The research regarding the figure of Francesco Coppetta dei Beccuti and his work started from the retrieval of his bibliography (even previous twentieth century ones), for better place the poet within the context of his contemporaries and within those seasons when it was greater the interest on him (overall the eighteenth century when abbot Cavallucci printed two volumes of his poems). Beside these activities I’ve wondered, from one hand, about the Coppetta’s personal life verifying the reliability of opposite information about his activities, and on the other hand, about his role within the lyrics of the late sixteenth century. Starting from the uselessness of the only existing modern edition of his rhymes (Chiorboli, Laterza 1912), I proceeded a new classification of the manuscript – since the lack of a complete recensio, and inspired by the philological process of the editor who adopted the principle of the bon manuscript (through the comparison of two codex, editio princeps and eighteenth century prints) that causes the loss of many poems. The presence of small groups of Coppetta’s rhymes within many mixed manuscript, made harder the recensio and made me collect lots documents (some of them were critical for the reconstruction of the tradition of rhymes). For these reasons I viewed more than 115 manuscript and around 30 prints, visiting some from the most important library in Italy and in foreign country, and when they weren’t available I acquired the photo reproductions. Only forty, among this huge number of documents, were basic for text recovery (the other ones help me solve many problem regarding the text transmission). A few of those documents are remarkable because they are unknown to nineteenth century student: manuscript 1610 Biblioteca Civica di Treviso (with three unpublished poems as shown in my essay in «Filologia italiana»), ms. Campori Appendice 1498 (γ. T. 2.4) Biblioteca Universitaria Estense Modena, ms Fondo Principale, MM 693 (Σ , Fila I sopra, 2) Biblioteca Civica “Angelo Mai” Bergamo (containing a large unpublished poem), manuscript Magliabechiano VII 898 Biblioteca Nazionale Firenze (with a sonet addressed to Vittoria Colonna), ms. Magliabechiano VII 1393 Biblioteca Nazionale Firenze (with the same large poem aforecited), manuscripts 2875 and 3329 Biblioteca Comunale Augusta Perugia, codex A I 12 Biblioteca Jacobilli Foligno (monographic on Coppetta but reported as other author in IMBI), manuscripts S. M. XXVIII 1.2 and 1.3 Biblioteca Governativa dei Gerolamini Napoli, codex 103.32 Archivo y Biblioteca Capitulares di Toledo. Besides these unpublished manuscripts I found an interesting print Epitaphiorum libellus printed in Perugia (Bini 1536) containing a first draft of one of Coppetta’s sonnet that is one of the most important evidence of the spreading of his rhymes. Meanwhile I collected the document following a bipartite division composed by group β, that was in turn bipartite, containing few documents (10 manuscripts and 2 prints) that come from an antigraph probably drafted before 1550, lators of a text later modified by the author (like the translation of Contesa delle armi d’Achille where the rearrangement is wide), and another group α, that include most of the remaining documents (17 manuscripts and 2 prints), whose antigraph probably drafted around 1550 that had an extraordinary diffusion as evidenced by the five branch in which we can divide the documents of this group. Starting from the antigraph of this last group Coppetta would drafted a new edition (adding new poems, rearranging others and putting in series in a way closer to group α but even different at the same time) from which descend the codex 665 from Biblioteca del Seminario Vescovile Padova, whose importance, already underlined by Armando Balduino when he discovered it, is corroborated by the finding of a letter (cc. 132v - 134v manuscript 1812 from Biblioteca Augusta Perugia) in which the savant Angelo Battaglini describes a sixteenth century codex, therefore prior the manuscript in Padova that was written immediately before or after the prefacer letter dated 1599, that he found in Biblioteca Zeladiana Rimini (unfortunately not available) and that contains, after the sonnets of Spini and Porcilaga that exist in the 1580 Venetian princeps, the incipits of the poems with the same seriation of the manuscript in Padova which report a couple of annotation and the same mistakes in the incipit. For these reasons I choose not to follow the theme regulation featured in the Laterza edition, which always seems quite weak since the lyrics production is so influenced by stereotypical images, and to divide the rhymes in two: the arrangement of the manuscript from Padova (author’s sylloge) followed by the remaining rhymes. For better understanding the different branches I set up a few table and a system of references. The presence of extra textual apparatus seem meaningful to explain the complexity of Coppetta’s rhymes tradition, that indeed, although they don’t have any deficiencies (such as different versions), reveal a certain kind of interference between them , that it can be explained only using those type of tools. I then decided to set the apparatus in three sections; the first one reserved to the actions of the author on his rhymes; the second one is the real philological apparatus; and the last one is relative to lectiones singulares deemed extremely important in a so cohesive tradition. Talking about the rhymes, I decided to include only the ones where the author was unmistakable, even if they were proved by one manuscript or print (also the ones accepted by Chiorboli were in one manuscript or in Cavallucci’s edition). I gathered in a small specific part the uncertain poems ascribed to Coppetta that are hard to believe for usus reasons and for extrinsic factor.

