Dopo un’attenta fase di pianificazione, il Parco Naturale Adamello Brenta ha dato avvio ad un vasto progetto di ricerca che si propone di approfondire le conoscenze sulle caratteristiche ambientali delle Dolomiti di Brenta, in un’area collocata nella fascia altitudinale alto-alpina, tra i 1900 e i 2900 m s.l.m., dove gli effetti dei cambiamenti climatici potrebbero essere più evidenti. Il Progetto, denominato “BioMiti - alla ricerca della vita sulle Dolomiti di Brenta”, è promosso dal Parco Naturale Adamello Brenta, in stretta collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Sassari e la Sezione di Zoologia degli Invertebrati e Idrobiologia del MUSE. Più nello specifico, nel biennio 2018-19, BioMiti si è sviluppato in una serie di approfondimenti faunistici, floristici, climatici e geomorfologici, nel tentativo di cogliere le relazioni ecosistemiche. Il Parco considera tale progetto come strategico, innovativo e capace di fare sintesi rispetto alle molteplici necessità dell’Ente. Infatti, oltre alla evidente necessità di conoscere meglio le risorse ambientali presenti nel proprio territorio, viene considerata basilare la possibilità di ottenere informazioni veicolabili nel contesto delle attività di educazione ambientale. In altre parole, BioMiti si propone come un approfondimento di carattere scientifico che siano utili anche a raccontare il territorio del Parco, la sua importanza ecologica, culturale ed estetica. È la prima volta che il Parco realizza un progetto di ricerca costruito, fin dalle basi, in modo da essere propedeutico all’educazione ambientale, senza nulla togliere alla sua valenza scientifica. Oltre agli obiettivi strettamente scientifici, BioMiti si propone quindi anche come un “ponte” tra la ricerca scientifica e il coinvolgimento delle persone che frequentano le montagne del Parco, che potranno essere coinvolte attivamente in alcune fasi dello studio e approfondire la conoscenza della Natura. Un’altra caratteristica fondamentale di Biomiti è quella di essere basato su un approccio olistico nei confronti dell’ambiente, raccogliendo l’esigenza di una comunità scientifica sempre più consapevole che per interpretare alcune dinamiche in atto, come i gli effetti sugli ecosistemi causati dai cambiamenti climatici, è necessario un lavoro collegiale di diversi specialisti di settore. Una sfida raccolta anche in onore e nel ricordo di Alexander von Humboldt, a 150 anni dalla nascita di quello che forse è stato il massimo teorico dell’approccio multidisciplinare nei confronti della natura. Non si tratta quindi solo di effettuare diversi tipi di monitoraggio nella medesima area delle Dolomiti di Brenta, ma di cercare di far sì che i diversi specialisti coinvolti trovino un dialogo comune capace di dare spunti al progetto stesso e alla loro professione. Biomiti come un momento di confronto costruttivo, un brain storming sull’ambiente capace di evidenziare i nostri limiti conoscitivi, prima ancora della nostra conoscenza degli ecosistemi. Il tutto in modo costruttivo rispetto ad un futuro progettuale ancora in gran parte da disegnare. Nella visione più ambiziosa del progetto, l’insieme dei dati ottenuti dalle analisi scientifiche di dettaglio, potrà portare a comprendere meglio gli effetti del riscaldamento globale in atto, nel tentativo di trovare misure idonee ad una sempre migliore salvaguardia degli ambienti naturali. Verificare l’eventuale presenza di dinamiche ecositemiche “anomale” condizionate dai cambiamenti climatici è un obiettivo importante ma raggiungibile solo nel lungo periodo attraverso l’analisi di appropriate serie storiche. In prospettiva si dovrà quindi focalizzare l’attenzione sull’analisi dei parametri micro-climatici e ambientali capaci di condizionare la distribuzione/abbondanza dei diversi taxa, mettendo in evidenza le situazioni più vulnerabili, anche in termini di tipologie e “zone rifugio”. Ma nell’immediato e in modo concreto, il progetto ha già portato a dei risultati importanti, primo tra tutti il fatto che sono state effettuate nitide “istantanee” delle diverse componenti ambientali indagate. Tali fotografie potranno essere utili a “chi verrà dopo di noi”, perché se è vero che uno dei ruoli dei parchi è quello di raccogliere informazioni sul proprio territorio, è vero anche che dinamiche come quelle avviate dai cambiamenti climatici devono necessariamente essere osservate nel lungo periodo per poterne comprendere effetti e portata. La grande mole di