Nell’ultimo decennio gli effetti condizionanti reciproci di diverse variabili come la globalizzazione, lo sviluppo tecnologico, l’immigrazione, hanno portato gli studiosi a far riferimento al concetto di super-diversità (Meissner & Vertovec, 2015), sottolineando la complessità, la pluralità e l’eterogeneità che caratterizza il contesto sociale attuale. Inoltre, l’aumento dell’eterogeneità dettata dal connubio di diversi aspetti e dei cambiamenti socio-culturali odierni si è infatti, unita con altre componenti tradizionalmente e prototipicamente ascritte alla tematica della diversità come quelle associate alle menomazioni, alle differenze di genere, allo status socio-economico, ai disagi psicologici, ecc. Nelle società odierne a causa dei cambiamenti registrati in conseguenza alla globalizzazione, ai flussi migratori, al rapido sviluppo tecnologico e al nuovo assetto della natura del lavoro è inoltre aumentata l’area della popolazione in condizione di vulnerabilità, cioè in situazioni caratterizzate da incertezza e sensazione di perdita di controllo (Ranci, 2014): crescono, infatti, il lavoro a bassa produttività, il precariato, i contratti di lavoro cosiddetti atipici e forme di lavoro indecente. In conseguenza a ciò, l’incertezza, l’instabilità e la sfiducia verso il futuro sembrano ora connotare l’esistenza personale e collettiva. A ciò si aggiungono gli effetti esistenziali e psicologici dei cambiamenti organizzativi e occupazionali, quali disagio psicologico, messa in discussione delle aspettative di riuscita personale, riduzione dell’autostima, instabilità nella regolazione delle emozioni, mancanza o perdita del lavoro. Tali effetti non solo hanno portato a minori risorse economiche, ma rischiano di mettere in crisi le capacità progettuali della persona e possono incidere negativamente sullo sviluppo della sua identità, tanto da produrre sentimenti di apatia e sconforto verso il futuro (Nota, Santilli, & Soresi, 2016). Non è dunque casuale l’attuale crescita nella domanda esplicita (o implicita) delle persone di attività di orientamento e career counselling per riuscire a progettare e realizzare un’esistenza soddisfacente rispetto alla formazione, al lavoro, alla famiglia e alle varie forme di integrazione nella vita sociale (Nota et al., 2016). Alla luce di quanto precedentemente sottolineato, è chiaro come in una realtà complessa e in costante cambiamento come quella attuale, sia necessario dare valore alla personalizzazione e alle unicità degli individui (Santilli, Nota, Ginevra, & Soresi, 2014), partendo dal potenziamento delle loro risorse e, in particolare, della capacità riflessiva e progettuale mediante forme consulenziali dedicate (es. Toporek & Cohen, 2017; Smith, 2006). Diventa dunque necessario fornire appropriate azioni di aiuto individuale e/o collettivo per sostenere attivamente le persone ad alto tasso di esclusione sociale, come ad esempio persone senza fissa dimora, persone con menomazione e disabilità, persone in stato e/o con storie di detenzione, persone con storie di abuso di sostanza, persone con storie di immigrazione (European Commsion, Social Protection & Social Inclusion Office, 2017). Nello specifico in questo capitolo ci occuperemo delle persone con storie di dipendenza da uso di sostanze. Nello specifico, dopo aver affrontato le sfide associate ad un uso patologico della sostanza anche all’interno della pianificazione futura e i benefici associati ad un inclusione sociale e lavorativa di qualità che le perone con storie di dipendenza possono sperimentare, focalizzeremo l’attenzione su alcuni recenti studi in materia di orientamento e progettazione professionale, basati sul paradigma del Life Design.

Orientamento e progettazione professionale in persone con storie di dipendenza

Ilaria Di Maggio;Sara Santilli;Laura Nota;Maria Cristina Ginevra;Salvatore Soresi
2019

Abstract

Nell’ultimo decennio gli effetti condizionanti reciproci di diverse variabili come la globalizzazione, lo sviluppo tecnologico, l’immigrazione, hanno portato gli studiosi a far riferimento al concetto di super-diversità (Meissner & Vertovec, 2015), sottolineando la complessità, la pluralità e l’eterogeneità che caratterizza il contesto sociale attuale. Inoltre, l’aumento dell’eterogeneità dettata dal connubio di diversi aspetti e dei cambiamenti socio-culturali odierni si è infatti, unita con altre componenti tradizionalmente e prototipicamente ascritte alla tematica della diversità come quelle associate alle menomazioni, alle differenze di genere, allo status socio-economico, ai disagi psicologici, ecc. Nelle società odierne a causa dei cambiamenti registrati in conseguenza alla globalizzazione, ai flussi migratori, al rapido sviluppo tecnologico e al nuovo assetto della natura del lavoro è inoltre aumentata l’area della popolazione in condizione di vulnerabilità, cioè in situazioni caratterizzate da incertezza e sensazione di perdita di controllo (Ranci, 2014): crescono, infatti, il lavoro a bassa produttività, il precariato, i contratti di lavoro cosiddetti atipici e forme di lavoro indecente. In conseguenza a ciò, l’incertezza, l’instabilità e la sfiducia verso il futuro sembrano ora connotare l’esistenza personale e collettiva. A ciò si aggiungono gli effetti esistenziali e psicologici dei cambiamenti organizzativi e occupazionali, quali disagio psicologico, messa in discussione delle aspettative di riuscita personale, riduzione dell’autostima, instabilità nella regolazione delle emozioni, mancanza o perdita del lavoro. Tali effetti non solo hanno portato a minori risorse economiche, ma rischiano di mettere in crisi le capacità progettuali della persona e possono incidere negativamente sullo sviluppo della sua identità, tanto da produrre sentimenti di apatia e sconforto verso il futuro (Nota, Santilli, & Soresi, 2016). Non è dunque casuale l’attuale crescita nella domanda esplicita (o implicita) delle persone di attività di orientamento e career counselling per riuscire a progettare e realizzare un’esistenza soddisfacente rispetto alla formazione, al lavoro, alla famiglia e alle varie forme di integrazione nella vita sociale (Nota et al., 2016). Alla luce di quanto precedentemente sottolineato, è chiaro come in una realtà complessa e in costante cambiamento come quella attuale, sia necessario dare valore alla personalizzazione e alle unicità degli individui (Santilli, Nota, Ginevra, & Soresi, 2014), partendo dal potenziamento delle loro risorse e, in particolare, della capacità riflessiva e progettuale mediante forme consulenziali dedicate (es. Toporek & Cohen, 2017; Smith, 2006). Diventa dunque necessario fornire appropriate azioni di aiuto individuale e/o collettivo per sostenere attivamente le persone ad alto tasso di esclusione sociale, come ad esempio persone senza fissa dimora, persone con menomazione e disabilità, persone in stato e/o con storie di detenzione, persone con storie di abuso di sostanza, persone con storie di immigrazione (European Commsion, Social Protection & Social Inclusion Office, 2017). Nello specifico in questo capitolo ci occuperemo delle persone con storie di dipendenza da uso di sostanze. Nello specifico, dopo aver affrontato le sfide associate ad un uso patologico della sostanza anche all’interno della pianificazione futura e i benefici associati ad un inclusione sociale e lavorativa di qualità che le perone con storie di dipendenza possono sperimentare, focalizzeremo l’attenzione su alcuni recenti studi in materia di orientamento e progettazione professionale, basati sul paradigma del Life Design.
2019
Il contributo dell'orientamento e del counselling all'Agenda 2030
9788854951181
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3316823
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