La ricerca attorno alla figura di Francesco Coppetta dei Beccuti e alla sua produzione lirica ha preso le mosse dal reperimento della bibliografia relativa all'autore (non solo quella, invero limitata a pochi contributi, novecentesca, ma anche dei secoli precedenti), per poterne meglio inquadrare la figura anche e soprattutto nella considerazione dei contemporanei e nelle stagioni in cui maggiore fu l'interesse nei suoi confronti (il Settecento soprattutto, quando vennero editi ben due volumi delle sue poesie, l'ultima delle quali, a cura dell'abate Cavallucci, fondamentale anche per le molte ed erudite note di commento). Accanto a questa attività ci si è, anche, interrogati, da un lato sulla figura di Francesco Coppetta dei Beccuti, cercando di integrare le scarse notizie relative alla sua persona e alla sua opera e verificando l'attendibilità di alcuni contrastanti dati sulla sua attività, dall'altro, anche attraverso lo studio del confezionamento delle sillogi riportanti le rime del Beccuti, e in particolare di alcune miscellanee che paiono ascrivere al magistero coppettiano la successiva lirica perugina del pieno e tardo Cinquecento. Partendo dalla considerazione dell'inservibilità dell'unica edizione moderna disponibile delle sue rime (Chiorboli, Laterza, 1912) – giudizio dettato sia dalla mancanza di una recensio completa, sia dal procedimento filologico messo in campo dallo studioso che ha adottato il criterio del bon manuscrit temperandolo parcamente per mezzo del confronto con altri due codici, la princeps e con le stampe settecentesche, sia, e in conseguenza a ciò, dalla presenza di molteplici componimenti non inseriti nel novero delle sue rime e da un discernimento non sempre meditato tra le rime dubbie e le certe – si è proceduto a un nuovo regesto dei manoscritti. L'operazione di recensio è stata oltremodo complicata dalla presenza in molti manoscritti miscellanei di sparuti gruppi di rime del Coppetta, il che ha portato all'acquisizione di molti testimoni, alcuni dei quali fondamentali per la ricostruzione della tradizione delle rime. Si è così giunti a visionare ben 115 testimoni manoscritti e una trentina di stampe, compiendo numerose missioni presso le più im portanti biblioteche italiane ed estere ed acquisendo, là dove non fosse possibile, il materiale in fotoriproduzione. Da questa enorme numero di testimoni è stato possibile isolarne una quarantina di fondamentali per la ricostruzione dei testi (senza trascurare gli altri che a volte hanno permesso di risolvere alcune problematiche inerenti la trasmissione dei testi). Tra questi vanno annoverati alcuni testimoni sconosciuti agli studiosi di lirica del Cinquecento e coppettiana in particolare: il codice 1610 della Biblioteca Civica di Treviso (ricco di tre inediti e oggetto di un articolo in uscita nel prossimo numero di Filologia italiana), il manoscritto Campori Appendice 1498 (γ. T. 2.4) della Biblioteca Universitaria Estense di Modena, il codice Fondo Principale, MM 693 (Σ , Fila I sopra, 2) della Biblioteca Civica “Angelo Mai” di Bergamo (contenente un componimento inedito in 114 ottave), il manoscritto Magliabechiano VII 898 della Biblioteca Nazionale di Firenze (che riporta un sonetto in lode di Vittoria Colonna), il codice Magliabechiano VII 1393 della Biblioteca Nazionale di Firenze (che, tra l'altro, riporta lo stesso componimento in 114 ottave succitato), i manoscritti 2875 e 3329 della Biblioteca Comunale Augusta di Perugia, il codice A I 12 della Biblioteca Jacobilli di Foligno (monografico del Coppetta e indicato sotto un altro autore nell'IMBI), i manoscritti S. M. XXVIII 1.2 e 1.3 della Biblioteca Governativa dei Gerolamini di Napoli, il codice 103.32 dellì Archivo y Biblioteca Capitulares