Il contributo intende impostare una prima riflessione sulla possibilità di indagare il testo di Tito Livio dalla prospettiva dello storico dell’arte antica, allo scopo di evidenziare tracce di un possibile rapporto con la cultura artistica romana. In relazione al testo di Livio è bene tuttavia sottolineare sin da subito alcuni aspetti: manca una parte consistente dell’opera dello storico e, in particolare, i libri dell’età a lui contemporanea (non è possibile dunque ricorrere a quelle che possono essere delle “citazioni figurative”, comprese all’interno del testo, derivate dall’appartenenza ad un medesimo ambiente culturale); quand’anche Livio faccia riferimento ad un prodotto artistico, si tratti di pittura o di scultura, lo scrittore non ci consegna mai la descrizione dell’opera nel suo complesso, comprensiva cioè dello schema iconografico relativo ai personaggi e ai loro attributi, delle modalità di impaginazione della scena, delle caratteristiche dell’ambientazione, tutti elementi questi fondamentali per lo storico dell’arte ad istituire confronti iconografici pertinenti con il repertorio figurativo noto; solo raramente troviamo il riferimento a determinati soggetti artistici spesso comunque laconicamente indicati. Se dunque l’analisi delle possibili suggestioni iconografiche offerte da Livio nei suoi Ab Urbe condita libri costituisce un aspetto di difficile trattazione all’interno dell’opera dello storico patavino, in linea con quelle che sono le finalità della sua produzione letteraria, tuttavia un qualche margine di intervento per lo storico dell’arte potrebbe aprirsi in alcuni particolari contesti che potremmo definire “culturali”. Per quanto riguarda Livio, sembra di capire che i riferimenti ai manufatti artistici si inseriscono sempre all’interno di una sequenza di res gestae per la ricostruzione delle quali – come indica in maniera programmatica nella Praefatio agli Ab Urbe condita libri – l’autore afferma che ciò che è salubre e fruttuoso (salubre ac frugiferum) è la possibilità di contemplare insegnamenti di ogni genere (omnis exempli documenta) sotto forma di immagini famose (in inlustri monumento), dove il monumentum può anche diventare lo strumento, l’oggetto materiale, attraverso cui si manifesta il documentum.

Livio come fonte per la storia dell’arte antica: linee di ricerca

Salvadori M.
;
Baggio M.
2019

Abstract

Il contributo intende impostare una prima riflessione sulla possibilità di indagare il testo di Tito Livio dalla prospettiva dello storico dell’arte antica, allo scopo di evidenziare tracce di un possibile rapporto con la cultura artistica romana. In relazione al testo di Livio è bene tuttavia sottolineare sin da subito alcuni aspetti: manca una parte consistente dell’opera dello storico e, in particolare, i libri dell’età a lui contemporanea (non è possibile dunque ricorrere a quelle che possono essere delle “citazioni figurative”, comprese all’interno del testo, derivate dall’appartenenza ad un medesimo ambiente culturale); quand’anche Livio faccia riferimento ad un prodotto artistico, si tratti di pittura o di scultura, lo scrittore non ci consegna mai la descrizione dell’opera nel suo complesso, comprensiva cioè dello schema iconografico relativo ai personaggi e ai loro attributi, delle modalità di impaginazione della scena, delle caratteristiche dell’ambientazione, tutti elementi questi fondamentali per lo storico dell’arte ad istituire confronti iconografici pertinenti con il repertorio figurativo noto; solo raramente troviamo il riferimento a determinati soggetti artistici spesso comunque laconicamente indicati. Se dunque l’analisi delle possibili suggestioni iconografiche offerte da Livio nei suoi Ab Urbe condita libri costituisce un aspetto di difficile trattazione all’interno dell’opera dello storico patavino, in linea con quelle che sono le finalità della sua produzione letteraria, tuttavia un qualche margine di intervento per lo storico dell’arte potrebbe aprirsi in alcuni particolari contesti che potremmo definire “culturali”. Per quanto riguarda Livio, sembra di capire che i riferimenti ai manufatti artistici si inseriscono sempre all’interno di una sequenza di res gestae per la ricostruzione delle quali – come indica in maniera programmatica nella Praefatio agli Ab Urbe condita libri – l’autore afferma che ciò che è salubre e fruttuoso (salubre ac frugiferum) è la possibilità di contemplare insegnamenti di ogni genere (omnis exempli documenta) sotto forma di immagini famose (in inlustri monumento), dove il monumentum può anche diventare lo strumento, l’oggetto materiale, attraverso cui si manifesta il documentum.
2019
A primordio urbis. Un itinerario per gli studi liviani
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