Dalla documentazione a oggi disponibile sui Greci in Adriatico si confermano protagonismi già da tempo individuati: da quello dei Corciresi, specie per l’orizzonte più antico, a quello di Egineti e Ateniesi per il tardo arcaismo e buona parte del V secolo. Influssi artistici e culturali evidenti specialmente in area picena impongono poi di rimeditare sul ruolo dei possibili vettori di un apporto orientalizzante non mediato dall’Etruria interna, ma direttamente proveniente dalla Grecia, e in questo senso Erodoto non può esser facilmente dismesso come fonte per i Focei in Adriatico. La recente analisi dei graffiti di Adria consente di puntare sui commerci dell’area deltizia padana una lente di ingrandimento fino a ieri non sfruttata: ne emerge l’immagine di un emporio vivacissimo e poco strutturato, caratterizzato da una mobilità mercantile diffusa e pervasiva, libera e pluralistica. Il prevalente interesse pratico e commerciale dei Greci per l’Adriatico nei secoli dell’arcaismo e della prima classicità sembra bloccare in qualche modo la prospettiva del loro approccio in una dimensione essenzialmente costiera e circumadriatica. Quasi per proporzionalità inversa, quando l’interesse commerciale scema, cresce l’interesse conoscitivo, a cominciare da Teopompo. Il caso del Timavo illustra particolarmente bene il miglioramento progressivo dell’esperienza geografica greca dell’alto Adriatico in epoca ellenistica, anche grazie all’incontro con la parallela crescente esperienza romana e italica. Se gli autentici dati di conoscenza greca arcaica dell’Adriatico (la nozione di Eridano, l’idea che il fondo di tale mare è chiuso, ossia è un kolpos o un mychos, la caratterizzazione ‘umbra’ del fianco orientale dell’Italia) si riducono nella loro essenzialità e schematicità alla valenza appunto di rappresentazioni, in età successiva l’Adriatico appare altresì come uno spazio libero e relativamente poco sfruttato dall’immaginario ellenico; si presta quindi perfettamente a farsi luogo di proiezione di trame mitiche ed eroiche specifiche, così come di affascinanti visualizzazioni dell’incontro culturale con le popolazioni locali: l’ambiente venetico, ad esempio, offre ai Greci l’occasione di una costruzione etnografica dell’Altro singolarmente intensa ed efficace.

I Greci e l'Adriatico: presenze, conoscenze, rappresentazioni

Flavio Raviola
2017

Abstract

Dalla documentazione a oggi disponibile sui Greci in Adriatico si confermano protagonismi già da tempo individuati: da quello dei Corciresi, specie per l’orizzonte più antico, a quello di Egineti e Ateniesi per il tardo arcaismo e buona parte del V secolo. Influssi artistici e culturali evidenti specialmente in area picena impongono poi di rimeditare sul ruolo dei possibili vettori di un apporto orientalizzante non mediato dall’Etruria interna, ma direttamente proveniente dalla Grecia, e in questo senso Erodoto non può esser facilmente dismesso come fonte per i Focei in Adriatico. La recente analisi dei graffiti di Adria consente di puntare sui commerci dell’area deltizia padana una lente di ingrandimento fino a ieri non sfruttata: ne emerge l’immagine di un emporio vivacissimo e poco strutturato, caratterizzato da una mobilità mercantile diffusa e pervasiva, libera e pluralistica. Il prevalente interesse pratico e commerciale dei Greci per l’Adriatico nei secoli dell’arcaismo e della prima classicità sembra bloccare in qualche modo la prospettiva del loro approccio in una dimensione essenzialmente costiera e circumadriatica. Quasi per proporzionalità inversa, quando l’interesse commerciale scema, cresce l’interesse conoscitivo, a cominciare da Teopompo. Il caso del Timavo illustra particolarmente bene il miglioramento progressivo dell’esperienza geografica greca dell’alto Adriatico in epoca ellenistica, anche grazie all’incontro con la parallela crescente esperienza romana e italica. Se gli autentici dati di conoscenza greca arcaica dell’Adriatico (la nozione di Eridano, l’idea che il fondo di tale mare è chiuso, ossia è un kolpos o un mychos, la caratterizzazione ‘umbra’ del fianco orientale dell’Italia) si riducono nella loro essenzialità e schematicità alla valenza appunto di rappresentazioni, in età successiva l’Adriatico appare altresì come uno spazio libero e relativamente poco sfruttato dall’immaginario ellenico; si presta quindi perfettamente a farsi luogo di proiezione di trame mitiche ed eroiche specifiche, così come di affascinanti visualizzazioni dell’incontro culturale con le popolazioni locali: l’ambiente venetico, ad esempio, offre ai Greci l’occasione di una costruzione etnografica dell’Altro singolarmente intensa ed efficace.
2017
Aquileia e l’oriente mediterraneo. 40 anni dopo. Atti della XLVII Settimana di Studi Aquileiesi (Aquileia 2016)
9788897557968
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