprio punto di vista in chiave euritmica. I risultati mostrano che, nel vivere e ragionare sull’invecchiare bene, gli anziani sottolineano in vari modi: diponibilità di risorse; presenza di stati mentali positivi; stili di vita funzionali a una migliore vita quotidiana; coinvolgimento in attività. Il confronto con l’Alter evocato nei resoconti (giovani precari o persone in difficoltà) sembra essere il principale organizzatore dei punti di vista usati per interpretare il proprio invecchiamento in termini vantaggiosi. A partire da questi posizionamenti, emergono tre dimensioni bipolari: autonomia/dipendenza; fragilità/non fragilità; fortuna/sfortuna. Il testo si chiude con riflessioni sulle potenzialità, ma anche sui limiti, che l’attività di ricerca può avere nel promuovere costruzioni della realtà più funzionali e socialmente rilevanti.
2017
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