dati ottenuti nel contesto dei monitoraggi realizzati rappresenta quindi un prezioso patrimonio collettivo che potrà essere utile sia nell’immediato, sia nel tempo. Un secondo obiettivo concreto raggiunto è quello di aver promosso la ricerca scientifica facendo dialogare diverse figure professionali in un luogo “virtuale” come il progetto BioMiti e “fisico” come le Dolomiti di Brenta. È difficile pesare l’importanza del dialogo tra specialisti che si occupano di aspetti diversi degli ambienti naturali, ma rimane forte la sensazione di una potenziale crescita collettiva e di una possibile individuazione di correlazioni ecosistemiche ad oggi poco comprese. In questo contesto progettuale che il Parco ha organizzato una giornata collegiale tra tutti gli studiosi che hanno dato un contributo diretto a BioMiti, con la partecipazione anche di colleghi interessati all’argomento. È così che il 30 novembre 2019 ci siamo trovati a Carisolo, presso la Casa Geopark, per una giornata di sintesi collegiale che era, fin dagli inizi del progetto uno degli obiettivi dichiarati. La giornata è stata divisa in due fase distinte: la mattina gli studiosi incaricati dei diversi monitoraggi hanno presentato l’esito del loro lavoro portando, nell’insieme delle relazioni, ad una descrizione approfondita dell’area del Grostè dove sono stati effettuati i lavori di campo; il pomeriggio è stato dedicato ad un brain storming nel contesto del quale i 37 presenti hanno cercato correlazioni tra le componenti ecosistemiche indagate e soprattutto hanno fatto ipotesi per la prosecuzione del progetto. Tra la mattina e il pomeriggio i lavori sono stati intervallati da una pausa “pranzo di lavoro”, nel corso della quale i partecipanti sono stati invitati a confrontarsi sulle tematiche emerse, con l’idea di dare spunti alla prosecuzione dei lavori. In questo contesto il presente documento si configura come gli atti della giornata del 30 novembre e si prefigge il duplice scopo di “fermare nella memoria” i concetti più rilevanti emersi nel corso dei lavori e di favorirne la divulgazione nei confronti di tutti gli interessati.

BioMiti - Alla ricerca della vita sulle Dolomiti di Brenta - Suolo

Squartini A.;Zanella A.
2020

Abstract

Dopo un’attenta fase di pianificazione, il Parco Naturale Adamello Brenta ha dato avvio ad un vasto progetto di ricerca che si propone di approfondire le conoscenze sulle caratteristiche ambientali delle Dolomiti di Brenta, in un’area collocata nella fascia altitudinale alto-alpina, tra i 1900 e i 2900 m s.l.m., dove gli effetti dei cambiamenti climatici potrebbero essere più evidenti. Il Progetto, denominato “BioMiti - alla ricerca della vita sulle Dolomiti di Brenta”, è promosso dal Parco Naturale Adamello Brenta, in stretta collaborazione con il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Sassari e la Sezione di Zoologia degli Invertebrati e Idrobiologia del MUSE. Più nello specifico, nel biennio 2018-19, BioMiti si è sviluppato in una serie di approfondimenti faunistici, floristici, climatici e geomorfologici, nel tentativo di cogliere le relazioni ecosistemiche. Il Parco considera tale progetto come strategico, innovativo e capace di fare sintesi rispetto alle molteplici necessità dell’Ente. Infatti, oltre alla evidente necessità di conoscere meglio le risorse ambientali presenti nel proprio territorio, viene considerata basilare la possibilità di ottenere informazioni veicolabili nel contesto delle attività di educazione ambientale. In altre parole, BioMiti si propone come un approfondimento di carattere scientifico che siano utili anche a raccontare il territorio del Parco, la sua importanza ecologica, culturale ed estetica. È la prima volta che il Parco realizza un progetto di ricerca costruito, fin dalle basi, in modo da essere propedeutico all’educazione ambientale, senza nulla togliere alla sua valenza scientifica. Oltre agli obiettivi strettamente scientifici, BioMiti si propone quindi anche come un “ponte” tra la ricerca scientifica e il coinvolgimento delle persone che frequentano le montagne del Parco, che potranno essere coinvolte attivamente in alcune fasi dello studio e approfondire la conoscenza della Natura. Un’altra caratteristica fondamentale di Biomiti è quella di essere basato su un approccio olistico nei confronti dell’ambiente, raccogliendo l’esigenza di una comunità scientifica sempre più consapevole che per interpretare alcune dinamiche in atto, come i gli effetti sugli ecosistemi