Il testo, scritto a quattro mani con Romina Zanon (i cui crediti sono suddivisi al 50% tra gli autori), si propone di ricostruire e indagare la vicenda biografica e professionale della fotografa e cineoperatrice “sperimentale” Marcella Pedone (Roma 1919 - Milano 2023). Il volume copre un vuoto sull’opera di quest’artista per lo più ignorata nella letteratura scientifica relativa alla fotografia e al cinema. La sua realizzazione è stata possibile dal 2018, quando in seno al Progetto di Sviluppo Dipartimentale Traveling Identities (2018-2022) del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova è stata avviata una ricerca specifica sulla fotografa e cineoperatrice “sperimentale”. Fin dai primi approfondimenti sulla sua pratica artistica è apparso come la fotografa italiana abbia generato un patrimonio fotografico di vastissime proporzioni e tra i più consistenti per numero di scatti, avendo lasciato in eredità, al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano, 170.000 fotografie a colori e attrezzature professionali dell’epoca: macchine fotografiche, magnetofoni, macchine da presa, ecc. Con la suddetta Istituzione è nata una fertile collaborazione di ricerca tra gli autori del libro e Simona Casonato, curatrice museale del Fondo Pedone e il cui contributo-saggio è parte del presente volume. Dal 2018, Melanco, responsabile scientifico del progetto di ricerca dipartimentale citato, ha realizzato una serie di sopralluoghi e di video interviste registrate nella casa/studio di Pedone a Corsico Milanese, sede di un archivio privato composto da circa 2.500 fotografie che la stessa Pedone ha conservato fino all’ultimo. In seguito a questo rilevante impegno di raccolta testimoniale (di oltre 15 ore di girato anche presso il Museo Leonardo Da Vinci) è subentrata nel lavoro di ricerca la dottoranda Romina Zanon che si è concentrata specificatamente su questo campione filmico, in parte da lei stessa restaurato digitalmente. Di rilevanza per la stesura della monografia sono risultate le testimonianze della Pedone sul suo metodo di lavoro e sulla sua “sperimentale” pratica artistica. Da questo complesso e articolato lavoro di ricerca è nato il presente volume che è strutturato in modo radicalmente diverso sul piano metodologico dai volumi/catalogo sui fotografi. A partire dalla ricostruzione della biografia personale, Pedone è stata frequentemente in viaggio per motivi non solo professionali, è stato scelto un approccio storiografico al fine di esplorare i due versanti che hanno caratterizzato la sua intera produzione: quello di fotografa antropologica “on the road” e quello di filmmaker cineoperatrice “sperimentale” autrice di filmati demo-etno-antropologici. In sintesi, si può affermare che attraverso un linguaggio fluido al confine tra istanze molteplici, l’artista scatta nel periodo 1950-1990 fotografie neorealiste a colori e gira circa 9.000 metri di pellicola documentaria in 16 mm che sono stati restaurati digitalmente dalla Cineteca di Milano. Nella monografia è stato messo in luce come, in anni dominati da canoni maschili, quest’artista abbia composto una sorta di atlante visivo della provincia italiana, traducendo in immagine il paesaggio antropico nell’articolata trama di relazioni culturali che ne costituiscono l’identità nella fase di passaggio fra tradizione e progresso: si tratta di fotografie e filmati di un viaggio identitario nei paesaggi di un’Italia altrimenti perduta raccontati dalla stessa autrice, mostrando un’estetica del paesaggio tra geografia visiva e rarefazioni emotive.
IL NEOREALISMO DI MARCELLA PEDONE. FOTOGRAFIE E FILMATI DI UN VIAGGIO IDENTITARIO NEI PAESAGGI DI UN’ITALIA PERDUTA
Melanco Mirco
;Zanon Romina
2020
Abstract
Il testo, scritto a quattro mani con Romina Zanon (i cui crediti sono suddivisi al 50% tra gli autori), si propone di ricostruire e indagare la vicenda biografica e professionale della fotografa e cineoperatrice “sperimentale” Marcella Pedone (Roma 1919 - Milano 2023). Il volume copre un vuoto sull’opera di quest’artista per lo più ignorata nella letteratura scientifica relativa alla fotografia e al cinema. La sua realizzazione è stata possibile dal 2018, quando in seno al Progetto di Sviluppo Dipartimentale Traveling Identities (2018-2022) del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova è stata avviata una ricerca specifica sulla fotografa e cineoperatrice “sperimentale”. Fin dai primi approfondimenti sulla sua pratica artistica è apparso come la fotografa italiana abbia generato un patrimonio fotografico di vastissime proporzioni e tra i più consistenti per numero di scatti, avendo lasciato in eredità, al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano, 170.000 fotografie a colori e attrezzature professionali dell’epoca: macchine fotografiche, magnetofoni, macchine da presa, ecc. Con la suddetta Istituzione è nata una fertile collaborazione di ricerca tra gli autori del libro e Simona Casonato, curatrice museale del Fondo Pedone e il cui contributo-saggio è parte del presente volume. Dal 2018, Melanco, responsabile scientifico del progetto di ricerca dipartimentale citato, ha realizzato una serie di sopralluoghi e di video interviste registrate nella casa/studio di Pedone a Corsico Milanese, sede di un archivio privato composto da circa 2.500 fotografie che la stessa Pedone ha conservato fino all’ultimo. In seguito a questo rilevante impegno di raccolta testimoniale (di oltre 15 ore di girato anche presso il Museo Leonardo Da Vinci) è subentrata nel lavoro di ricerca la dottoranda Romina Zanon che si è concentrata specificatamente su questo campione filmico, in parte da lei stessa restaurato digitalmente. Di rilevanza per la stesura della monografia sono risultate le testimonianze della Pedone sul suo metodo di lavoro e sulla sua “sperimentale” pratica artistica. Da questo complesso e articolato lavoro di ricerca è nato il presente volume che è strutturato in modo radicalmente diverso sul piano metodologico dai volumi/catalogo sui fotografi. A partire dalla ricostruzione della biografia personale, Pedone è stata frequentemente in viaggio per motivi non solo professionali, è stato scelto un approccio storiografico al fine di esplorare i due versanti che hanno caratterizzato la sua intera produzione: quello di fotografa antropologica “on the road” e quello di filmmaker cineoperatrice “sperimentale” autrice di filmati demo-etno-antropologici. In sintesi, si può affermare che attraverso un linguaggio fluido al confine tra istanze molteplici, l’artista scatta nel periodo 1950-1990 fotografie neorealiste a colori e gira circa 9.000 metri di pellicola documentaria in 16 mm che sono stati restaurati digitalmente dalla Cineteca di Milano. Nella monografia è stato messo in luce come, in anni dominati da canoni maschili, quest’artista abbia composto una sorta di atlante visivo della provincia italiana, traducendo in immagine il paesaggio antropico nell’articolata trama di relazioni culturali che ne costituiscono l’identità nella fase di passaggio fra tradizione e progresso: si tratta di fotografie e filmati di un viaggio identitario nei paesaggi di un’Italia altrimenti perduta raccontati dalla stessa autrice, mostrando un’estetica del paesaggio tra geografia visiva e rarefazioni emotive.| File | Dimensione | Formato | |
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