Da diversi anni alcuni storici dell’editoria e del commercio ambulante di Età Moderna hanno rivolto la propria attenzione alla Ditta Remondini di Bassano e ai colportori Tesini. Questi ultimi costituivano uno degli elementi cardine dell’apparato distributivo delle merci degli stampatori bassanesi e per tale motivo l’interesse degli studiosi si è soffermato principalmente sui prodotti mercanteggiati, sulle modalità di diffusione e sui luoghi raggiunti durante l’attività di vendita ambulante. Tuttavia, sono rimasti sotto molti aspetti ancora inesplorati gli effetti di tale rapporto commerciale nel tessuto socio-economico e nel territorio della Valle di Tesino. Con l’avviarsi della collaborazione tra Giovanni Antonio Remondini, il fondatore della stamperia, e gli abitanti della Valle di Tesino – collaborazione iniziata negli anni Ottanta del XVII secolo – e in seguito all’apertura della prima filiale remondiniana a Pieve Tesino (1711), la modernità entrava più o meno prepotentemente all’interno di una comunità che per secoli era rimasta prevalentemente immutata nell’assetto economico e sociale. Come risultato, si assiste nel corso del Settecento al passaggio da un’economia di sussistenza – imperniata sulla coltivazione, sull’allevamento e sull’emigrazione stagionale – ad un’economia che ruotava principalmente attorno alla vendita di stampe e libri e che ha visto impegnarsi progressivamente in tale commercio centinaia di lavoratori del piccolo paese montano e dei confinanti Cinte Tesino e Castello Tesino. Tale rivoluzione nel mercato locale portò con sé anche un cambiamento paradigmatico nel rapporto tra i Tesini e il loro territorio. Infatti, in seguito al considerevole abbandono delle precedenti attività lavorative incentrate sullo sfruttamento dell’ambiente circostante, il territorio perse la sua funzione principale di “produttore di benessere e sussistenza” e divenne per molti un elemento da attraversare per cercare le fonti di guadagno in un luogo altro, un luogo che stava al di là delle colline e dei monti conosciuti da sempre. All’interno di questo nuovo contesto ogni tipo di proprietà (bestiame, campi, prati, vigneti, case e mulini) veniva privato del suo ruolo precedente e diventava pura merce di scambio da utilizzare per acquistare un prodotto nuovo, ma che nella mentalità collettiva aveva maggiori potenzialità di generare e ricchezza. Presso l’Archivio di Stato di Trento sono conservati più di quattromila atti notarili – redatti dai notai Giampietro Gasparo Marchetti (1689-1699), Giovanni Zanettino (1704-1754), Giovanni Fietta (1705-1731), Giovanni Battista de Bortolis Mezzanotte (1712-1756), Prospero Antonio Lenzi (1724-1770), Gasparo Veronico Zanetti (1734-1749), Leonardo Ceccato (1737-1785), Giovanni Maria Franceschini (1755-1780) e Domenico Ceccato (1776-1810) – che servivano a regolare il pagamento della “mercanzia da stampa” dei Remondini mediante la permuta dei beni immobiliari dei Tesini. Al fine di soddisfare le necessità dei singoli casi, tali instrumenti assunsero molteplici forme (locazioni, affitti, permute, rinunce, crediti, cessioni, retrovendite e compere con patto, cioè contratti di livello e dazioni in pagamento); dalla loro lettura è possibile enucleare il funzionamento del sofisticato sistema di scambio commerciale messo in atto dai Remondini e dai Tesini e, adottando un approccio analitico e quantitativo, ricostruire l’origine e l’evoluzione di tale rapporto, indagando i suoi risvolti nell’economia, nella società e nell’utilizzo del territorio della Valle.

