L'intento del presente saggio è quello di studiare il realismo filosofico, quello scientifico e i loro rapporti, con riferimento alla lezione di Francesco Gentile. Infatti, egli riteneva che spesso era stata la tecnica ad indicare la via della scienza, cosicché erano stati più fecondi i procedimenti logici utilizzati dai “pratici” del diritto, proprio perché operavano all'interno dell'esperienza giuridica, piuttosto che le elaborazioni degli scienziati giuridici, i quali correvano il rischio di rimanere anestetizzati rispetto alla drammaticità della quotidiana vita del diritto. Il saggio mira pertanto ad analizzare gli effetti di tale convinzione con riferimento all'ambito epistemologico, e soprattutto a quelle teoriche, secondo le quali la soluzione di un problema scientifico poteva dirsi condivisibile, solo allorché fosse possibile esprimerlo in termini tali da risultare sperimentalmente verificabili. Da questo punto di vista, la posizione di Gentile è molto interessante, poiché, pur sostenendo la necessità di una prospettiva metafisica rispetto all'esperienza giuridica, in epistemologia, egli proponeva una sorta di operazionismo, in cui l’operatività della scienza non escludeva l’elemento conoscitivo, ma lo configurava come strumento di operazione. In altri termini, Gentile sosteneva che è solo "operando" che lo scienziato entra in contatto con la realtà e può predicare la verità delle proprie teorie, quantomeno rispetto alla porzione dell’oggetto della ricerca di cui si sta occupando. Lungo questa direzione di ricerca, sono allora studiate quelle teoriche, secondo le quali la scienza non può prescindere dalla tecnica stessa, poiché essa è l’insieme di operazioni che consentono di "ritagliare" nel reale un certo campo di oggetti; in questo senso, è evidente che nella tecnica, anche in quella più connessa alla routine quotidiana, non può mai venir meno il nesso gnoseologico con il momento teorico. Da ultimo, occorre rilevare che in Gentile è possibile riscontrare un’interessante combinazione di realismo (metafisico) del senso comune con un convinto antirealismo scientifico, donde una concezione puramente convenzionale delle teorie scientifiche. Anche se può apparire quasi paradossale, in filosofia della scienza tali prospettive hanno un riferimento importante nell’empirismo costruttivo di van Fraassen, la cui epistemologia appare quanto più lontano si possa immaginare dai fondamenti teorici della filosofia dell’esperienza giuridica. Secondo van Fraassen, infatti, è solo possibile sostenere che le teorie scientifiche siano in grado di dare conto dell’evidenza osservabile, a condizione che essa consenta predizioni sufficientemente corrette. Infatti, l’“osservabilità-per-noi”, secondo l’empirismo costruttivo, non ha alcuna valenza ontologica. Essa non rappresenta “la misura di tutte le cose”, né individua dei confini, superati i quali nulla esiste, poiché solo determina sul piano epistemologico che cosa occorre credere che esista quando accettiamo una teoria scientifica. Invece, il realismo scientifico si fonda sulla tesi che ci sia una realtà che esiste indipendentemente dalle nostre azioni e dalla sua evidenza che, come noto, si oppone allo strumentalismo e all’empirismo radicale.

L'epistemologia giuridica di Francesco Gentile. La filosofia della scienza di un metafisico.

Federico Casa
2017

Abstract

L'intento del presente saggio è quello di studiare il realismo filosofico, quello scientifico e i loro rapporti, con riferimento alla lezione di Francesco Gentile. Infatti, egli riteneva che spesso era stata la tecnica ad indicare la via della scienza, cosicché erano stati più fecondi i procedimenti logici utilizzati dai “pratici” del diritto, proprio perché operavano all'interno dell'esperienza giuridica, piuttosto che le elaborazioni degli scienziati giuridici, i quali correvano il rischio di rimanere anestetizzati rispetto alla drammaticità della quotidiana vita del diritto. Il saggio mira pertanto ad analizzare gli effetti di tale convinzione con riferimento all'ambito epistemologico, e soprattutto a quelle teoriche, secondo le quali la soluzione di un problema scientifico poteva dirsi condivisibile, solo allorché fosse possibile esprimerlo in termini tali da risultare sperimentalmente verificabili. Da questo punto di vista, la posizione di Gentile è molto interessante, poiché, pur sostenendo la necessità di una prospettiva metafisica rispetto all'esperienza giuridica, in epistemologia, egli proponeva una sorta di operazionismo, in cui l’operatività della scienza non escludeva l’elemento conoscitivo, ma lo configurava come strumento di operazione. In altri termini, Gentile sosteneva che è solo "operando" che lo scienziato entra in contatto con la realtà e può predicare la verità delle proprie teorie, quantomeno rispetto alla porzione dell’oggetto della ricerca di cui si sta occupando. Lungo questa direzione di ricerca, sono allora studiate quelle teoriche, secondo le quali la scienza non può prescindere dalla tecnica stessa, poiché essa è l’insieme di operazioni che consentono di "ritagliare" nel reale un certo campo di oggetti; in questo senso, è evidente che nella tecnica, anche in quella più connessa alla routine quotidiana, non può mai venir meno il nesso gnoseologico con il momento teorico. Da ultimo, occorre rilevare che in Gentile è possibile riscontrare un’interessante combinazione di realismo (metafisico) del senso comune con un convinto antirealismo scientifico, donde una concezione puramente convenzionale delle teorie scientifiche. Anche se può apparire quasi paradossale, in filosofia della scienza tali prospettive hanno un riferimento importante nell’empirismo costruttivo di van Fraassen, la cui epistemologia appare quanto più lontano si possa immaginare dai fondamenti teorici della filosofia dell’esperienza giuridica. Secondo van Fraassen, infatti, è solo possibile sostenere che le teorie scientifiche siano in grado di dare conto dell’evidenza osservabile, a condizione che essa consenta predizioni sufficientemente corrette. Infatti, l’“osservabilità-per-noi”, secondo l’empirismo costruttivo, non ha alcuna valenza ontologica. Essa non rappresenta “la misura di tutte le cose”, né individua dei confini, superati i quali nulla esiste, poiché solo determina sul piano epistemologico che cosa occorre credere che esista quando accettiamo una teoria scientifica. Invece, il realismo scientifico si fonda sulla tesi che ci sia una realtà che esiste indipendentemente dalle nostre azioni e dalla sua evidenza che, come noto, si oppone allo strumentalismo e all’empirismo radicale.
2017
Filosofia del diritto. Le lezioni del quarantesimo anno raccolte dagli allievi.
978-88-495-3243-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3275282
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