Attraverso lo studio di una stampa edita a Venezia nella seconda metà del Cinquecento, che traduce in controparte la scena del "Popolo ebreo salvato dal serpente di bronzo", o semplicemente "Il Serpente di bronzo", dipinta da Michelangelo in uno dei pennacchi della Volta Sistina, l’obiettivo di questo contributo è offrire un esempio del ruolo strategico che le incisioni di traduzione hanno avuto nella trasmissione della cultura figurativa italiana nel tardo Rinascimento europeo. Un tema che ben si adatta al carattere interdisciplinare del Progetto Strategico EVeRe (European and Venetian Renaissance), nel cui ambito storico-artistico questa ricerca è stata condotta. Il foglio fa parte di un gruppo di incisioni edite da Luca Bertelli, stampatore e libraio attivo tra Padova, Venezia e Roma nella seconda metà del Cinquecento, che riproducono opere di artisti molto noti e in particolare di Tiziano. Attraverso lo studio preliminare di questi fogli è stato possibile stabilire nessi e genealogie di alcuni capolavori tizianeschi destinati agli Asburgo, costituendo, nel caso di opere perdute o gravemente danneggiate, una preziosa testimonianza visiva e della loro fortuna al di là delle Alpi. Altrettanto interessante si è rivelata l’indagine sulla loro destinazione, da cui è emerso un orientamento di Bertelli non solo verso il mercato veneziano, ma anche europeo e in particolare spagnolo. La traduzione incisoria di alcune «opere devotissime», come la "Santa Margherita" (1552) commissionata dalla regina Maria d’Ungheria, oggi conservata all’Escorial, o la "Mater dolorosa" e l’"Ecce Homo" per Filippo II, entrambi perduti, dovette funzionare non solo come veicolo per la mediazione di soggetti destinati al «comune comodo de’ studiosi della pittura», ma anche come un tentativo di inserirsi nelle complesse trame dell’editoria europea. Determinante per la comprensione di questo progetto di divulgazione ad ampio raggio di immagini tizianesche, si è rivelato il recupero di un rapporto di Luca Bertelli con Francesco Patrizi, e la partecipazione a un’impresa commerciale di libri, manoscritti, stampe e disegni che il filosofo chersino, tra il 1571 e il 1575, aveva avviato con la Penisola Iberica.

Sul commercio di stampe tra Italia e Spagna. Il caso Bertelli e il Serpente di bronzo da Michelangelo

Marsel Grosso
2018

Abstract

Attraverso lo studio di una stampa edita a Venezia nella seconda metà del Cinquecento, che traduce in controparte la scena del "Popolo ebreo salvato dal serpente di bronzo", o semplicemente "Il Serpente di bronzo", dipinta da Michelangelo in uno dei pennacchi della Volta Sistina, l’obiettivo di questo contributo è offrire un esempio del ruolo strategico che le incisioni di traduzione hanno avuto nella trasmissione della cultura figurativa italiana nel tardo Rinascimento europeo. Un tema che ben si adatta al carattere interdisciplinare del Progetto Strategico EVeRe (European and Venetian Renaissance), nel cui ambito storico-artistico questa ricerca è stata condotta. Il foglio fa parte di un gruppo di incisioni edite da Luca Bertelli, stampatore e libraio attivo tra Padova, Venezia e Roma nella seconda metà del Cinquecento, che riproducono opere di artisti molto noti e in particolare di Tiziano. Attraverso lo studio preliminare di questi fogli è stato possibile stabilire nessi e genealogie di alcuni capolavori tizianeschi destinati agli Asburgo, costituendo, nel caso di opere perdute o gravemente danneggiate, una preziosa testimonianza visiva e della loro fortuna al di là delle Alpi. Altrettanto interessante si è rivelata l’indagine sulla loro destinazione, da cui è emerso un orientamento di Bertelli non solo verso il mercato veneziano, ma anche europeo e in particolare spagnolo. La traduzione incisoria di alcune «opere devotissime», come la "Santa Margherita" (1552) commissionata dalla regina Maria d’Ungheria, oggi conservata all’Escorial, o la "Mater dolorosa" e l’"Ecce Homo" per Filippo II, entrambi perduti, dovette funzionare non solo come veicolo per la mediazione di soggetti destinati al «comune comodo de’ studiosi della pittura», ma anche come un tentativo di inserirsi nelle complesse trame dell’editoria europea. Determinante per la comprensione di questo progetto di divulgazione ad ampio raggio di immagini tizianesche, si è rivelato il recupero di un rapporto di Luca Bertelli con Francesco Patrizi, e la partecipazione a un’impresa commerciale di libri, manoscritti, stampe e disegni che il filosofo chersino, tra il 1571 e il 1575, aveva avviato con la Penisola Iberica.
2018
Rinascimento fra il Veneto e l'Europa. Questioni, metodi, percorsi
978 88 6787 968 7
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