Il saggio si propone di analizzare l’UE come laboratorio di ricerca applicata riguardante la sostenibilità della statualità, cioè per la sperimentazione di nuove frontiere della “forma” della statualità. Se per gli stati, all’inizio della costruzione europea, si trattava di devolvere parte della loro sovranità al fine primario di definitivamente pacificare le loro relazioni esterne, oggi, in presenza della estesa desovranizzazione provocata dai multiformi processi di globalizzazione, l’UE si propone come il razionale contenitore in cui gli stati, pur con adattamenti e riconversioni talora molto faticose, possono continuare a (co)esistere in quanto soggetti primari di governance. Insomma, l’UE come laboratorio clinico in cui si praticano terapie, anche invasive, per la riconversione della vecchia forma della statualità – sovrana, nazionale, confinaria – in più congrue e sostenibili forme. Il saggio pone quindi l’attenzione sul deficit democratico dell’UE, affrontando, da un lato, la crisi della democrazia rappresentativa sopranazionale europea e, dall’altro, lo sviluppo della democrazia partecipativa che a livello europeo trova la sua più compiuta espressione nel cosiddetto “dialogo civile”. L’analisi prende in considerazione gli ostacoli che impediscono di colmare, in via definitiva, il perdurante deficit democratico del sistema e gli attori che possono contribuire al superamento di tali ostacoli e allo sviluppo del progetto di unificazione politica dell’Europa. In questo contesto, il tema del senso di appartenenza è sviluppato collegandolo a quello, di natura costituzionale, della cittadinanza. La tesi è che, partendo dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, la cittadinanza dell’UE non può non fare riferimento allo statuto di ‘persona umana’, non più a quello di ‘cittadino nazionale’, deve essere uniforme, plurale ed inclusiva. Solo su queste basi sarà possibile sviluppare una nuova cultura politica capace di creare quel senso di appartenenza che è necessario per dar vita al progetto costituzionale e federativo che i Padri fondatori avevano pensato per l’Europa.

Progetto europeo e senso di appartenenza

Mascia, M.
2018

Abstract

Il saggio si propone di analizzare l’UE come laboratorio di ricerca applicata riguardante la sostenibilità della statualità, cioè per la sperimentazione di nuove frontiere della “forma” della statualità. Se per gli stati, all’inizio della costruzione europea, si trattava di devolvere parte della loro sovranità al fine primario di definitivamente pacificare le loro relazioni esterne, oggi, in presenza della estesa desovranizzazione provocata dai multiformi processi di globalizzazione, l’UE si propone come il razionale contenitore in cui gli stati, pur con adattamenti e riconversioni talora molto faticose, possono continuare a (co)esistere in quanto soggetti primari di governance. Insomma, l’UE come laboratorio clinico in cui si praticano terapie, anche invasive, per la riconversione della vecchia forma della statualità – sovrana, nazionale, confinaria – in più congrue e sostenibili forme. Il saggio pone quindi l’attenzione sul deficit democratico dell’UE, affrontando, da un lato, la crisi della democrazia rappresentativa sopranazionale europea e, dall’altro, lo sviluppo della democrazia partecipativa che a livello europeo trova la sua più compiuta espressione nel cosiddetto “dialogo civile”. L’analisi prende in considerazione gli ostacoli che impediscono di colmare, in via definitiva, il perdurante deficit democratico del sistema e gli attori che possono contribuire al superamento di tali ostacoli e allo sviluppo del progetto di unificazione politica dell’Europa. In questo contesto, il tema del senso di appartenenza è sviluppato collegandolo a quello, di natura costituzionale, della cittadinanza. La tesi è che, partendo dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, la cittadinanza dell’UE non può non fare riferimento allo statuto di ‘persona umana’, non più a quello di ‘cittadino nazionale’, deve essere uniforme, plurale ed inclusiva. Solo su queste basi sarà possibile sviluppare una nuova cultura politica capace di creare quel senso di appartenenza che è necessario per dar vita al progetto costituzionale e federativo che i Padri fondatori avevano pensato per l’Europa.
2018
Popoli, populismi e democrazia
978-88-6599-042-1
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