La Riserva di Biosfera Yasuní (UNESCO 1989) rappresenta, oggigiorno, una delle aree più biodiverse con maggiore biodiversità del Pianeta, nella quale tuttora sopravvivono popolazioni indigene non contattate (etnia Tagaeri-Taromenane). In questo settore di Amazzonia occidentale si sovrappongono tra loro differenti progetti di uso delle risorse naturali e di gestione del territorio, in un’area di circa 1.600 km2: Parco Nazionale Yasuní (IUCN), Zona Intangibile per i popoli non contattati, territorio indigeno Waorani, concessioni per la produzione di energie fossili (blocchi petroliferi), ed aree per la produzione agricola. I principali driver di cambiamento d’uso del suolo e le conseguenti ricadute socio-ambientali sui territori amazzonici sono legati, direttamente o indirettamente, all’apertura ed alla gestione di infrastrutture di comunicazione terrestri (vie, oleodotti e polidotti, fibra ottica), all’interno della Riserva, in particolare nella buffer zone del Parco nazionale e nelle aree di transito dei popoli indigeni non contattati Tagaeri-Taromenane. La compagnia petrolifera Petroamazonas ha ereditato, nel 2009, la gestione del Blocco 31, con una Valutazione di Impatto Ambientale approvata nel 2006. La VIA si basava sulla minimizzazione degli impatti ambientali delle strade, riducendone la larghezza a 10 m e definendo la via di accesso, come “sentiero ecologico”. Mediante l’analisi di immagini multispettrali ad alta risoluzione (0.5 m/pixel), analisi spaziali dei tematismi acquisiti e dei dati di campo sono state calcolate le metriche per la realizzazione della via d’accesso petrolifera, quantificata la deforestazione diretta e valutata l’adozione della VIA per le infrastrutture di trasporto e comunicazione. I risultati mostrano che 1) Petroamazonas non ha realizzato un sentiero ecologico, bensì una strada d'accesso, come dimostrato sia dai numerosi veicoli pesanti in transito che dalle strutture permanenti presenti, come ponti e drenaggi, 2) la larghezza della via d’accesso è mediamente di 26 m, ovvero 2,5 volte maggiore rispetto a quanto approvato nella VIA; 3) meno del 6% della strada di accesso all'interno del parco misura meno di 15 m di larghezza, il massimo consentito dalla VIA, e 4) la deforestazione diretta nel Blocco 31 è di 163,63 ha, di cui 63,64 ha all’interno del Parco, il 34,4% in più rispetto ai 47,33 ha autorizzati dalla licenza d'uso forestale. Il problema della costruzione di nuove vie d'accesso per attività estrattive e la violazione dei termini della VIA sono di vitale importanza sia per i potenziali impatti ambientali derivati che per la dimensione di conflittualità multiscalare e multi-attoriale che si può generare nei territori. Lo Yasuní rappresenta un caso simbolico per le attività estrattive in aree ecologicamente e culturalmente sensibili. La qualità dell’informazione geografica e metodologie partecipative nell’acquisizione ed elaborazione del dato spaziale assumono sempre più un’importanza fondamentale nella gestione dei conflitti ambientali e nel sostenere un dibattito pubblico trasparente e informato.

Remote Sensing, produzione energetica e conflitti in Amazzonia: impatti delle strade petrolifere nella Riserva di Biosfera Yasuní

PAPPALARDO, SALVATORE;CODATO, DANIELE;FERRARESE, FRANCESCO;DE MARCHI, MASSIMO
2016

Abstract

La Riserva di Biosfera Yasuní (UNESCO 1989) rappresenta, oggigiorno, una delle aree più biodiverse con maggiore biodiversità del Pianeta, nella quale tuttora sopravvivono popolazioni indigene non contattate (etnia Tagaeri-Taromenane). In questo settore di Amazzonia occidentale si sovrappongono tra loro differenti progetti di uso delle risorse naturali e di gestione del territorio, in un’area di circa 1.600 km2: Parco Nazionale Yasuní (IUCN), Zona Intangibile per i popoli non contattati, territorio indigeno Waorani, concessioni per la produzione di energie fossili (blocchi petroliferi), ed aree per la produzione agricola. I principali driver di cambiamento d’uso del suolo e le conseguenti ricadute socio-ambientali sui territori amazzonici sono legati, direttamente o indirettamente, all’apertura ed alla gestione di infrastrutture di comunicazione terrestri (vie, oleodotti e polidotti, fibra ottica), all’interno della Riserva, in particolare nella buffer zone del Parco nazionale e nelle aree di transito dei popoli indigeni non contattati Tagaeri-Taromenane. La compagnia petrolifera Petroamazonas ha ereditato, nel 2009, la gestione del Blocco 31, con una Valutazione di Impatto Ambientale approvata nel 2006. La VIA si basava sulla minimizzazione degli impatti ambientali delle strade, riducendone la larghezza a 10 m e definendo la via di accesso, come “sentiero ecologico”. Mediante l’analisi di immagini multispettrali ad alta risoluzione (0.5 m/pixel), analisi spaziali dei tematismi acquisiti e dei dati di campo sono state calcolate le metriche per la realizzazione della via d’accesso petrolifera, quantificata la deforestazione diretta e valutata l’adozione della VIA per le infrastrutture di trasporto e comunicazione. I risultati mostrano che 1) Petroamazonas non ha realizzato un sentiero ecologico, bensì una strada d'accesso, come dimostrato sia dai numerosi veicoli pesanti in transito che dalle strutture permanenti presenti, come ponti e drenaggi, 2) la larghezza della via d’accesso è mediamente di 26 m, ovvero 2,5 volte maggiore rispetto a quanto approvato nella VIA; 3) meno del 6% della strada di accesso all'interno del parco misura meno di 15 m di larghezza, il massimo consentito dalla VIA, e 4) la deforestazione diretta nel Blocco 31 è di 163,63 ha, di cui 63,64 ha all’interno del Parco, il 34,4% in più rispetto ai 47,33 ha autorizzati dalla licenza d'uso forestale. Il problema della costruzione di nuove vie d'accesso per attività estrattive e la violazione dei termini della VIA sono di vitale importanza sia per i potenziali impatti ambientali derivati che per la dimensione di conflittualità multiscalare e multi-attoriale che si può generare nei territori. Lo Yasuní rappresenta un caso simbolico per le attività estrattive in aree ecologicamente e culturalmente sensibili. La qualità dell’informazione geografica e metodologie partecipative nell’acquisizione ed elaborazione del dato spaziale assumono sempre più un’importanza fondamentale nella gestione dei conflitti ambientali e nel sostenere un dibattito pubblico trasparente e informato.
2016
XX Conferenza Nazionale ASITA
978-88-941232-6-5
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