di Toledo. Accanto a queste testimonianza manoscritte inedite, alle quali molte altre potrebbero essere aggiunte, si è anche reperita un'interessante stampa, Epitaphiorum libellus, uscita a Perugia presso Bini nel 1536, contenente quella che si è potuta identificare come una prima redazione di uno dei sonetti del Coppetta, nonché la più alta testimonianza della circolazione delle sue rime. Nel frattempo si è provveduto alla collazione dei testimoni che si allineano secondo una tradizione bipartita composta da un ramo β, a sua volta bipartito, con pochi testimoni (10 manoscritti e due cinquecentine) che rimontano a un antigrafo già probabilmente redatto intorno alla fine degli anni '40 e latori di un testo in più punti poi modificato dall'autore (come nel volgarizzamento della Conetsa delle armi d'Achille dove il rimaneggiamento interessa interamente alcune ottave) e un secondo ramo α, in cui stanno i numerosissimi testimoni restanti (17 manoscritti e due cinquecentine), il cui antigrafo fu redatto probabilmente nei primi anni '50 e che ebbe una straordianria diffusione come testimoniano i cinque rami nei quali si possono organizzare i testimoni di questa famiglia. Dall'antigrafo di questa famiglia Coppetta avrebbe poi tratto una nuova redazione (con l'inserimento di alcuni componimenti, il rimaneggiamento di altri e in generale un nuovo ordine, vicino a quello testimoniato da α, ma al contempo autonomo nelle scelte messe in campo) da cui discenderebbe il codice 665 della Biblioteca del Seminario vescovile di Padova, il cui rilievo, già sottolineato da Armando Balduino all'atto della scoperta dello stesso, viene avvalorato dal rinvenimento alle cc. 132v - 134v del ms. 1812 della Biblioteca Augusta di Perugia di una lettera in cui l'erudito Angelo Battaglini descrive un codice del Cinquecento pieno, per cui antecedente il manoscritto padovano che è stato scritto subito prima o subito dopo la lettera prefatoria datata 1599, da lui rinvenuto nella Biblioteca Zeladiana di Rimini (purtroppo non recuperato) che riporta, dopo i sonetti dello Spini e del Porcilaga presenti nella princeps veneziana del 1580, gli incipit dei componiemnti nella stessa seriazione del manoscritto padovano di cui oblitera anche alcuni errori negli stessi incipit oltre che un paio di didascalie. Per tali ragioni si è pensato di superare l'ordinamento tematico che caratterizza la seriazione della stampa laterziana, che, per una produzione lirica così soggetta alla stereotipia delle immagini, appare sempre labile, partendo le rime in due: l'ordinamento del manoscritto padovano, silloge d'autore, cui seguono le rime nella tradizione extravagante, che l'utilizzo di un sistema di rimandi e la presenza di alcune tabelle permettono di seguire nelle diverse ramificazioni. Proprio l'utilizzo di apparati extratestuali appare significativo nel dare conto della complessità della tradizione delle rime del Coppetta; esse, infatti, se appaiono non sconciate dalla presenza di lacune, varianti difformi ed altro, pur tuttavia rivelano, nella trasmissione spesso non lineare che le caratterizza, un grado di interferenza che solo l'utilizzo di tali strumenti ha potuto chiarire. Si è poi deciso di strutturare l'apparato in tre fasce: la prima riservata alle possibili varianti d'autore, a proposito delle quali si è agito in senso molto restrittivo in modo da evitare che in questa zona dell'apparato potessero trovare posto anche lezioni non d'autore, ma testimoniate magari da una zona estesa della tradizione; una seconda fascia occupata dall'apparato negativo vero e proprio, e infine una terza zona relativa alle lectiones singulares giudicate estremamente importanti nell'ambito di una tradizione così compatta. Per quanto riguarda le