Il saggio verte sulle pratiche legate alla cottura e alla distribuzione del cibo in due esperienze d’accoglienza rivolte a rifugiati e a richiedenti asilo nella periferia di Roma. Il primo caso riguarda un modello di ospitalità dal basso conosciuto come Baobab; il secondo riguarda un’esperienza gestita dai gesuiti, nota come mensa del Centro Astalli. Due principali domande guideranno il nostro lavoro: qual è il senso del cibo per attivisti e volontari nei due esempi considerati? In che modo pratiche legate al cibo sono in grado di creare spazi di comunicazione e di riflessività tra rifugiati e settori della società ospitante? L’approccio generale adottato in questo saggio non pone l’accento tanto sulle difficoltà sperimentate da attivisti, volontari e rifugiati, che sono una costante della loro interazione quotidiana, quanto sulle modalità creative nell’affrontarle. In quest’ottica, si suggerisce che entrambi i casi di studio potrebbero trovare nel concetto di agentività uno strumento capace di rendere visibili dinamiche che altrimenti rimarrebbero sottaciute.

Cibo e rifugiati nella città capitolina, tra pratiche di emergenza e tentativi di agentività

Schmidt Donatella
;
Palutan Giovanna
2018

Abstract

Il saggio verte sulle pratiche legate alla cottura e alla distribuzione del cibo in due esperienze d’accoglienza rivolte a rifugiati e a richiedenti asilo nella periferia di Roma. Il primo caso riguarda un modello di ospitalità dal basso conosciuto come Baobab; il secondo riguarda un’esperienza gestita dai gesuiti, nota come mensa del Centro Astalli. Due principali domande guideranno il nostro lavoro: qual è il senso del cibo per attivisti e volontari nei due esempi considerati? In che modo pratiche legate al cibo sono in grado di creare spazi di comunicazione e di riflessività tra rifugiati e settori della società ospitante? L’approccio generale adottato in questo saggio non pone l’accento tanto sulle difficoltà sperimentate da attivisti, volontari e rifugiati, che sono una costante della loro interazione quotidiana, quanto sulle modalità creative nell’affrontarle. In quest’ottica, si suggerisce che entrambi i casi di studio potrebbero trovare nel concetto di agentività uno strumento capace di rendere visibili dinamiche che altrimenti rimarrebbero sottaciute.
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