L'inconscio e lo sguardo nell'epoca della traspareza

Oggi nell’era “ipermoderna”, a più di cento anni dall’invenzione dell’inconscio, è in atto un indebolimento dello sguardo in favore del predominio dell’ideale della “trasparenza”, ovvero di una visibilità, chiara, nitida, votata all’illusoria aspirazione a vedere tutto senza scarti, senza sbavature, senza ombre. A partire dall’invenzione di Freud l’inconscio non è riducibile a una piena trasparenza; al fondo dell’essere c’è qualcosa che appartiene a un campo opaco, difficile da decriptare, oscuro, enigmatico. Nell’attuale società la trasparenza è sempre più enfaticamente innalzata alla posizione di ideale e, con l’apparente garanzia di una maggiore libertà dell’informazione, ha invaso molteplici spazi della vita, mantenendo il sotterraneo invito a esporre tutto alla vista. Il cinema contemporaneo, sensibile a mutazioni urbanistiche e sociali, traduce in immagini tali nuovi regimi di visibilità, costruendo recenti modelli che agiscono su modalità di interazione nella vita comunicativa e sociale.