rime si è deciso di accettare tutte quelle per le quali non sussistessero problemi attributivi anche se testimoniate da un solo manoscritto o stampa (d'altro canto anche molte di quelle accettate da Chiorboli sono presenti in un solo manoscritto o nella sola stampa Cavallucci), limitandosi a rifiutare solo quelle per le quali i problemi attributivi e una serie di altre considerazioni spingessero a tale decisione. In un settore, invero esiguo, specifico si sono relegate le rime dubbie, componimenti attribuiti a Coppetta, ma che appate difficile ascrivergli per questioni di usus o per fattori estrinseci.

Edizione critica delle Rime di Francesco Coppetta dei Beccuti / Crismani, Andrea. - (2012 Jan 30).

Edizione critica delle Rime di Francesco Coppetta dei Beccuti

Crismani, Andrea
2012

Abstract

La ricerca attorno alla figura di Francesco Coppetta dei Beccuti e alla sua produzione lirica ha preso le mosse dal reperimento della bibliografia relativa all'autore (non solo quella, invero limitata a pochi contributi, novecentesca, ma anche dei secoli precedenti), per poterne meglio inquadrare la figura anche e soprattutto nella considerazione dei contemporanei e nelle stagioni in cui maggiore fu l'interesse nei suoi confronti (il Settecento soprattutto, quando vennero editi ben due volumi delle sue poesie, l'ultima delle quali, a cura dell'abate Cavallucci, fondamentale anche per le molte ed erudite note di commento). Accanto a questa attività ci si è, anche, interrogati, da un lato sulla figura di Francesco Coppetta dei Beccuti, cercando di integrare le scarse notizie relative alla sua persona e alla sua opera e verificando l'attendibilità di alcuni contrastanti dati sulla sua attività, dall'altro, anche attraverso lo studio del confezionamento delle sillogi riportanti le rime del Beccuti, e in particolare di alcune miscellanee che paiono ascrivere al magistero coppettiano la successiva lirica perugina del pieno e tardo Cinquecento. Partendo dalla considerazione dell'inservibilità dell'unica edizione moderna disponibile delle sue rime (Chiorboli, Laterza, 1912) – giudizio dettato sia dalla mancanza di una recensio completa, sia dal procedimento filologico messo in campo dallo studioso che ha adottato il criterio del bon manuscrit temperandolo parcamente per mezzo del confronto con altri due codici, la princeps e con le stampe settecentesche, sia, e in conseguenza a ciò, dalla presenza di molteplici componimenti non inseriti nel novero delle sue rime e da un discernimento non sempre meditato tra le rime dubbie e le certe – si è proceduto a un nuovo regesto dei manoscritti. L'operazione di recensio è stata oltremodo complicata dalla presenza in molti manoscritti miscellanei di sparuti gruppi di rime del Coppetta, il che ha portato all'acquisizione di molti testimoni, alcuni dei quali fondamentali per la ricostruzione della tradizione delle rime. Si è così giunti a visionare ben 115 testimoni manoscritti e una trentina di stampe, compiendo numerose missioni presso le più im portanti biblioteche italiane ed estere ed acquisendo, là dove non fosse possibile, il materiale in fotoriproduzione. Da questa enorme numero di testimoni è stato possibile isolarne una quarantina di fondamentali per la ricostruzione dei testi (senza trascurare gli altri che a volte hanno permesso di risolvere alcune problematiche inerenti la trasmissione dei testi). Tra questi vanno annoverati alcuni testimoni sconosciuti agli studiosi di lirica del Cinquecento e coppettiana in particolare: il codice 1610 della Biblioteca Civica di Treviso (ricco di tre inediti e oggetto di un articolo in uscita nel prossimo numero di Filologia italiana), il manoscritto Campori Appendice 1498 (γ. T. 2.4) della Biblioteca Universitaria