Il saggio analizza l'incontro di Paolo Volponi con la cultura psicoanalitica, che ha preso l'avvio in ambito olivettiano, e la funzione assunta da questa cultura nella stesura dei romanzi e soprattutto di Memoriale (1962) e di Corporale (1974). L’ambiente olivettiano, infatti, come quello triestino, è stato una porta d’accesso per la psicoanalisi in Italia. Già durante la guerra Adriano Olivetti aveva gettato le basi per una nuova casa editrice ( Edizioni di Comunità), aveva acquistato in Svizzera i diritti di pubblicazione di alcune opere (tra cui Tipi psicologici di Carl Gustav Jung, 1921) e aveva chiamato Cesare Musatti a costruire il Centro di psicologia industriale. Per ricostruire l’influenza del pensiero freudiano sul lavoro letterario di Volponi si è cercato dunque di prestare attenzione alle forme e ai temi delle opere ma anche alla sua biografia industriale. I romanzi di Volponi (soprattutto Memoriale e Corporale ma anche La strada per Roma, Il pianeta irritabile, Il lanciatore di giavellotto) presentano un’alta condensazione di tematiche psichiche, tanto che la “follia” ha potuto essere rubricata come il motivo centrale della sua opera. Egli è l’inventore di forme poetico-narrative con le quali vengono rielaborati il trauma dello sradicamento e i processi di disintegrazione della personalità come lato interno dei grandi mutamenti socioculturali. Anche il linguaggio politico, saggistico e parlamentare del Volponi politico, infine, non è privo di costanti figure psicoanalitiche: ne sono prova tanto gli articoli sul “Corriere della Sera” e su “Alfabeta” , analizzati nel saggio, quanto i discorsi parlamentari: nelle pieghe del discorso, l’ottimismo riformista lascia spazio alla spinta dell’immaginazione e alle lacerazioni dell’invettiva e soprattutto negli snodi più polemici e allarmati fa irruzione la terminologia clinica applicata alla politica e all'economia (“coazione a ripetere”, “ossessione”, “fissazione”, “fobia”).
«Dentro il polline di Freud» Il rimosso industriale di Paolo Volponi
Emanuele Zinato
2019
Abstract
Il saggio analizza l'incontro di Paolo Volponi con la cultura psicoanalitica, che ha preso l'avvio in ambito olivettiano, e la funzione assunta da questa cultura nella stesura dei romanzi e soprattutto di Memoriale (1962) e di Corporale (1974). L’ambiente olivettiano, infatti, come quello triestino, è stato una porta d’accesso per la psicoanalisi in Italia. Già durante la guerra Adriano Olivetti aveva gettato le basi per una nuova casa editrice ( Edizioni di Comunità), aveva acquistato in Svizzera i diritti di pubblicazione di alcune opere (tra cui Tipi psicologici di Carl Gustav Jung, 1921) e aveva chiamato Cesare Musatti a costruire il Centro di psicologia industriale. Per ricostruire l’influenza del pensiero freudiano sul lavoro letterario di Volponi si è cercato dunque di prestare attenzione alle forme e ai temi delle opere ma anche alla sua biografia industriale. I romanzi di Volponi (soprattutto Memoriale e Corporale ma anche La strada per Roma, Il pianeta irritabile, Il lanciatore di giavellotto) presentano un’alta condensazione di tematiche psichiche, tanto che la “follia” ha potuto essere rubricata come il motivo centrale della sua opera. Egli è l’inventore di forme poetico-narrative con le quali vengono rielaborati il trauma dello sradicamento e i processi di disintegrazione della personalità come lato interno dei grandi mutamenti socioculturali. Anche il linguaggio politico, saggistico e parlamentare del Volponi politico, infine, non è privo di costanti figure psicoanalitiche: ne sono prova tanto gli articoli sul “Corriere della Sera” e su “Alfabeta” , analizzati nel saggio, quanto i discorsi parlamentari: nelle pieghe del discorso, l’ottimismo riformista lascia spazio alla spinta dell’immaginazione e alle lacerazioni dell’invettiva e soprattutto negli snodi più polemici e allarmati fa irruzione la terminologia clinica applicata alla politica e all'economia (“coazione a ripetere”, “ossessione”, “fissazione”, “fobia”).Pubblicazioni consigliate
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