Trasformazioni sociali rapide e complesse, famiglie che si misurano sempre più spesso con tensioni interne ed esterne e che portano ai servizi problematiche nuove e di difficile composizione: la vulnerabilità familiare e sociale è in evidente e continuo aumento. Posare su queste famiglie uno sguardo aperto e benevolo, che induca a vederne i deficit e le défaillances in una prospettiva evolutiva per tra- sformarli in obiettivi di lavoro, in una logica formativa e trasformativa (Milani, Zanon, 2015), sembra essere una direzione irrinunciabile per l’intervento dei servizi oggi. In questa logica il concetto di vulnerabilità può essere di grande aiuto per costruire un pensiero innovativo sull’intervento: pur sapendo che esso può ridursi a «una parola valigia per declinare tutte la varietà del- la miseria del mondo» (Castel, 1995, p. 13), si può affermare, in una prospettiva ecologica, che la vulnerabilità non è una caratteristica dei singoli individui, ma dei contesti e quindi una possibile risultante delle interazioni fra individui e contesti sociali (Soulet, 2014). Intesa inoltre come condizione potenziale e non ancora in atto, può essere contrastata attraverso appropriate azioni promozionali e preventive. Il concetto di vulnerabilità è quindi intrinsecamente connesso a quelli di capacità di azione, empowerment e resilienza (ivi, p. 129; Milani, Ius, Serbati, 2013). In questo fascicolo della RIEF, il dossier monografico presenta una significativa innovazione sociale italiana, il Programma di Intervento Per Prevenire l’Istituzionalizzazione (P.I.P.P.I.), che ambisce a costruire ri- sposte efficaci alle diverse forme di vulnerabilità che coinvolgono oggi molte famiglie italiane, prima fra tutte quella della negligenza familiare, a partire dall’approccio ecologico cui si è appena fatto sommario riferi- mento. Pur situandosi nell’alveo delle scienze dell’educazione, soprattutto per quanto riguarda la visione antropologica prescelta, che considera la persona, e quindi i bambini e le famiglie nel caso specifico, come relazio- ne, all’interno di un contesto sociale definito a sua volta come una rete di relazioni comunitarie di cittadinanza partecipata, il Programma intende proporsi come luogo in cui sperimentare azioni che fanno dell’interdi- sciplinarità e dell’interistituzionalità la chiave per superare le frammen- tazioni presenti oggi nel lavoro educativo, sociale e sanitario, giuridico e amministrativo, e che tanta parte hanno nelle difficoltà esistenti nel rapporto fra famiglie e servizi. Il dossier è composto da un insieme integrato di otto articoli che han- no l’obiettivo di presentare il Programma, i risultati ottenuti, le sfide da affrontare e la struttura complessiva del suo funzionamento. Il primo articolo, di Paola Milani, descrive il Programma nel suo in- sieme, il metodo di valutazione e i principi che ne regolano l’azione; il secondo, di Marco Tuggia e Ombretta Zanon, mette a fuoco il tema della partecipazione della famiglia al proprio percorso di accompagnamento, che costituisce una delle sfide maggiori che il Programma ha inteso mettere al centro; seguono tre articoli su tre dei quattro dispositivi su cui si muove concretamente l’azione: la relazione fra scuola e servizi sociali per quanto riguarda le situazioni di vulnerabilità (Diego Di Masi), il lavoro nei gruppi di genitori (Sara Sirtoli e Sara Serbati) e la vicinanza solidale (Marco Tuggia). Si passa poi alla questione della valutazione dell’intervento con le fa- miglie e del Programma nel suo insieme. Tale tematica è affrontata negli ultimi tre articoli, nel primo dei quali Marco Ius descrive gli strumenti che orientano sia l’azione che la valutazione e che costituisce la base dell’articolo di Francesca Santello, di Sara Colombini, dello stesso Mar- co Ius e di Paola Milani che, a partire dalla presentazione del piano di valutazione complessivo del Programma, documenta i risultati ottenuti in sei anni di lavoro. A partire da questi risultati e da un’approfondita riflessione sui diversi modelli di valutazione necessari per affrontare la sfida della valutazione dei percorsi di intervento con le famiglie vul- nerabili, chiude il dossier l’articolo di Sara Serbati, che propone una riconfigurazione dei significati di evidenza scientifica in prospettiva pedagogica. Il dossier non è certamente esaustivo rispetto alla complessità di quest’esperienza: molti aspetti dell’ampio lavoro di P.I.P.P.I., quali ad esempio il lavoro formativo (Zanon, 2016), il lavoro nell’area della Giu- stizia minorile, il dispositivo dell’educativa domiciliare, gli sviluppi at- tuali, la sostenibilità futura, sono solo accennati o perfino tralasciati. L’insieme degli articoli qui raccolti costituisce nondimeno una base utile per diffondere la conoscenza del progetto presso la comunità scientifica e le comunità professionali, in modo da favorire il confronto e il suo stesso miglioramento. Il fascicolo, nella sezione Saggi, ospita tre contributi inerenti tematiche rilevanti e di grande attualità che sono oggi al centro del dibattito in pedagogia della famiglia e che toccano l’immagine dell’infanzia oggi e il rapporto tra i servizi educativi e le famiglie.

