Barbitistes vicetinus (Galvagni & Fontana, 1993) (Orthoptera, Tettigoniidae) è un ortottero forestale endemico dell’Italia nord-orientale descritto nei primi anni ’90 e considerato specie rara per almeno 10 anni dopo il suo primo rinvenimento. Dal 2008, intense pullulazioni si sono ripetute nel suo areale collinare, causando gravi defogliazioni ai boschi e alle colture limitrofe. Al fine di approfondire le scarse conoscenze attualmente disponibili e fornire un primo approccio alla gestione delle esplosioni demografiche, il presente lavoro si focalizza principalmente su indagini biologiche ed ecologiche inerenti a questa specie. In particolare, la riproduzione di B. vicetinus è stata studiata in 18 siti nel corso di 3 anni consecutivi (2013-2015), testando l’influenza della tipologia di vegetazione e della copertura del suolo sulla scelta dei siti di deposizione e sulla schiusa delle uova. Per la prima volta la densità di popolazione è stata indagata durante una pullulazione, facendo registrare valori medi superiori a 1 milione di individui/ha. I risultati ottenuti col presente lavoro indicano che, nonostante gli individui adulti di questa specie possano frequentemente alimentarsi sulle coltivazioni agrarie causando danni anche gravi, queste aree non costituiscono siti preferenziali per l’ovideposizione. Infatti, le più elevate densità di neanidi sono state rinvenute in aree boscate e con terreno coperto la lettiera di latifoglie, senza che, peraltro, venisse evidenziato un gradiente di densità progredendo dal margine del bosco verso il suo interno. Negli stessi siti, in 4 anni consecutivi (2013-2016), il presente lavoro ha inoltre considerato la fenologia delle schiuse con l’obiettivo di incrementare le conoscenze sulla dinamica di popolazione delle neanidi e chiarire il ruolo di alcuni fattori ambientali nei riguardi di questi aspetti. Un effetto significativo della temperatura è stato riscontato sulle tempistiche di schiusa, evidenziando che la specie è in grado di schiudere anche a temperature basse (6°C). E’ stato inoltre dimostrato un ruolo fondamentale dell’altitudine e dell’esposizione sulle schiuse, ancora una volta in relazione al fattore temperatura. Un’indagine specifica ha preso in considerazione l’ecologia spaziale della specie, studiando come diverse variabili, su differenti scale spaziali, influenzano la densità di popolazione. In due anni consecutivi (2014-2015) lo studio ha indagato 200 siti ricadenti entro l’area coinvolta dalle pullulazioni. Su una scala spaziale relativamente piccola (250-500 m) è stato riscontrato un effetto negativo della frammentazione forestale sulla densità di popolazione dell’insetto. Inoltre, sulla stessa scala spaziale, la presenza di specie 4 forestali alloctone e sgradite all’insetto, in particolare la robinia, è corrisposta ad un’ulteriore riduzione della presenza di B. vicetinus, indipendentemente da quale fosse la composizione forestale su scala locale (10 m). Proprio su una scala locale, invece, si evince come l’insetto sia in grado di alimentarsi su un’ampia gamma di latifoglie forestali, causando intense defogliazioni, con danni medi fino al 40% nelle specie più colpite. Su una scala di paesaggio, la popolazione è globalmente diminuita tra il 2014 e il 2015, con un maggiore effetto dove la defogliazione dell’anno precedente era stata più intensa. Il presente lavoro fornisce le prime conoscenze di base per questa specie riguardo la bio-ecologia di popolazioni in fase di pullulazione. Le informazioni acquisite riguardo la fenologia di schiusa e la scelta dei siti di ovideposizione rappresentano il primo passo per una gestione razionale delle esplosioni demografiche. Inoltre, l’analisi previsionale delle pullulazioni, basata sulla conoscenza della composizione del paesaggio nelle aree potenzialmente a rischio, potrà fornire un ulteriore contributo in tal senso. Infine, la comparazione di queste conoscenze con quelle relative ad altri ortotteri forestali potrà condurre a una maggiore e migliore comprensione del rapporto fitofago - pianta ospite anche in altri contesti modello.