Estense di Modena, il codice Fondo Principale, MM 693 (Σ , Fila I sopra, 2) della Biblioteca Civica “Angelo Mai” di Bergamo (contenente un componimento inedito in 114 ottave), il manoscritto Magliabechiano VII 898 della Biblioteca Nazionale di Firenze (che riporta un sonetto in lode di Vittoria Colonna), il codice Magliabechiano VII 1393 della Biblioteca Nazionale di Firenze (che, tra l'altro, riporta lo stesso componimento in 114 ottave succitato), i manoscritti 2875 e 3329 della Biblioteca Comunale Augusta di Perugia, il codice A I 12 della Biblioteca Jacobilli di Foligno (monografico del Coppetta e indicato sotto un altro autore nell'IMBI), i manoscritti S. M. XXVIII 1.2 e 1.3 della Biblioteca Governativa dei Gerolamini di Napoli, il codice 103.32 dellì Archivo y Biblioteca Capitulares di Toledo. Accanto a queste testimonianza manoscritte inedite, alle quali molte altre potrebbero essere aggiunte, si è anche reperita un'interessante stampa, Epitaphiorum libellus, uscita a Perugia presso Bini nel 1536, contenente quella che si è potuta identificare come una prima redazione di uno dei sonetti del Coppetta, nonché la più alta testimonianza della circolazione delle sue rime. Nel frattempo si è provveduto alla collazione dei testimoni che si allineano secondo una tradizione bipartita composta da un ramo β, a sua volta bipartito, con pochi testimoni (10 manoscritti e due cinquecentine) che rimontano a un antigrafo già probabilmente redatto intorno alla fine degli anni '40 e latori di un testo in più punti poi modificato dall'autore (come nel volgarizzamento della Conetsa delle armi d'Achille dove il rimaneggiamento interessa interamente alcune ottave) e un secondo ramo α, in cui stanno i numerosissimi testimoni restanti (17 manoscritti e due cinquecentine), il cui antigrafo fu redatto probabilmente nei primi anni '50 e che ebbe una straordianria diffusione come testimoniano i cinque rami nei quali si possono organizzare i testimoni di questa famiglia. Dall'antigrafo di questa famiglia Coppetta avrebbe poi tratto una nuova redazione (con l'inserimento di alcuni componimenti, il rimaneggiamento di altri e in generale un nuovo ordine, vicino a quello testimoniato da α, ma al contempo autonomo nelle scelte messe in campo) da cui discenderebbe il codice 665 della Biblioteca del Seminario vescovile di Padova, il cui rilievo, già sottolineato da Armando Balduino all'atto della scoperta dello stesso, viene avvalorato dal rinvenimento alle cc. 132v - 134v del ms. 1812 della Biblioteca Augusta di Perugia di una lettera in cui l'erudito Angelo Battaglini descrive un codice del Cinquecento pieno, per cui antecedente il manoscritto padovano che è stato scritto subito prima o subito dopo la lettera prefatoria datata 1599, da lui rinvenuto nella Biblioteca Zeladiana di Rimini (purtroppo non recuperato) che riporta, dopo i sonetti dello Spini e del Porcilaga presenti nella princeps veneziana del 1580, gli incipit dei componiemnti nella stessa seriazione del manoscritto padovano di cui oblitera anche alcuni errori negli stessi incipit oltre che un paio di didascalie. Per tali ragioni si è pensato di superare l'ordinamento tematico che caratterizza la seriazione della stampa laterziana, che, per una produzione lirica così soggetta alla stereotipia delle immagini, appare sempre labile, partendo le rime in due: l'ordinamento del manoscritto padovano, silloge d'autore, cui seguono le rime nella tradizione extravagante, che l'utilizzo di un sistema di rimandi e la presenza di alcune tabelle permettono di seguire nelle diverse ramificazioni. Proprio l'utilizzo di apparati extratestuali appare significativo nel dare conto della complessità della tradizione delle rime del Coppetta; esse, infatti, se