Panoramica dei processi di ricostruzione in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 1944, mentre in Europa infuriava la guerra, a New York si pubblicava La Grande Tra-sformazione dello scienziato sociale ungherese emigrato negli Stati Uniti, Karl Polanyi. Il libro mostrava come l’idea del mercato come istituzione in grado di autoregolarsi fosse all’origine di enormi sofferenze nelle società che l’avevano adottata. E come invariabilmente i danni umani ed ecologici prodotti dal tentativo di subordinare le società umane all’economia, con la mercificazione del lavoro, della terra e della moneta, avessero condotto a un “contro-movimento”, una reazione di autodifesa da parte di quelle stesse società. Polanyi riteneva che, a metà degli anni Quaranta, ci si trovasse proprio in questa situazione, nel mezzo di una “grande trasformazione” tesa all’accantonamento dell’utopia mortifera dell’autonomia assoluta della sfera economica a favore del tentativo di mettere il mercato al servizio dell’uomo. Polanyi, a nostro avviso, coglieva in pieno lo spirito del tempo. La ricostruzione in tutta Europa fu attraversata dalla tensione a reagire al fallimento del capitalismo reso evidente dalla Grande Crisi, dalla guerra mondiale e dal caos in cui piombò il continente al termine del conflitto. Questo “contro-movimento”, a confronto con la realtà dei rapporti di forza interni ed internazionali, assunse forme ben lontane da quelle immaginate da Polanyi, traducendosi nel “liberalismo temperato” alle origini dei “miracoli” economici in Occidente, e nelle “democrazie popolari” in Oriente.

Il dopoguerra in Europa

Francesco Petrini
2016

Abstract

Panoramica dei processi di ricostruzione in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 1944, mentre in Europa infuriava la guerra, a New York si pubblicava La Grande Tra-sformazione dello scienziato sociale ungherese emigrato negli Stati Uniti, Karl Polanyi. Il libro mostrava come l’idea del mercato come istituzione in grado di autoregolarsi fosse all’origine di enormi sofferenze nelle società che l’avevano adottata. E come invariabilmente i danni umani ed ecologici prodotti dal tentativo di subordinare le società umane all’economia, con la mercificazione del lavoro, della terra e della moneta, avessero condotto a un “contro-movimento”, una reazione di autodifesa da parte di quelle stesse società. Polanyi riteneva che, a metà degli anni Quaranta, ci si trovasse proprio in questa situazione, nel mezzo di una “grande trasformazione” tesa all’accantonamento dell’utopia mortifera dell’autonomia assoluta della sfera economica a favore del tentativo di mettere il mercato al servizio dell’uomo. Polanyi, a nostro avviso, coglieva in pieno lo spirito del tempo. La ricostruzione in tutta Europa fu attraversata dalla tensione a reagire al fallimento del capitalismo reso evidente dalla Grande Crisi, dalla guerra mondiale e dal caos in cui piombò il continente al termine del conflitto. Questo “contro-movimento”, a confronto con la realtà dei rapporti di forza interni ed internazionali, assunse forme ben lontane da quelle immaginate da Polanyi, traducendosi nel “liberalismo temperato” alle origini dei “miracoli” economici in Occidente, e nelle “democrazie popolari” in Oriente.
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