Solo recentemente la letteratura riguardante il mondo del lavoro e delle organizzazioni ha iniziato a considerare i vantaggi che l’applicazione della psicologia positiva potrebbe comportare per il benessere delle organizzazioni e dei suoi lavoratori (Luthans e Youssef, 2007; Mills, Fleck, e Kozikowski, 2013; Roberts, 2006). Tra i costrutti cari a questa visione della psicologia che al riguardo stanno assumendo un ruolo significativo, Mills, Fleck, e Kozikowski (2013) nella loro recente revisione, indicano, accanto a quello della resilienza e dell’empowerment, anche l’appreciative inquiry, la gratitudine, il capitale psicologico, l’impegno dei lavoratori, la percezione di supporto da parte della dirigenza e dell’organizzazione, l’apprezzare il lavorare in gruppo e la leadership positiva. Sebbene l’approccio positivo allo studio del mondo del lavoro venga considerato generalmente opportuno o complementare a letterature orientate e centrate su variabili “negative” quali lo stress e il burnout (Luthans & Youssef, 2007) non sono mancate, anche in questi ultimi anni, le critiche e le perplessità. Nel considerarle, Roberts (2006) le riassume in tre diverse tipologie: (a) il rischio di fraintendimenti, dato che enfatizzando gli aspetti positivi si potrebbero di fatto tralasciare od ignorare problemi importanti, difficoltà e situazioni di inequità; (b) il rischio di un uso improprio dei principi della psicologia positiva per sostenere comportamenti e azioni a danno dei lavoratori; (c) il rischio di creare delle aspettative irrealistiche che, nel tempo, possono compromettere le prestazioni e il benessere delle organizzazioni e dei lavoratori. Secondo l’autrice queste critiche possono essere ridimensionate se si considera che il fine ultimo degli approcci di matrice positiva consiste proprio nel comprendere i meccanismi che facilitano la crescita positiva degli esseri umani, compresa quella di metterli in grado di superare difficoltà e problemi che inevitabilmente possono frapporsi ai desideri di benessere e soddisfazione. Per altro questa attenzione ai punti di forza, alle risorse, al funzionamento positivo e alla salute è in sintonia anche con i cambiamenti che a partire dal nuovo millennio organizzazioni internazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, stanno diffondendo persino quando si è interessati al benessere di persone con menomazioni e restrizioni di svariata natura ed entità. Si veda, ad esempio, quanto afferma e suggerisce l’International Classification of Functioning, Disability and Health, ben noto come ICF, che segna persino in quest’ambito il superamento del modello me dico in favore di visioni decisamente positive e contestuali. Nelle pagine che seguono, limitandoci a considerare quei professionisti e quei lavoratori che operano in favore di persone e dopo aver ricordato le relazioni che la letteratura suggerisce a proposito di burnout, stress e soddisfazione lavorativa, descriveremo i risultati di una serie di ricerche che, proprio alla luce della psicologia positiva, analizzano in particolare il ruolo ricoperto dalla speranza e dall’ottimismo. Attenzione sarà data ai risultati di alcuni studi che sono stati condotti all’interno del gruppo IHRT nel contesto italiano.

Dal burnout alla capacità di instillare fiducia e speranza

FERRARI, LEA;SORESI, SALVATORE
2015

Abstract

Solo recentemente la letteratura riguardante il mondo del lavoro e delle organizzazioni ha iniziato a considerare i vantaggi che l’applicazione della psicologia positiva potrebbe comportare per il benessere delle organizzazioni e dei suoi lavoratori (Luthans e Youssef, 2007; Mills, Fleck, e Kozikowski, 2013; Roberts, 2006). Tra i costrutti cari a questa visione della psicologia che al riguardo stanno assumendo un ruolo significativo, Mills, Fleck, e Kozikowski (2013) nella loro recente revisione, indicano, accanto a quello della resilienza e dell’empowerment, anche l’appreciative inquiry, la gratitudine, il capitale psicologico, l’impegno dei lavoratori, la percezione di supporto da parte della dirigenza e dell’organizzazione, l’apprezzare il lavorare in gruppo e la leadership positiva. Sebbene l’approccio positivo allo studio del mondo del lavoro venga considerato generalmente opportuno o complementare a letterature orientate e centrate su variabili “negative” quali lo stress e il burnout (Luthans & Youssef, 2007) non sono mancate, anche in questi ultimi anni, le critiche e le perplessità. Nel considerarle, Roberts (2006) le riassume in tre diverse tipologie: (a) il rischio di fraintendimenti, dato che enfatizzando gli aspetti positivi si potrebbero di fatto tralasciare od ignorare problemi importanti, difficoltà e situazioni di inequità; (b) il rischio di un uso improprio dei principi della psicologia positiva per sostenere comportamenti e azioni a danno dei lavoratori; (c) il rischio di creare delle aspettative irrealistiche che, nel tempo, possono compromettere le prestazioni e il benessere delle organizzazioni e dei lavoratori. Secondo l’autrice queste critiche possono essere ridimensionate se si considera che il fine ultimo degli approcci di matrice positiva consiste proprio nel comprendere i meccanismi che facilitano la crescita positiva degli esseri umani, compresa quella di metterli in grado di superare difficoltà e problemi che inevitabilmente possono frapporsi ai desideri di benessere e soddisfazione. Per altro questa attenzione ai punti di forza, alle risorse, al funzionamento positivo e alla salute è in sintonia anche con i cambiamenti che a partire dal nuovo millennio organizzazioni internazionali, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, stanno diffondendo persino quando si è interessati al benessere di persone con menomazioni e restrizioni di svariata natura ed entità. Si veda, ad esempio, quanto afferma e suggerisce l’International Classification of Functioning, Disability and Health, ben noto come ICF, che segna persino in quest’ambito il superamento del modello me dico in favore di visioni decisamente positive e contestuali. Nelle pagine che seguono, limitandoci a considerare quei professionisti e quei lavoratori che operano in favore di persone e dopo aver ricordato le relazioni che la letteratura suggerisce a proposito di burnout, stress e soddisfazione lavorativa, descriveremo i risultati di una serie di ricerche che, proprio alla luce della psicologia positiva, analizzano in particolare il ruolo ricoperto dalla speranza e dall’ottimismo. Attenzione sarà data ai risultati di alcuni studi che sono stati condotti all’interno del gruppo IHRT nel contesto italiano.
2015
La psicologia positiva per l'orientamento e il lavoro. Strumenti e contributi di ricerca
978-88-98542-13-0
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3233314
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