Il testo prende le mosse da una riconsiderazione del passo delle Vite (1568) in cui Vasari menziona Battista del Moro e Battista Pittoni tra i maestri che si distinsero nella tecnica dell’acquaforte e nel genere del paesaggio, soffermandosi con nuove osservazioni sull’origine e sull’interpretazione della stessa menzione vasariana, per poi spostare l’attenzione sulla celebre serie di paesaggi con le antichità romane, edita da Hieronymus Cock ad Anversa nel 1551 e replicata da Pittoni nel 1561. L’uso di entrambi questi modelli da parte di Paolo Veronese negli affreschi di Villa Barbaro a Maser è stato già da tempo riconosciuto dagli studi (a partire da Oberhuber, 1968; Turner, 1968; fino al più recente Howards, 2011, 2015). Spunti dalla serie di Cock si possono tuttavia ravvisare già in Palazzo Trevisan a Murano, nonostante pareri contrari espressi in passato (Romano, 1982), e sollecitano nuove riflessioni in merito al rapporto di Paolo con il modello anversese e alla diversa declinazione datane a Maser. Analogie e distinzioni riguardano sia il percorso dell’artista che i contesti di committenza in cui questi si trova ad operare. Il diverso confronto con l’esempio nordico e con la tradizione tizianesca è elemento altrettanto utile per distinguere lo stile grafico del vicentino Pittoni, interprete di una concezione decorativa e capricciosa del tema dell’antico, rispetto al taglio paesaggistico e compositivo del veronese Battista del Moro. Le invenzioni di quest’ultimo sul tema sono state analizzate, attraverso i disegni e gli esemplari a stampa e in rapporto alla coeva produzione pittorica, contribuendo a chiarire le diverse tappe del suo percorso, a partire dal debito verso la grafica campagnolesca e dall’individuazione del modello nordico, sin qui supposto, ma mai precisato, in una delle sue incisioni più note il Paesaggio con la Fuga in Egitto. Si è infine ritenuto di cogliere l’invito a considerare un più consistente intervento di del Moro al fianco di Giambattista Zelotti negli affreschi di Villa Godi (Ballarin, 1971) per procedere ad un riscontro di questa fase anche sul versante della grafica e confermargli alcuni fogli, come la Maddalena nel paesaggio e lo Studio per la decorazione di una parete, entrambi al Louvre, o il Paesaggio con lago degli Uffizi, che di recente erano stati spostati sul nome del vicentino.

«cinquanta carte di paesi varij, e belli»: Battista Pittoni, Battista Del Moro e le Antichità di Roma di Hieronymus Cock

Savy
2019

Abstract

Il testo prende le mosse da una riconsiderazione del passo delle Vite (1568) in cui Vasari menziona Battista del Moro e Battista Pittoni tra i maestri che si distinsero nella tecnica dell’acquaforte e nel genere del paesaggio, soffermandosi con nuove osservazioni sull’origine e sull’interpretazione della stessa menzione vasariana, per poi spostare l’attenzione sulla celebre serie di paesaggi con le antichità romane, edita da Hieronymus Cock ad Anversa nel 1551 e replicata da Pittoni nel 1561. L’uso di entrambi questi modelli da parte di Paolo Veronese negli affreschi di Villa Barbaro a Maser è stato già da tempo riconosciuto dagli studi (a partire da Oberhuber, 1968; Turner, 1968; fino al più recente Howards, 2011, 2015). Spunti dalla serie di Cock si possono tuttavia ravvisare già in Palazzo Trevisan a Murano, nonostante pareri contrari espressi in passato (Romano, 1982), e sollecitano nuove riflessioni in merito al rapporto di Paolo con il modello anversese e alla diversa declinazione datane a Maser. Analogie e distinzioni riguardano sia il percorso dell’artista che i contesti di committenza in cui questi si trova ad operare. Il diverso confronto con l’esempio nordico e con la tradizione tizianesca è elemento altrettanto utile per distinguere lo stile grafico del vicentino Pittoni, interprete di una concezione decorativa e capricciosa del tema dell’antico, rispetto al taglio paesaggistico e compositivo del veronese Battista del Moro. Le invenzioni di quest’ultimo sul tema sono state analizzate, attraverso i disegni e gli esemplari a stampa e in rapporto alla coeva produzione pittorica, contribuendo a chiarire le diverse tappe del suo percorso, a partire dal debito verso la grafica campagnolesca e dall’individuazione del modello nordico, sin qui supposto, ma mai precisato, in una delle sue incisioni più note il Paesaggio con la Fuga in Egitto. Si è infine ritenuto di cogliere l’invito a considerare un più consistente intervento di del Moro al fianco di Giambattista Zelotti negli affreschi di Villa Godi (Ballarin, 1971) per procedere ad un riscontro di questa fase anche sul versante della grafica e confermargli alcuni fogli, come la Maddalena nel paesaggio e lo Studio per la decorazione di una parete, entrambi al Louvre, o il Paesaggio con lago degli Uffizi, che di recente erano stati spostati sul nome del vicentino.
2019
Il paesaggio veneto nel Rinascimento europeo. Linguaggi, rappresentazioni, scambi
978-88-99765-97-2
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