appaiono non sconciate dalla presenza di lacune, varianti difformi ed altro, pur tuttavia rivelano, nella trasmissione spesso non lineare che le caratterizza, un grado di interferenza che solo l'utilizzo di tali strumenti ha potuto chiarire. Si è poi deciso di strutturare l'apparato in tre fasce: la prima riservata alle possibili varianti d'autore, a proposito delle quali si è agito in senso molto restrittivo in modo da evitare che in questa zona dell'apparato potessero trovare posto anche lezioni non d'autore, ma testimoniate magari da una zona estesa della tradizione; una seconda fascia occupata dall'apparato negativo vero e proprio, e infine una terza zona relativa alle lectiones singulares giudicate estremamente importanti nell'ambito di una tradizione così compatta. Per quanto riguarda le rime si è deciso di accettare tutte quelle per le quali non sussistessero problemi attributivi anche se testimoniate da un solo manoscritto o stampa (d'altro canto anche molte di quelle accettate da Chiorboli sono presenti in un solo manoscritto o nella sola stampa Cavallucci), limitandosi a rifiutare solo quelle per le quali i problemi attributivi e una serie di altre considerazioni spingessero a tale decisione. In un settore, invero esiguo, specifico si sono relegate le rime dubbie, componimenti attribuiti a Coppetta, ma che appate difficile ascrivergli per questioni di usus o per fattori estrinseci.
30-gen-2012
The research regarding the figure of Francesco Coppetta dei Beccuti and his work started from the retrieval of his bibliography (even previous twentieth century ones), for better place the poet within the context of his contemporaries and within those seasons when it was greater the interest on him (overall the eighteenth century when abbot Cavallucci printed two volumes of his poems). Beside these activities I’ve wondered, from one hand, about the Coppetta’s personal life verifying the reliability of opposite information about his activities, and on the other hand, about his role within the lyrics of the late sixteenth century. Starting from the uselessness of the only existing modern edition of his rhymes (Chiorboli, Laterza 1912), I proceeded a new classification of the manuscript – since the lack of a complete recensio, and inspired by the philological process of the editor who adopted the principle of the bon manuscript (through the comparison of two codex, editio princeps and eighteenth century prints) that causes the loss of many poems. The presence of small groups of Coppetta’s rhymes within many mixed manuscript, made harder the recensio and made me collect lots documents (some of them were critical for the reconstruction of the tradition of rhymes). For these reasons I viewed more than 115 manuscript and around 30 prints, visiting some from the most important library in Italy and in foreign country, and when they weren’t available I acquired the photo reproductions. Only forty, among this huge number of documents, were basic for text recovery (the other ones help me solve many problem regarding the text transmission). A few of those documents are remarkable because they are unknown to nineteenth century student: manuscript 1610 Biblioteca Civica di Treviso (with three unpublished poems as shown in my essay in «Filologia italiana»), ms. Campori Appendice 1498 (γ. T. 2.4) Biblioteca Universitaria Estense Modena, ms Fondo Principale, MM 693 (Σ , Fila I sopra, 2) Biblioteca Civica “Angelo Mai” Bergamo (containing a large unpublished poem), manuscript Magliabechiano VII 898 Biblioteca Nazionale Firenze (with a sonet addressed to Vittoria Colonna), ms. Magliabechiano VII 1393 Biblioteca Nazionale Firenze (with the same large poem aforecited), manuscripts 2875 and 3329 