L’esperienza migratoria non è di per sé un fattore di marginalità o di vulnerabilità della condizione adulta. È vero che lo può diventare, e ciò può avvenire sia per elementi intrinsechi alla migrazione (ad esempio, il mutamento di riferimenti socioculturali, la necessità di ridefinizione identitaria, la complessità dei processi di integrazione sociale...), sia per elementi estrinseci, legati cioè al contesto di accoglienza, che – come si può ben immaginare – può risultare più o meno chiuso e ostile, o – se preferiamo – più o meno aperto e facilitante. È altresì vero che oggi in Italia (come d’altra parte nel resto d’Europa e dell’Occidente) l’essere adulto immigrato è spesso un fattore di marginalità e quasi sempre una ragione di vulnerabilità sociale ed economica. Detto quindi che in ciò non vi è alcuna necessità di principio, si tratta allora di capire le ragioni di tale diffusa contingenza, scoprendo l’intreccio di concause e mettendo a fuoco – in chiave pedagogica – le direttrici per un loro possibile scioglimento, giacché pare proprio che le migrazioni (sia in quanto ancestrale attitudine antropologica sia come contemporaneo passaggio storico) saranno sempre più un costituente delle società a venire. Per svolgere tale argomentazione è necessario partire da un breve inquadramento del fenomeno migratorio rileggendo l’importante ruolo che esso ha sempre assunto nella storia dell’uomo. Sarà opportuno quindi dimensionare con significato l’attuale realtà migratoria, almeno per quanto attiene al contesto italiano, in modo da dare una consistenza a numeri che altrimenti rimarrebbero valori astratti e sfuggenti. Da questo quadro sarà allora possibile mettere in luce le dimensioni intrinseche ed estrinseche – a nostro avviso – maggiormente responsabili del porre l’esperienza migratoria a rischio di marginalità e vulnerabilità. In particolare ci occuperemo del carattere espulsivo dei fattori migratori quale elemento di fatica integrativa, della nostra dispercezione sociale e del suo legame con l’attitudine e i dispositivi integrativi, della fragilità occupazionale dei lavoratori stranieri e del problema dell’integrazione subalterna, dei processi di stabilizzazione delle famiglie immigrate, del loro essere (per fattori endogeni ed esogeni) esposte alla marginalità sociale e povertà economica. Tratteremo questi temi nella peculiarità della prospettiva pedagogica, interrogandoci o suggerendo le direttrici di intervento e le possibilità di sostegno dell’adulto che vive la problematica condizione di migrante e di immigrato.

Immigrazione e adultità. Riconoscere le circostanze di vulnerabilità per poterle sostenere

Luca Agostinetto
2019

Abstract

L’esperienza migratoria non è di per sé un fattore di marginalità o di vulnerabilità della condizione adulta. È vero che lo può diventare, e ciò può avvenire sia per elementi intrinsechi alla migrazione (ad esempio, il mutamento di riferimenti socioculturali, la necessità di ridefinizione identitaria, la complessità dei processi di integrazione sociale...), sia per elementi estrinseci, legati cioè al contesto di accoglienza, che – come si può ben immaginare – può risultare più o meno chiuso e ostile, o – se preferiamo – più o meno aperto e facilitante. È altresì vero che oggi in Italia (come d’altra parte nel resto d’Europa e dell’Occidente) l’essere adulto immigrato è spesso un fattore di marginalità e quasi sempre una ragione di vulnerabilità sociale ed economica. Detto quindi che in ciò non vi è alcuna necessità di principio, si tratta allora di capire le ragioni di tale diffusa contingenza, scoprendo l’intreccio di concause e mettendo a fuoco – in chiave pedagogica – le direttrici per un loro possibile scioglimento, giacché pare proprio che le migrazioni (sia in quanto ancestrale attitudine antropologica sia come contemporaneo passaggio storico) saranno sempre più un costituente delle società a venire. Per svolgere tale argomentazione è necessario partire da un breve inquadramento del fenomeno migratorio rileggendo l’importante ruolo che esso ha sempre assunto nella storia dell’uomo. Sarà opportuno quindi dimensionare con significato l’attuale realtà migratoria, almeno per quanto attiene al contesto italiano, in modo da dare una consistenza a numeri che altrimenti rimarrebbero valori astratti e sfuggenti. Da questo quadro sarà allora possibile mettere in luce le dimensioni intrinseche ed estrinseche – a nostro avviso – maggiormente responsabili del porre l’esperienza migratoria a rischio di marginalità e vulnerabilità. In particolare ci occuperemo del carattere espulsivo dei fattori migratori quale elemento di fatica integrativa, della nostra dispercezione sociale e del suo legame con l’attitudine e i dispositivi integrativi, della fragilità occupazionale dei lavoratori stranieri e del problema dell’integrazione subalterna, dei processi di stabilizzazione delle famiglie immigrate, del loro essere (per fattori endogeni ed esogeni) esposte alla marginalità sociale e povertà economica. Tratteremo questi temi nella peculiarità della prospettiva pedagogica, interrogandoci o suggerendo le direttrici di intervento e le possibilità di sostegno dell’adulto che vive la problematica condizione di migrante e di immigrato.
2019
Vulnerabilità in età adulta. Uno sguardo pedagogico
978-88-430-9607-7
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