Il saggio riflette gli studi dell'autrice che ha dedicato nel corso degli ultimi 15 anni numerosi sopralluoghi all'edificio del Santo. Si riprende la tesi già presentata in un precedente contributo del 2011, di una anticipazione della costruzione delle cupole in muratura entro il XIII secolo, sulla base di ulteriori considerazioni. Tale tesi è stata confermata da uno studio condotto dall'Istituto di Storia della Costruzione e della Conservazione (ETH Zurigo) con analisi dendrologiche e delle malte grazie a un finanziamento quadriennale del Fondo Nazionale Svizzero per la Scienza, tuttora in corso (Vandenabeele, Diaz, Holzer dic. 2021). Il saggio affronta per la prima volta il tema della configurazione della costruzione del deambulatorio e le cappelle radiali, evidenziando le tracce pittoriche di età medievale che ancora si conservano su tre intradossi delle cappelle laterali che si aprono sul muro meridionale. Si propone pertanto un intervento progettuale più ampio dell'impresa decorativa che ha visto il Giotto il suo massimo protagonista, non solo nella sala de Capitolo,e nell'andito adiacente, e nelle cappelle di Santa Caterina e della Cappella Mora, come già evidenziato dalla critica precedente, ma un intervento complessivo. Ugualmente, sulla base di alcune fonti documentarie del XIX secolo e dei lacerti dipinti ritrovati nel 1898 individua alcune tracce di una decorazione precedente all'intervento di Giotto. Ci si sofferma sull'importanza della devozione femminile e della committenza femminile e sul ruolo esercitato dalle sorores nella destinazione e passaggio di somme ingenti di finanziamenti. La presenza di due sorores dipinte alla base delle pitture dell'intradosso della cappella di Sant'Agata, ridedicata a Santa Rosa di Lima, dato finora passato inosservato, ha permesso di ipotizzare per la prima volta un ruolo delle donne, sia monache sia terziarie, nella scelta della dedicazione degli altari e della decorazione delle cappelle. Un richiamo esplicito alla devozione femminile è del resto sancito dalla iscrizione che corre sul portale principale della facciata che si rivolge espressamente a ogni donna o uomo, rispetto ad un generico omnes intrantes, assai usato in iscrizioni di altri edifici. Ulteriori apporti riguardano il problema della possibile posizione del tramezzo nel XIII secolo e nel XIV, strettamente legato alle traslazioni del corpo del Santo, alla liturgia e alla devozione dei pellegrini.

L'edificio del Santo nel Medioevo: nova Jerusalem

VALENZANO G.
2021

Abstract

Il saggio riflette gli studi dell'autrice che ha dedicato nel corso degli ultimi 15 anni numerosi sopralluoghi all'edificio del Santo. Si riprende la tesi già presentata in un precedente contributo del 2011, di una anticipazione della costruzione delle cupole in muratura entro il XIII secolo, sulla base di ulteriori considerazioni. Tale tesi è stata confermata da uno studio condotto dall'Istituto di Storia della Costruzione e della Conservazione (ETH Zurigo) con analisi dendrologiche e delle malte grazie a un finanziamento quadriennale del Fondo Nazionale Svizzero per la Scienza, tuttora in corso (Vandenabeele, Diaz, Holzer dic. 2021). Il saggio affronta per la prima volta il tema della configurazione della costruzione del deambulatorio e le cappelle radiali, evidenziando le tracce pittoriche di età medievale che ancora si conservano su tre intradossi delle cappelle laterali che si aprono sul muro meridionale. Si propone pertanto un intervento progettuale più ampio dell'impresa decorativa che ha visto il Giotto il suo massimo protagonista, non solo nella sala de Capitolo,e nell'andito adiacente, e nelle cappelle di Santa Caterina e della Cappella Mora, come già evidenziato dalla critica precedente, ma un intervento complessivo. Ugualmente, sulla base di alcune fonti documentarie del XIX secolo e dei lacerti dipinti ritrovati nel 1898 individua alcune tracce di una decorazione precedente all'intervento di Giotto. Ci si sofferma sull'importanza della devozione femminile e della committenza femminile e sul ruolo esercitato dalle sorores nella destinazione e passaggio di somme ingenti di finanziamenti. La presenza di due sorores dipinte alla base delle pitture dell'intradosso della cappella di Sant'Agata, ridedicata a Santa Rosa di Lima, dato finora passato inosservato, ha permesso di ipotizzare per la prima volta un ruolo delle donne, sia monache sia terziarie, nella scelta della dedicazione degli altari e della decorazione delle cappelle. Un richiamo esplicito alla devozione femminile è del resto sancito dalla iscrizione che corre sul portale principale della facciata che si rivolge espressamente a ogni donna o uomo, rispetto ad un generico omnes intrantes, assai usato in iscrizioni di altri edifici. Ulteriori apporti riguardano il problema della possibile posizione del tramezzo nel XIII secolo e nel XIV, strettamente legato alle traslazioni del corpo del Santo, alla liturgia e alla devozione dei pellegrini.
2021
La Pontificia basilica di Sant'Antonio in Padova
978-88-913-2010-0
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