Biblioteca Comunale Augusta Perugia, codex A I 12 Biblioteca Jacobilli Foligno (monographic on Coppetta but reported as other author in IMBI), manuscripts S. M. XXVIII 1.2 and 1.3 Biblioteca Governativa dei Gerolamini Napoli, codex 103.32 Archivo y Biblioteca Capitulares di Toledo. Besides these unpublished manuscripts I found an interesting print Epitaphiorum libellus printed in Perugia (Bini 1536) containing a first draft of one of Coppetta’s sonnet that is one of the most important evidence of the spreading of his rhymes. Meanwhile I collected the document following a bipartite division composed by group β, that was in turn bipartite, containing few documents (10 manuscripts and 2 prints) that come from an antigraph probably drafted before 1550, lators of a text later modified by the author (like the translation of Contesa delle armi d’Achille where the rearrangement is wide), and another group α, that include most of the remaining documents (17 manuscripts and 2 prints), whose antigraph probably drafted around 1550 that had an extraordinary diffusion as evidenced by the five branch in which we can divide the documents of this group. Starting from the antigraph of this last group Coppetta would drafted a new edition (adding new poems, rearranging others and putting in series in a way closer to group α but even different at the same time) from which descend the codex 665 from Biblioteca del Seminario Vescovile Padova, whose importance, already underlined by Armando Balduino when he discovered it, is corroborated by the finding of a letter (cc. 132v - 134v manuscript 1812 from Biblioteca Augusta Perugia) in which the savant Angelo Battaglini describes a sixteenth century codex, therefore prior the manuscript in Padova that was written immediately before or after the prefacer letter dated 1599, that he found in Biblioteca Zeladiana Rimini (unfortunately not available) and that contains, after the sonnets of Spini and Porcilaga that exist in the 1580 Venetian princeps, the incipits of the poems with the same seriation of the manuscript in Padova which report a couple of annotation and the same mistakes in the incipit. For these reasons I choose not to follow the theme regulation featured in the Laterza edition, which always seems quite weak since the lyrics production is so influenced by stereotypical images, and to divide the rhymes in two: the arrangement of the manuscript from Padova (author’s sylloge) followed by the remaining rhymes. For better understanding the different branches I set up a few table and a system of references. The presence of extra textual apparatus seem meaningful to explain the complexity of Coppetta’s rhymes tradition, that indeed, although they don’t have any deficiencies (such as different versions), reveal a certain kind of interference between them , that it can be explained only using those type of tools. I then decided to set the apparatus in three sections; the first one reserved to the actions of the author on his rhymes; the second one is the real philological apparatus; and the last one is relative to lectiones singulares deemed extremely important in a so cohesive tradition. Talking about the rhymes, I decided to include only the ones where the author was unmistakable, even if they were proved by one manuscript or print (also the ones accepted by Chiorboli were in one manuscript or in Cavallucci’s edition). I gathered in a small specific part the uncertain poems ascribed to Coppetta that are hard to believe for usus reasons and for extrinsic factor.
Francesco Coppetta dei Beccuti , Petrarchismo
Edizione critica delle Rime di Francesco Coppetta dei Beccuti / Crismani, Andrea. - (2012 Jan 30).
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