Dossier

Milani P.
;
2017

Abstract

Trasformazioni sociali rapide e complesse, famiglie che si misurano sempre più spesso con tensioni interne ed esterne e che portano ai servizi problematiche nuove e di difficile composizione: la vulnerabilità familiare e sociale è in evidente e continuo aumento. Posare su queste famiglie uno sguardo aperto e benevolo, che induca a vederne i deficit e le défaillances in una prospettiva evolutiva per tra- sformarli in obiettivi di lavoro, in una logica formativa e trasformativa (Milani, Zanon, 2015), sembra essere una direzione irrinunciabile per l’intervento dei servizi oggi. In questa logica il concetto di vulnerabilità può essere di grande aiuto per costruire un pensiero innovativo sull’intervento: pur sapendo che esso può ridursi a «una parola valigia per declinare tutte la varietà del- la miseria del mondo» (Castel, 1995, p. 13), si può affermare, in una prospettiva ecologica, che la vulnerabilità non è una caratteristica dei singoli individui, ma dei contesti e quindi una possibile risultante delle interazioni fra individui e contesti sociali (Soulet, 2014). Intesa inoltre come condizione potenziale e non ancora in atto, può essere contrastata attraverso appropriate azioni promozionali e preventive. Il concetto di vulnerabilità è quindi intrinsecamente connesso a quelli di capacità di azione, empowerment e resilienza (ivi, p. 129; Milani, Ius, Serbati, 2013). In questo fascicolo della RIEF, il dossier monografico presenta una significativa innovazione sociale italiana, il Programma di Intervento Per Prevenire l’Istituzionalizzazione (P.I.P.P.I.), che ambisce a costruire ri- sposte efficaci alle diverse forme di vulnerabilità che coinvolgono oggi molte famiglie italiane, prima fra tutte quella della negligenza familiare, a partire dall’approccio ecologico cui si è appena fatto sommario riferi- mento. Pur situandosi nell’alveo delle scienze dell’educazione, soprattutto per quanto riguarda la visione antropologica prescelta, che considera la persona, e quindi i bambini e le famiglie nel caso specifico, come relazio- ne, all’interno di un contesto sociale definito a sua volta come una rete di relazioni comunitarie di cittadinanza partecipata, il Programma intende proporsi come luogo in cui sperimentare azioni che fanno dell’interdi- sciplinarità e dell’interistituzionalità la chiave per superare le frammen- tazioni presenti oggi nel lavoro educativo, sociale e sanitario, giuridico e amministrativo, e che tanta parte hanno nelle difficoltà esistenti nel rapporto fra famiglie e servizi. Il dossier è composto da un insieme integrato di otto articoli che han- no l’obiettivo di presentare il Programma, i risultati ottenuti, le sfide da affrontare e la struttura complessiva del suo funzionamento. Il primo articolo, di Paola Milani, descrive il Programma nel suo in- sieme, il metodo di valutazione e i principi che ne regolano l’azione; il secondo, di Marco Tuggia e Ombretta Zanon, mette a fuoco il tema della partecipazione della famiglia al proprio percorso di accompagnamento, che costituisce una delle sfide maggiori che il Programma ha inteso mettere al centro; seguono tre articoli su tre dei quattro dispositivi su cui si muove concretamente l’azione: la relazione fra scuola e servizi sociali per quanto riguarda le situazioni di vulnerabilità (Diego Di Masi), il lavoro nei gruppi di genitori (Sara Sirtoli e Sara Serbati) e la vicinanza solidale (Marco Tuggia). Si passa poi alla questione della valutazione dell’intervento con le fa- miglie e del Programma nel suo insieme. Tale tematica è affrontata negli ultimi tre articoli, nel primo dei quali Marco Ius descrive gli strumenti che orientano sia l’azione che la valutazione e che costituisce la base dell’articolo di Francesca Santello, di Sara Colombini, dello stesso Mar- co Ius e di Paola Milani che, a partire dalla presentazione del piano di valutazione complessivo del Programma, documenta i risultati ottenuti in sei anni di lavoro. A partire da questi risultati e da un’approfondita riflessione sui diversi modelli di valutazione necessari per affrontare la sfida della valutazione dei percorsi di intervento con le famiglie vul- nerabili, chiude il dossier l’articolo di Sara Serbati, che propone una riconfigurazione dei significati di evidenza scientifica in prospettiva pedagogica. Il dossier non è certamente esaustivo rispetto alla complessità di quest’esperienza: molti aspetti dell’ampio lavoro di P.I.P.P.I., quali ad esempio il lavoro formativo (Zanon, 2016), il lavoro nell’area della Giu- stizia minorile, il dispositivo dell’educativa domiciliare, gli sviluppi at- tuali, la sostenibilità futura, sono solo accennati o perfino tralasciati. L’insieme degli articoli qui raccolti costituisce nondimeno una base utile per diffondere la conoscenza del progetto presso la comunità scientifica e le comunità professionali, in modo da favorire il confronto e il suo stesso miglioramento. Il fascicolo, nella sezione Saggi, ospita tre contributi inerenti tematiche rilevanti e di grande attualità che sono oggi al centro del dibattito in pedagogia della famiglia e che toccano l’immagine dell’infanzia oggi e il rapporto tra i servizi educativi e le famiglie.
2017
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