Barbitistes vicetinus outbreaks in forest ecosystems (Orthoptera, Tettigoniidae)

Giacomo Cavaletto
2018

Abstract

Barbitistes vicetinus (Galvagni & Fontana, 1993) (Orthoptera, Tettigoniidae) è un ortottero forestale endemico dell’Italia nord-orientale descritto nei primi anni ’90 e considerato specie rara per almeno 10 anni dopo il suo primo rinvenimento. Dal 2008, intense pullulazioni si sono ripetute nel suo areale collinare, causando gravi defogliazioni ai boschi e alle colture limitrofe. Al fine di approfondire le scarse conoscenze attualmente disponibili e fornire un primo approccio alla gestione delle esplosioni demografiche, il presente lavoro si focalizza principalmente su indagini biologiche ed ecologiche inerenti a questa specie. In particolare, la riproduzione di B. vicetinus è stata studiata in 18 siti nel corso di 3 anni consecutivi (2013-2015), testando l’influenza della tipologia di vegetazione e della copertura del suolo sulla scelta dei siti di deposizione e sulla schiusa delle uova. Per la prima volta la densità di popolazione è stata indagata durante una pullulazione, facendo registrare valori medi superiori a 1 milione di individui/ha. I risultati ottenuti col presente lavoro indicano che, nonostante gli individui adulti di questa specie possano frequentemente alimentarsi sulle coltivazioni agrarie causando danni anche gravi, queste aree non costituiscono siti preferenziali per l’ovideposizione. Infatti, le più elevate densità di neanidi sono state rinvenute in aree boscate e con terreno coperto la lettiera di latifoglie, senza che, peraltro, venisse evidenziato un gradiente di densità progredendo dal margine del bosco verso il suo interno. Negli stessi siti, in 4 anni consecutivi (2013-2016), il presente lavoro ha inoltre considerato la fenologia delle schiuse con l’obiettivo di incrementare le conoscenze sulla dinamica di popolazione delle neanidi e chiarire il ruolo di alcuni fattori ambientali nei riguardi di questi aspetti. Un effetto significativo della temperatura è stato riscontato sulle tempistiche di schiusa, evidenziando che la specie è in grado di schiudere anche a temperature basse (6°C). E’ stato inoltre dimostrato un ruolo fondamentale dell’altitudine e dell’esposizione sulle schiuse, ancora una volta in relazione al fattore temperatura. Un’indagine specifica ha preso in considerazione l’ecologia spaziale della specie, studiando come diverse variabili, su differenti scale spaziali, influenzano la densità di popolazione. In due anni consecutivi (2014-2015) lo studio ha indagato 200 siti ricadenti entro l’area coinvolta dalle pullulazioni. Su una scala spaziale relativamente piccola (250-500 m) è stato riscontrato un effetto negativo della frammentazione forestale sulla densità di popolazione dell’insetto. Inoltre, sulla stessa scala spaziale, la presenza di specie 4 forestali alloctone e sgradite all’insetto, in particolare la robinia, è corrisposta ad un’ulteriore riduzione della presenza di B. vicetinus, indipendentemente da quale fosse la composizione forestale su scala locale (10 m). Proprio su una scala locale, invece, si evince come l’insetto sia in grado di alimentarsi su un’ampia gamma di latifoglie forestali, causando intense defogliazioni, con danni medi fino al 40% nelle specie più colpite. Su una scala di paesaggio, la popolazione è globalmente diminuita tra il 2014 e il 2015, con un maggiore effetto dove la defogliazione dell’anno precedente era stata più intensa. Il presente lavoro fornisce le prime conoscenze di base per questa specie riguardo la bio-ecologia di popolazioni in fase di pullulazione. Le informazioni acquisite riguardo la fenologia di schiusa e la scelta dei siti di ovideposizione rappresentano il primo passo per una gestione razionale delle esplosioni demografiche. Inoltre, l’analisi previsionale delle pullulazioni, basata sulla conoscenza della composizione del paesaggio nelle aree potenzialmente a rischio, potrà fornire un ulteriore contributo in tal senso. Infine, la comparazione di queste conoscenze con quelle relative ad altri ortotteri forestali potrà condurre a una maggiore e migliore comprensione del rapporto fitofago - pianta ospite anche in altri contesti modello.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3255149
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