Il diritto criminale dei romani è forse il tema che meglio connota la figura di Carlo Venturini (1943-2014). Un ambito di ricerca che non esaurisce la produzione scientifica di questo riconosciuto Maestro della nostra disciplina (sono di assoluto rilievo anche i suoi molti studi di diritto delle persone e di storia sociale), ma senz’altro ne compone la maggiore la miglior parte. Questa collana ha ospitato, pochi anni fa, due tomi che raccolgono le pagine con le quali Venturini ha esplorato, spaziando dall’esperienza repubblicana all’età imperiale più inoltrata, strutture e percorsi della repressione criminale: fra gli altri, studi consacrati ai 'iudicia populi' e all’evoluzione verso il sistema delle 'quaestiones', e poi esami d’insieme intorno all’assetto repressivo del principato. E ancora analisi di crimini specifici: su tutti i complessi contorni del 'crimen repetundarum', e, più in generale, del fenomeno corruttivo. E infine ricostruzioni di vicende giudiziarie celebri come quelle di Gaio Licinio Verre e di Aulo Gabinio, e quella forse meno nota di Gaio Antonio Hybrida, ma tutte ricadenti in quel I secolo a.C. di cui Venturini era un fine conoscitore. Conoscenza che gli derivava anche (se non soprattutto) dal dominio del corpus ciceroniano: le orazioni, innanzitutto. In questo Venturini esaltava le sue competenze di filologo, prima ancora che quelle di giurista. Ed era forse questo che lo induceva a non tener distinto, dallo studio dello Strafrecht romano, pure il tema della retorica giudiziaria: da quella classica sino alla moderna argomentazione giuridica. Ricerche per le quali, ricordano gli allievi Claudia Terreni e Federico Procchi nelle pagine introduttive, egli «prediligeva la dimensione saggistica», evidentemente ritenendola in grado di andare al cuore dei problemi, con precisione e rapidità. Non si poteva dunque pensare a modo migliore per onorare la memoria di Venturini, se non raccogliendo in un volume i contributi, tutti di taglio criminalistico, del seminario di studi svoltosi in sua memoria a Padova il 20 gennaio 2017. Come scrive Luigi Garofalo nella presentazione, vi avevano preso parte «studiosi che a vario titolo gli erano particolarmente vicini». Padovani, napoletani, fiorentini. Amici, maestri, più giovani compagni di studio, tutti chiamati a celebrare la memoria di «una sorta di fratello maggiore così sapiente e affettuoso». In questo volume si susseguono temi connessi all’esercizio più arcaico della repressione capitale, come la sacertà (con i suoi fascinosi addentellati filosofici), la struttura dei giudizi duumvirali, gli archetipi della 'provocatio', i rapporti fra 'quaestores' e 'tresviri capitales'. E poi figure complesse come il dolo, e le tracce dell’unitarietà di questa nozione. E ancora i tempi del processo e la responsabilità dei giudici privati; e inoltre una vicenda giudiziaria celebre, quella del retore Apuleio.

Saggi di diritto penale romano per Carlo Venturini

Luigi Garofalo
2021

Abstract

Il diritto criminale dei romani è forse il tema che meglio connota la figura di Carlo Venturini (1943-2014). Un ambito di ricerca che non esaurisce la produzione scientifica di questo riconosciuto Maestro della nostra disciplina (sono di assoluto rilievo anche i suoi molti studi di diritto delle persone e di storia sociale), ma senz’altro ne compone la maggiore la miglior parte. Questa collana ha ospitato, pochi anni fa, due tomi che raccolgono le pagine con le quali Venturini ha esplorato, spaziando dall’esperienza repubblicana all’età imperiale più inoltrata, strutture e percorsi della repressione criminale: fra gli altri, studi consacrati ai 'iudicia populi' e all’evoluzione verso il sistema delle 'quaestiones', e poi esami d’insieme intorno all’assetto repressivo del principato. E ancora analisi di crimini specifici: su tutti i complessi contorni del 'crimen repetundarum', e, più in generale, del fenomeno corruttivo. E infine ricostruzioni di vicende giudiziarie celebri come quelle di Gaio Licinio Verre e di Aulo Gabinio, e quella forse meno nota di Gaio Antonio Hybrida, ma tutte ricadenti in quel I secolo a.C. di cui Venturini era un fine conoscitore. Conoscenza che gli derivava anche (se non soprattutto) dal dominio del corpus ciceroniano: le orazioni, innanzitutto. In questo Venturini esaltava le sue competenze di filologo, prima ancora che quelle di giurista. Ed era forse questo che lo induceva a non tener distinto, dallo studio dello Strafrecht romano, pure il tema della retorica giudiziaria: da quella classica sino alla moderna argomentazione giuridica. Ricerche per le quali, ricordano gli allievi Claudia Terreni e Federico Procchi nelle pagine introduttive, egli «prediligeva la dimensione saggistica», evidentemente ritenendola in grado di andare al cuore dei problemi, con precisione e rapidità. Non si poteva dunque pensare a modo migliore per onorare la memoria di Venturini, se non raccogliendo in un volume i contributi, tutti di taglio criminalistico, del seminario di studi svoltosi in sua memoria a Padova il 20 gennaio 2017. Come scrive Luigi Garofalo nella presentazione, vi avevano preso parte «studiosi che a vario titolo gli erano particolarmente vicini». Padovani, napoletani, fiorentini. Amici, maestri, più giovani compagni di studio, tutti chiamati a celebrare la memoria di «una sorta di fratello maggiore così sapiente e affettuoso». In questo volume si susseguono temi connessi all’esercizio più arcaico della repressione capitale, come la sacertà (con i suoi fascinosi addentellati filosofici), la struttura dei giudizi duumvirali, gli archetipi della 'provocatio', i rapporti fra 'quaestores' e 'tresviri capitales'. E poi figure complesse come il dolo, e le tracce dell’unitarietà di questa nozione. E ancora i tempi del processo e la responsabilità dei giudici privati; e inoltre una vicenda giudiziaria celebre, quella del retore Apuleio.
2021
9788824327367
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3419411
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