La definizione di Karel Čapek come « lo scrittore di fantascienza in assoluto più significativo fra le due guerre » (Darko Suvin), sancisce la novità che la sua inconsueta sintesi formale, a metà strada tra la letteratura popolare e le ricerche dell’avanguardia, ha rappresentato per la letteratura fantascientifica. Allo stupefacente successo mondiale di R.U.R. Rossum’s Universal Robots (1920), hanno infatti fatto seguito nella prima metà degli anni Venti due importanti testi teatrali, Věc Makropolus (L’affare Makropulos, 1922) e Ze života hmyzu (La vita degli insetti, scritto assieme al fratello Josef, 1922) e due innovativi “ romanzi ”, Továrna na absolutno (La fabbrica dell’assoluto, 1922) e Krakatit (Krakatite, 1924), tutti testi che rielaboravano i temi utopistici più attuali dell’epoca. Fissione nucleare, particelle, raggi e gas hanno impresso un marchio profondo all’immaginario del primo dopoguerra e, riattualizzando stereotipi culturali che affondano le proprie radici nel mito della creatura artificiale, sono stati ripetutamente utilizzati da scrittori e registi. Da questo punto di vista Krakatite, mai tradotto prima in italiano, rappresenta una “ distopia mancata ”: il geniale chimico Prokop mette a punto una mirabolante invenzione, la Krakatite appunto, un devastante esplosivo che potrebbe radere al suolo paesi interi. La letale polverina bianca però si trasforma ben presto in una sorta di specchio di ciò che accade nella coscienza del protagonista e si fa metafora di un mondo in cui tutto è in movimento, dinamico, incontrollabile. Anche l’amore. La capacità di decifrare le vibrazioni degli atomi e controllarli finisce infatti per suscitare una passione esplosiva in tutte le donne che il protagonista incontrerà nel corso della sua lunga odissea, rendendo questo romanzo, che sarebbe riduttivo considerare puramente fantascientifico, « la più raffinata poesia sessuale della letteratura ceca » (Oldřich Králík).

Karel Čapek e la Krakatite: La vita è un esplosivo

Alessandro Catalano
2020

Abstract

La definizione di Karel Čapek come « lo scrittore di fantascienza in assoluto più significativo fra le due guerre » (Darko Suvin), sancisce la novità che la sua inconsueta sintesi formale, a metà strada tra la letteratura popolare e le ricerche dell’avanguardia, ha rappresentato per la letteratura fantascientifica. Allo stupefacente successo mondiale di R.U.R. Rossum’s Universal Robots (1920), hanno infatti fatto seguito nella prima metà degli anni Venti due importanti testi teatrali, Věc Makropolus (L’affare Makropulos, 1922) e Ze života hmyzu (La vita degli insetti, scritto assieme al fratello Josef, 1922) e due innovativi “ romanzi ”, Továrna na absolutno (La fabbrica dell’assoluto, 1922) e Krakatit (Krakatite, 1924), tutti testi che rielaboravano i temi utopistici più attuali dell’epoca. Fissione nucleare, particelle, raggi e gas hanno impresso un marchio profondo all’immaginario del primo dopoguerra e, riattualizzando stereotipi culturali che affondano le proprie radici nel mito della creatura artificiale, sono stati ripetutamente utilizzati da scrittori e registi. Da questo punto di vista Krakatite, mai tradotto prima in italiano, rappresenta una “ distopia mancata ”: il geniale chimico Prokop mette a punto una mirabolante invenzione, la Krakatite appunto, un devastante esplosivo che potrebbe radere al suolo paesi interi. La letale polverina bianca però si trasforma ben presto in una sorta di specchio di ciò che accade nella coscienza del protagonista e si fa metafora di un mondo in cui tutto è in movimento, dinamico, incontrollabile. Anche l’amore. La capacità di decifrare le vibrazioni degli atomi e controllarli finisce infatti per suscitare una passione esplosiva in tutte le donne che il protagonista incontrerà nel corso della sua lunga odissea, rendendo questo romanzo, che sarebbe riduttivo considerare puramente fantascientifico, « la più raffinata poesia sessuale della letteratura ceca » (Oldřich Králík).
2020
Krakatite
9788833860664
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