causati dai cambiamenti climatici, è necessario un lavoro collegiale di diversi specialisti di settore. Una sfida raccolta anche in onore e nel ricordo di Alexander von Humboldt, a 150 anni dalla nascita di quello che forse è stato il massimo teorico dell’approccio multidisciplinare nei confronti della natura. Non si tratta quindi solo di effettuare diversi tipi di monitoraggio nella medesima area delle Dolomiti di Brenta, ma di cercare di far sì che i diversi specialisti coinvolti trovino un dialogo comune capace di dare spunti al progetto stesso e alla loro professione. Biomiti come un momento di confronto costruttivo, un brain storming sull’ambiente capace di evidenziare i nostri limiti conoscitivi, prima ancora della nostra conoscenza degli ecosistemi. Il tutto in modo costruttivo rispetto ad un futuro progettuale ancora in gran parte da disegnare. Nella visione più ambiziosa del progetto, l’insieme dei dati ottenuti dalle analisi scientifiche di dettaglio, potrà portare a comprendere meglio gli effetti del riscaldamento globale in atto, nel tentativo di trovare misure idonee ad una sempre migliore salvaguardia degli ambienti naturali. Verificare l’eventuale presenza di dinamiche ecositemiche “anomale” condizionate dai cambiamenti climatici è un obiettivo importante ma raggiungibile solo nel lungo periodo attraverso l’analisi di appropriate serie storiche. In prospettiva si dovrà quindi focalizzare l’attenzione sull’analisi dei parametri micro-climatici e ambientali capaci di condizionare la distribuzione/abbondanza dei diversi taxa, mettendo in evidenza le situazioni più vulnerabili, anche in termini di tipologie e “zone rifugio”. Ma nell’immediato e in modo concreto, il progetto ha già portato a dei risultati importanti, primo tra tutti il fatto che sono state effettuate nitide “istantanee” delle diverse componenti ambientali indagate. Tali fotografie potranno essere utili a “chi verrà dopo di noi”, perché se è vero che uno dei ruoli dei parchi è quello di raccogliere informazioni sul proprio territorio, è vero anche che dinamiche come quelle avviate dai cambiamenti climatici devono necessariamente essere osservate nel lungo periodo per poterne comprendere effetti e portata. La grande mole di dati ottenuti nel contesto dei monitoraggi realizzati rappresenta quindi un prezioso patrimonio collettivo che potrà essere utile sia nell’immediato, sia nel tempo. Un secondo obiettivo concreto raggiunto è quello di aver promosso la ricerca scientifica facendo dialogare diverse figure professionali in un luogo “virtuale” come il progetto BioMiti e “fisico” come le Dolomiti di Brenta. È difficile pesare l’importanza del dialogo tra specialisti che si occupano di aspetti diversi degli ambienti naturali, ma rimane forte la sensazione di una potenziale crescita collettiva e di una possibile individuazione di correlazioni ecosistemiche ad oggi poco comprese. In questo contesto progettuale che il Parco ha organizzato una giornata collegiale tra tutti gli studiosi che hanno dato un contributo diretto a BioMiti, con la partecipazione anche di colleghi interessati all’argomento. È così che il 30 novembre 2019 ci siamo trovati a Carisolo, presso la Casa Geopark, per una giornata di sintesi collegiale che era, fin dagli inizi del progetto uno degli obiettivi dichiarati. La giornata è stata divisa in due fase distinte: la mattina gli studiosi incaricati dei diversi monitoraggi hanno presentato l’esito del loro lavoro portando, nell’insieme delle relazioni, ad una descrizione approfondita dell’area del Grostè dove sono stati effettuati i lavori di campo; il pomeriggio è stato dedicato ad un brain storming nel contesto del quale i 37 presenti hanno cercato correlazioni tra le componenti ecosistemiche indagate e soprattutto hanno fatto ipotesi per la prosecuzione del progetto. Tra la mattina e il pomeriggio i lavori sono stati intervallati da una pausa “pranzo di lavoro”, nel corso della quale i partecipanti sono stati invitati a confrontarsi sulle tematiche emerse, con l’idea di dare spunti alla prosecuzione dei lavori. In questo contesto il presente documento si configura come gli atti della giornata del 30 novembre e si prefigge il duplice scopo di “fermare nella memoria” i concetti più rilevanti emersi nel corso dei lavori e di favorirne la divulgazione nei confronti di tutti gli interessati.
2020
BioMiti - Alla ricerca della vita sulle Dolomiti di Brenta
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