Il conflitto tra parti proiettato verso una degenerazione violenta rappresenta un’esperienza a cui la riflessione contemporanea riserva sempre maggiore attenzione. Ne è la prova la diffusione di speciali categorie interpretative coniate per spiegare il fenomeno, come ad esempio quelle di “radicalizzazione” o di “polarizzazione”, adottate non solo dai media ma anche da documenti istituzionali. Tuttavia l’adozione di nuove categorie esplicative per l’inquadramento delle dinamiche del confliggere rappresenta davvero un guadagno in termini di comprensione, di capacitò diagnostica e di progettazione di interventi? A partire da una critica dell’idea di “radicalizzazione” il saggio richiama la possibilità di adottare altre categorie concettuali per la comprensione dell’escalation violenta del conflitto, mostrandone la maggiore portata analitica e, al contempo, il maggiore radicamento nei set concettuali classici del pensiero antropologico e morale. In particolare viene richiamato il caso dell’analisi del confliggere sviluppato nell’am- bito della Restorative Justice, mettendone in evidenza le categorie concettuali portanti – tra cui la nozione di “male” – e i risvolti del loro impiego nello sviluppo di strategie di fronteggiamento e nel consolidamento di “buone pratiche”. Si argomenta infine l’opportunità di un approccio interdisciplinare alle evenienze riconducibili al tema del “conflitto”, che consenta: a) di avvici- nare i fenomeni emergenti valorizzando il sapere già acquisito e già efficacemente tradotto in chiavi di lettura; b) di evitare la dispersione di risorse e l’indebolimento analitico che, in ambito antropologico e morale, inevitabilmente accompagna ogni tentativo di produrre teorie e set concettuali ex novo.

Il discorso sul conflitto nel tempo della radicalizzazione. Sull’innovazione delle categorie interpretative tra visioni teoriche e analisi di pratiche

Giovanni Grandi
2018

Abstract

Il conflitto tra parti proiettato verso una degenerazione violenta rappresenta un’esperienza a cui la riflessione contemporanea riserva sempre maggiore attenzione. Ne è la prova la diffusione di speciali categorie interpretative coniate per spiegare il fenomeno, come ad esempio quelle di “radicalizzazione” o di “polarizzazione”, adottate non solo dai media ma anche da documenti istituzionali. Tuttavia l’adozione di nuove categorie esplicative per l’inquadramento delle dinamiche del confliggere rappresenta davvero un guadagno in termini di comprensione, di capacitò diagnostica e di progettazione di interventi? A partire da una critica dell’idea di “radicalizzazione” il saggio richiama la possibilità di adottare altre categorie concettuali per la comprensione dell’escalation violenta del conflitto, mostrandone la maggiore portata analitica e, al contempo, il maggiore radicamento nei set concettuali classici del pensiero antropologico e morale. In particolare viene richiamato il caso dell’analisi del confliggere sviluppato nell’am- bito della Restorative Justice, mettendone in evidenza le categorie concettuali portanti – tra cui la nozione di “male” – e i risvolti del loro impiego nello sviluppo di strategie di fronteggiamento e nel consolidamento di “buone pratiche”. Si argomenta infine l’opportunità di un approccio interdisciplinare alle evenienze riconducibili al tema del “conflitto”, che consenta: a) di avvici- nare i fenomeni emergenti valorizzando il sapere già acquisito e già efficacemente tradotto in chiavi di lettura; b) di evitare la dispersione di risorse e l’indebolimento analitico che, in ambito antropologico e morale, inevitabilmente accompagna ogni tentativo di produrre teorie e set concettuali ex novo.
2018
Riparazione o radicalizzazione? Abitare il conflitto in prospettiva generativa
978-88-97497-24-0
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