Il saggio prende in considerazione due manoscritti oggi alla Houghton Library di Cambridge (Mass), contenenti Le Fatiche di Ercole di Pietro Andrea Bassi (MSS Typ 226) e la Teseide di Boccaccio con annotazioni dello stesso Pietro Andrea Bassi (MSS Typ 227). Già noti alla storiografia, i due esemplari vengono qui analizzati per la prima volta in modo approfondito inserendo il loro contenuto e le loro immagini nel contesto letterario e figurativo della Ferrara di Ercole I, che, come documentato, fu il committente dei manoscritti, realizzati nel 1471 quale dono per Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano. Per la prima volta viene offerta una descrizione delle vignette dipinte nel Typ 226 raffiguranti venti fatiche di Ercole, ponendole a confronto con il testo e mettendole in relazione ad esempi di affreschi, rovesci di medaglie e altre miniature di codici estensi che, sebbene preponderanti al tempo di Ercole I, attestano la fortuna del tema nella città estense già negli anni di Nicolò III e di Lionello d’Este. Viene condotta una analisi filologica dello stile del manoscritto proponendo alcuni confronti con opere coeve dipinte su pergamena, sebbene senza giungere a una precisa attribuzione. Il MSS Typ 227 è invece certamente opera di Guglielmo Giraldi come già ipotizzato e qui attestato attraverso ulteriori paragoni con il catalogo oggi meglio noto del miniatore estense. Anche le raffigurazioni di Arcita e Palemone nel MSS Typ 227, sono portatrici di un messaggio che incarna le virtù dei principi. Nel testo si intende mostrare quanto questi esemplari, assieme ad altri qui citati, divengano, attraverso la loro circolazione, modelli per iconografie e decorazioni, favorendo la creazione di una lingua condivisa tra i principi del Rinascimento italiano e i membri delle loro corti.
Court Patronage in Renaissance Italy: Hercules in Illuminated Manuscripts Given as Diplomatic Gifts.
Toniolo Federica
2021
Abstract
Il saggio prende in considerazione due manoscritti oggi alla Houghton Library di Cambridge (Mass), contenenti Le Fatiche di Ercole di Pietro Andrea Bassi (MSS Typ 226) e la Teseide di Boccaccio con annotazioni dello stesso Pietro Andrea Bassi (MSS Typ 227). Già noti alla storiografia, i due esemplari vengono qui analizzati per la prima volta in modo approfondito inserendo il loro contenuto e le loro immagini nel contesto letterario e figurativo della Ferrara di Ercole I, che, come documentato, fu il committente dei manoscritti, realizzati nel 1471 quale dono per Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano. Per la prima volta viene offerta una descrizione delle vignette dipinte nel Typ 226 raffiguranti venti fatiche di Ercole, ponendole a confronto con il testo e mettendole in relazione ad esempi di affreschi, rovesci di medaglie e altre miniature di codici estensi che, sebbene preponderanti al tempo di Ercole I, attestano la fortuna del tema nella città estense già negli anni di Nicolò III e di Lionello d’Este. Viene condotta una analisi filologica dello stile del manoscritto proponendo alcuni confronti con opere coeve dipinte su pergamena, sebbene senza giungere a una precisa attribuzione. Il MSS Typ 227 è invece certamente opera di Guglielmo Giraldi come già ipotizzato e qui attestato attraverso ulteriori paragoni con il catalogo oggi meglio noto del miniatore estense. Anche le raffigurazioni di Arcita e Palemone nel MSS Typ 227, sono portatrici di un messaggio che incarna le virtù dei principi. Nel testo si intende mostrare quanto questi esemplari, assieme ad altri qui citati, divengano, attraverso la loro circolazione, modelli per iconografie e decorazioni, favorendo la creazione di una lingua condivisa tra i principi del Rinascimento italiano e i membri delle loro corti.File | Dimensione | Formato | |
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