L’introduzione nell’ordinamento italiano con la legge n. 76 del 2016 di una disciplina per le unioni civili tra persone maggiorenni dello stesso sesso e anche per gli effetti delle convivenze di fatto ha portato a compimento un percorso già indicato in modo risoluto sia dalla giurisprudenza della Corte EDU che da quella costituzionale. Nel dare conto di questo percorso, lo studio svolto pone in evidenza come le scelte compiute dal legislatore, in particolare quella di tenere distinta l’unione civile dal matrimonio e di non ammettere l’adozione di minori, lascino permanere significative differenze rispetto alla legislazione di altri Paesi, anche europei, favorevole invece all’estensione dell’istituto matrimoniale anche alle persone dello stesso sesso. Viene così a riproporsi, in una diversa prospettiva rispetto al passato, il problema di coordinare l’applicazione di leggi fra loro incompatibili a persone che si trovano in situazioni connotate da elementi di transnazionalità, e di stabilire se e in quali limiti possano essere riconosciuti in Italia status personali e familiari acquisiti all’estero. Il legislatore italiano ha cercato di affrontare e risolvere coerentemente questi problemi col d.lgs. n. 7/2017, dedicato specificamente all’adeguamento del diritto internazionale privato italiano ai princìpi della riforma. Lo studio svolto prende in esame le recentissime modifiche apportate alla legge n. 218/1995,ne coglie alcune criticità, mette in luce come le scelte compiute a livello interno risultino in realtà condizionate e limitate nella loro effettiva portata dai princìpi che devono trovare applicazione a tutela della circolazione delle persone e dei loro diritti fondamentali. In questa prospettiva, si segnala come sia possibile che siano riconosciuti esistenti e validi in Italia anche matrimoni tra italiani dello stesso sesso contratti all’estero.

Le unioni civili e le convivenze di fatto

BAREL, BRUNO
2017

Abstract

L’introduzione nell’ordinamento italiano con la legge n. 76 del 2016 di una disciplina per le unioni civili tra persone maggiorenni dello stesso sesso e anche per gli effetti delle convivenze di fatto ha portato a compimento un percorso già indicato in modo risoluto sia dalla giurisprudenza della Corte EDU che da quella costituzionale. Nel dare conto di questo percorso, lo studio svolto pone in evidenza come le scelte compiute dal legislatore, in particolare quella di tenere distinta l’unione civile dal matrimonio e di non ammettere l’adozione di minori, lascino permanere significative differenze rispetto alla legislazione di altri Paesi, anche europei, favorevole invece all’estensione dell’istituto matrimoniale anche alle persone dello stesso sesso. Viene così a riproporsi, in una diversa prospettiva rispetto al passato, il problema di coordinare l’applicazione di leggi fra loro incompatibili a persone che si trovano in situazioni connotate da elementi di transnazionalità, e di stabilire se e in quali limiti possano essere riconosciuti in Italia status personali e familiari acquisiti all’estero. Il legislatore italiano ha cercato di affrontare e risolvere coerentemente questi problemi col d.lgs. n. 7/2017, dedicato specificamente all’adeguamento del diritto internazionale privato italiano ai princìpi della riforma. Lo studio svolto prende in esame le recentissime modifiche apportate alla legge n. 218/1995,ne coglie alcune criticità, mette in luce come le scelte compiute a livello interno risultino in realtà condizionate e limitate nella loro effettiva portata dai princìpi che devono trovare applicazione a tutela della circolazione delle persone e dei loro diritti fondamentali. In questa prospettiva, si segnala come sia possibile che siano riconosciuti esistenti e validi in Italia anche matrimoni tra italiani dello stesso sesso contratti all’estero.
2017
Il riconoscimento degli status familiari acquisiti all'estero
9788814221637
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