I numerosi sconvolgimenti politico-culturali che hanno caratterizzato il Novecento sono stati forieri di una radicale frattura nel rapporto fra tradizione religiosa e società civile, a cui si accompagna lo sviluppo di molteplici visioni del mondo, fra loro inconciliabili e che privano l’individuo di un quadro interpretativo univoco attraverso cui dar senso alle proprie esperienze. All’interno di tale panorama la religiosità, tradizionalmente legata a sistemi filosofico-dottrinari socialmente condivisi ha lasciato spazio ad una ricerca di senso personalistica, che suggerisce domande sul significato dell’esperienza religiosa contemporanea, sul sistema di valori entro cui si colloca, sul tipo di connessione che viene stabilita con un principio Altro. La figura del pellegrino coevo così come concepita da Hervieu-Léger perde mitologie e ritualità tese a contenere significati trascendenti “altri”, avvicinando un piano esistenziale crudo, il brute fact che Varela descrive come la perdita dei consueti contorni di senso, attraverso tonalità emotive esistenziali di difficile elaborazione. In particolare il vissuto di angoscia esistenziale nella sua accezione heideggeriana svuota la ricerca stessa di senso, rendendo il percorso di ricongiungimento con il trascendente indesiderabile: la ricerca di un posizionamento esistenziale non fonda autenticamente se stessa, sfuggendo un linguaggio e una ritualità in grado di definire una piena relazionalità con l’Assoluto. La fenomenologia entro cui tale processo ha luogo rimane tutt’ora cangiante e ambigua nella sua articolazione: al fine di approfondire questa inedita dimensione dell’esperienza spirituale, il presente studio analizza secondo una prospettiva ermeneutico-fenomenologica le testimonianze di figure spirituali impegnate nell’insegnamento e nella guida dei moderni “pellegrini” tramite un confronto con la letteratura sociologica, filosofica e psicologica sul tema.
Fenomenologia dell'esperienza Religiosa Nell'orizzonte Post-Moderno
POLETTI, STEFANO;PALAZZO, NICOLÒ
2016
Abstract
I numerosi sconvolgimenti politico-culturali che hanno caratterizzato il Novecento sono stati forieri di una radicale frattura nel rapporto fra tradizione religiosa e società civile, a cui si accompagna lo sviluppo di molteplici visioni del mondo, fra loro inconciliabili e che privano l’individuo di un quadro interpretativo univoco attraverso cui dar senso alle proprie esperienze. All’interno di tale panorama la religiosità, tradizionalmente legata a sistemi filosofico-dottrinari socialmente condivisi ha lasciato spazio ad una ricerca di senso personalistica, che suggerisce domande sul significato dell’esperienza religiosa contemporanea, sul sistema di valori entro cui si colloca, sul tipo di connessione che viene stabilita con un principio Altro. La figura del pellegrino coevo così come concepita da Hervieu-Léger perde mitologie e ritualità tese a contenere significati trascendenti “altri”, avvicinando un piano esistenziale crudo, il brute fact che Varela descrive come la perdita dei consueti contorni di senso, attraverso tonalità emotive esistenziali di difficile elaborazione. In particolare il vissuto di angoscia esistenziale nella sua accezione heideggeriana svuota la ricerca stessa di senso, rendendo il percorso di ricongiungimento con il trascendente indesiderabile: la ricerca di un posizionamento esistenziale non fonda autenticamente se stessa, sfuggendo un linguaggio e una ritualità in grado di definire una piena relazionalità con l’Assoluto. La fenomenologia entro cui tale processo ha luogo rimane tutt’ora cangiante e ambigua nella sua articolazione: al fine di approfondire questa inedita dimensione dell’esperienza spirituale, il presente studio analizza secondo una prospettiva ermeneutico-fenomenologica le testimonianze di figure spirituali impegnate nell’insegnamento e nella guida dei moderni “pellegrini” tramite un confronto con la letteratura sociologica, filosofica e psicologica sul tema.Pubblicazioni consigliate
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