«I Santi dei Remondini ga magnà i campi dei Tesini». Le conseguenze dei rapporti commerciali tra i venditori ambulanti Tesini e la Ditta Remondini di Bassano nell’amministrazione del territorio e nell’economia della Valle di Tesino (1689-1797)

Niccolò Caramel
2018

Abstract

Da diversi anni alcuni storici dell’editoria e del commercio ambulante di Età Moderna hanno rivolto la propria attenzione alla Ditta Remondini di Bassano e ai colportori Tesini. Questi ultimi costituivano uno degli elementi cardine dell’apparato distributivo delle merci degli stampatori bassanesi e per tale motivo l’interesse degli studiosi si è soffermato principalmente sui prodotti mercanteggiati, sulle modalità di diffusione e sui luoghi raggiunti durante l’attività di vendita ambulante. Tuttavia, sono rimasti sotto molti aspetti ancora inesplorati gli effetti di tale rapporto commerciale nel tessuto socio-economico e nel territorio della Valle di Tesino. Con l’avviarsi della collaborazione tra Giovanni Antonio Remondini, il fondatore della stamperia, e gli abitanti della Valle di Tesino – collaborazione iniziata negli anni Ottanta del XVII secolo – e in seguito all’apertura della prima filiale remondiniana a Pieve Tesino (1711), la modernità entrava più o meno prepotentemente all’interno di una comunità che per secoli era rimasta prevalentemente immutata nell’assetto economico e sociale. Come risultato, si assiste nel corso del Settecento al passaggio da un’economia di sussistenza – imperniata sulla coltivazione, sull’allevamento e sull’emigrazione stagionale – ad un’economia che ruotava principalmente attorno alla vendita di stampe e libri e che ha visto impegnarsi progressivamente in tale commercio centinaia di lavoratori del piccolo paese montano e dei confinanti Cinte Tesino e Castello Tesino. Tale rivoluzione nel mercato locale portò con sé anche un cambiamento paradigmatico nel rapporto tra i Tesini e il loro territorio. Infatti, in seguito al considerevole abbandono delle precedenti attività lavorative incentrate sullo sfruttamento dell’ambiente circostante, il territorio perse la sua funzione principale di “produttore di benessere e sussistenza” e divenne per molti un elemento da attraversare per cercare le fonti di guadagno in un luogo altro, un luogo che stava al di là delle colline e dei monti conosciuti da sempre. All’interno di questo nuovo contesto ogni tipo di proprietà (bestiame, campi, prati, vigneti, case e mulini) veniva privato del suo ruolo precedente e diventava pura merce di scambio da utilizzare per acquistare un prodotto nuovo, ma che nella mentalità collettiva aveva maggiori potenzialità di generare e ricchezza. Presso l’Archivio di Stato di Trento sono conservati più di quattromila atti notarili – redatti dai notai Giampietro Gasparo Marchetti (1689-1699), Giovanni Zanettino (1704-1754), Giovanni Fietta (1705-1731), Giovanni Battista de Bortolis Mezzanotte (1712-1756), Prospero Antonio Lenzi (1724-1770), Gasparo Veronico Zanetti (1734-1749), Leonardo Ceccato (1737-1785), Giovanni Maria Franceschini (1755-1780) e Domenico Ceccato (1776-1810) – che servivano a regolare il pagamento della “mercanzia da stampa” dei Remondini mediante la permuta dei beni immobiliari dei Tesini. Al fine di soddisfare le necessità dei singoli casi, tali instrumenti assunsero molteplici forme (locazioni, affitti, permute, rinunce, crediti, cessioni, retrovendite e compere con patto, cioè contratti di livello e dazioni in pagamento); dalla loro lettura è possibile enucleare il funzionamento del sofisticato sistema di scambio commerciale messo in atto dai Remondini e dai Tesini e, adottando un approccio analitico e quantitativo, ricostruire l’origine e l’evoluzione di tale rapporto, indagando i suoi risvolti nell’economia, nella società e nell’utilizzo del territorio della Valle.
2018
La montagna che produce. Paesaggi, flussi, attori, prospettive / Productive mountans. Landscapes, actors, flows, perspectives
978-88-99243-51-7
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