Il ruolo dell’architetto, inteso come colui che sa dare forma allo spazio, appare sempre più marginale a fronte di nuove istanze sociali, economiche, ecologiche, di comunicazione ecc. Come una massa compatta ma eterogenea, l’architettura è colpita duramente da oggetti esterni, solidi e veloci (smart, gender, eco...), si decompone in mille frammenti che perdono l’orientamento rispetto alla loro naturale centralità. L’architetto oggi appare attratto da altre discipline (economia, ecologia, ecosostenibilità...) i cui obiettivi sono chiari, senza possibilità di replica nel dibattito contemporaneo: così facendo, l’architetto gravita intorno a pianeti disciplinari affollati di satelliti, sgomitando per trovare un’orbita. Il progetto è il grande orfano di questa diaspora, privo di magnetismo perché difficile da coltivare come valore, come strumento, come abito. La questione posta da questo contributo è se la crisi del progetto, carattere peculiare di questo periodo, sia dovuta alle caratteristiche interne e imprescindibili della società, all’evoluzione del pensiero contemporaneo, al riordino delle priorità, o se non parta piuttosto dalla rinuncia dell’architetto a coltivarlo e mantenerlo al centro dei suoi interessi. Il tema della forma dello spazio è obsoleto rispetto alle nuove istanze del mondo contemporaneo? Se così non fosse – ipotesi che argomenteremo di seguito – l’architetto si troverebbe oggi di fronte alla responsabilità di abbandonare il proprio sapere, lasciandolo in mani inesperte, invadendo aree disciplinari già adeguatamente rappresentate. Assecondando la suddivisione provocatoria proposta da N. Ordine (2013), la forma dello spazio è rimasta al di là del confine che separa le cose utili da quelle inutili: la ricerca architettonica non produce profitto nelle società mercantili. Ma come rileva F. Zagari (2013), mettendo in luce un passaggio fondamentale dell’evoluzione della figura dell’architetto, la crisi del progetto è causa e non conseguenza del mutamento del paradigma economico contemporaneo: il progetto non ha mai smesso di essere il momento di sintesi delle nostre istanze (ecologiche, economiche, relazionali ecc.), che per suo tramite prendono forma e parola. La società si stringe attorno alle forme che produce, le vive e le attraversa, la forma è la lingua universale attraverso cui si esprime: quando la forma viene a cadere, perché privata delle figure professionali deputate a interpretarla, studiarla, a proporla, cadono anche i capisaldi della società, il tessuto che tiene insieme un agglomerato eterogeneo di persone. Lo stretto legame progetto/società implica che per attribuire al primo lo spazio adeguato al suo valore, si debba intervenire in tutte le componenti della seconda, ma ci preme qui evidenziare come l’architetto sia il primo soggetto su cui indirizzare gli sforzi – come evidenziato in premessa, sembra concreto il pericolo che l’architettura si stia danneggiando dall’interno – a partire dalla sua formazione (Università), sino alla vita professionale (Ordini).

Architetto satellite della forma.

Luigi Siviero
2015

Abstract

Il ruolo dell’architetto, inteso come colui che sa dare forma allo spazio, appare sempre più marginale a fronte di nuove istanze sociali, economiche, ecologiche, di comunicazione ecc. Come una massa compatta ma eterogenea, l’architettura è colpita duramente da oggetti esterni, solidi e veloci (smart, gender, eco...), si decompone in mille frammenti che perdono l’orientamento rispetto alla loro naturale centralità. L’architetto oggi appare attratto da altre discipline (economia, ecologia, ecosostenibilità...) i cui obiettivi sono chiari, senza possibilità di replica nel dibattito contemporaneo: così facendo, l’architetto gravita intorno a pianeti disciplinari affollati di satelliti, sgomitando per trovare un’orbita. Il progetto è il grande orfano di questa diaspora, privo di magnetismo perché difficile da coltivare come valore, come strumento, come abito. La questione posta da questo contributo è se la crisi del progetto, carattere peculiare di questo periodo, sia dovuta alle caratteristiche interne e imprescindibili della società, all’evoluzione del pensiero contemporaneo, al riordino delle priorità, o se non parta piuttosto dalla rinuncia dell’architetto a coltivarlo e mantenerlo al centro dei suoi interessi. Il tema della forma dello spazio è obsoleto rispetto alle nuove istanze del mondo contemporaneo? Se così non fosse – ipotesi che argomenteremo di seguito – l’architetto si troverebbe oggi di fronte alla responsabilità di abbandonare il proprio sapere, lasciandolo in mani inesperte, invadendo aree disciplinari già adeguatamente rappresentate. Assecondando la suddivisione provocatoria proposta da N. Ordine (2013), la forma dello spazio è rimasta al di là del confine che separa le cose utili da quelle inutili: la ricerca architettonica non produce profitto nelle società mercantili. Ma come rileva F. Zagari (2013), mettendo in luce un passaggio fondamentale dell’evoluzione della figura dell’architetto, la crisi del progetto è causa e non conseguenza del mutamento del paradigma economico contemporaneo: il progetto non ha mai smesso di essere il momento di sintesi delle nostre istanze (ecologiche, economiche, relazionali ecc.), che per suo tramite prendono forma e parola. La società si stringe attorno alle forme che produce, le vive e le attraversa, la forma è la lingua universale attraverso cui si esprime: quando la forma viene a cadere, perché privata delle figure professionali deputate a interpretarla, studiarla, a proporla, cadono anche i capisaldi della società, il tessuto che tiene insieme un agglomerato eterogeneo di persone. Lo stretto legame progetto/società implica che per attribuire al primo lo spazio adeguato al suo valore, si debba intervenire in tutte le componenti della seconda, ma ci preme qui evidenziare come l’architetto sia il primo soggetto su cui indirizzare gli sforzi – come evidenziato in premessa, sembra concreto il pericolo che l’architettura si stia danneggiando dall’interno – a partire dalla sua formazione (Università), sino alla vita professionale (Ordini).
2015
La formazione dell'architetto. Problemi e prospettive ProArch Associazione nazionale dei docenti di progettazione architettonica icar 14/15/16. IV° Forum (Roma, 28-29 Novembre 2014)
9788890905438
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