Il saggio intende ricostruire la posizione della rivista "Quaderni piacentini" nel campo della critica letteraria, isolando alcuni esempi paradigmatici ( libri, film o casi culturali a proposito dei quali le discussioni sono state particolarmente accese) e analizzando le rubriche dedicate ai romanzi e ai film e, soprattutto, "Libri da leggere e da non leggere". In tal modo si può sostenere che, sebbene il baricentro della rivista, fra il 1966 e gli anni settanta, si sposta nella direzione della dimensione sociopolitica, la critica della letteratura e del cinema (soprattutto i saggi di Fortini, Cases, Solmi e le recensioni di Bellocchio, di Fofi, di Berardinelli) e la presenza delle voci di poeti come Majorino, Giudici, Sereni, Raboni, Roversi e Cesarano costituiscono la sua radice più originale, indocile e propulsiva. Quaderni piacentini, insomma, come nel primo Novecento la Voce, si configura come rivista fatta da giovani e rivolta ai giovani, e che costruisce, insieme a un progetto di critica radicale (modellato sui francofortesi, e su Marcuse soprattutto), nuove forme di scrittura e di critica (esemplari le discussioni intorno ai libri di Primo Levi e di Elsa Morante).
Ciclostilati in proprio: la critica dei "Quaderni piacentini"
Emanuele Zinato
2018
Abstract
Il saggio intende ricostruire la posizione della rivista "Quaderni piacentini" nel campo della critica letteraria, isolando alcuni esempi paradigmatici ( libri, film o casi culturali a proposito dei quali le discussioni sono state particolarmente accese) e analizzando le rubriche dedicate ai romanzi e ai film e, soprattutto, "Libri da leggere e da non leggere". In tal modo si può sostenere che, sebbene il baricentro della rivista, fra il 1966 e gli anni settanta, si sposta nella direzione della dimensione sociopolitica, la critica della letteratura e del cinema (soprattutto i saggi di Fortini, Cases, Solmi e le recensioni di Bellocchio, di Fofi, di Berardinelli) e la presenza delle voci di poeti come Majorino, Giudici, Sereni, Raboni, Roversi e Cesarano costituiscono la sua radice più originale, indocile e propulsiva. Quaderni piacentini, insomma, come nel primo Novecento la Voce, si configura come rivista fatta da giovani e rivolta ai giovani, e che costruisce, insieme a un progetto di critica radicale (modellato sui francofortesi, e su Marcuse soprattutto), nuove forme di scrittura e di critica (esemplari le discussioni intorno ai libri di Primo Levi e di Elsa Morante).Pubblicazioni consigliate
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