La thèse est dédiée à une question théorique précise: l'hybridation de la forme filmique, entre le cinéma et les autres arts. Dans ce cadre théorique j’ai pris en compte le travail de certains auteurs du cinéma français: Jean-Luc Godard, Alain Resnais, Alain Robbe-Grillet, Chris Marker et Agnès Varda. La thèse est composée de cinq chapitres. L’introduction est une panoramique sur le concept d'hybridation: la dérivation du mot, les différents types d’hybridation, soit au niveau de la forme du film soit plus en général dans le champs des arts. Le deuxième chapitre se focalise en particulier sur l'hybridation de la forme filmique avec le théâtre, en particulier la relation entre l'hybridation et l'adaptation et la transposition. Les films analysées sont Mélo et Smoking/No Smoking d'Alain Resnais, surtout pour les rapport avec l’hybridation du cinéma avec le théâtre dans le cadre de films qui peuvent apparaître simplement comme des adaptation des pièces théâtrales et la travail sur la scénographie; à suivre l'analyse de Tout va bien et Le Gai Savoir de Jean-Luc Godard, par rapport aux relations de l'oeuvre du cinéaste avec le théâtre politique de Piscator et Brecht, plus en détail au niveau de la mise en scène. Le troisième chapitre se concentre sur les relations entre cinéma et photographie, surtout sur la capacité de l'image fixe d'influencer l'image dans le flux du cinéma. On analyse plusieurs films dans lesquelles la présence de la photographie, en tant que objet théorique, caractérise les parcours narratifs (L'année dernière à Marienbad, Resnais et L'immortelle, Robbe-Grillet), films photographiques, comme Si j'avais quatre dromadaires (Marker) e Salut les cubains (Varda), ou films qui ont comme objet principal une photo (Ulysse et Une minute pour une image, Varda) ou qui assument une photo comme centre d'intérêt exclusif d’une spéculation politique (Letter to Jane, Godard) ou sociale et personnelle (Je vous salue, Sarajevo, Godard). Le quatrième chapitre est focalisé sur les relations entre cinéma et bande dessinée. On analyse soit les films qui ont à la base ou comme inspiration une bd, surtout dans les cas de film qui cherchent de traduire les formes visuelles de la bd sur l'écran, comme Alphaville (Godard) et ses rapports avec Dick Tracy. Mais aussi on parlera des films mélangeant animation et prises de vues réelles (I Want to Go Home et La vie est un roman, Resnais). Le cinquième chapitre est sur les relations entre cinéma et arts plastiques. Ici le discours se focalise sur trois points. Le collage comme forme hybride dans le champ des arts plastiques, surtout analysé dans les films de Godard (Pierrot le fou). Le tableau vivant (Passion, Godard - L’eden et après, Robbe-Grillet) et l’acte de création (Glissements progressifs du plaisir, Robbe-Grillet) comme éléments d’hybridation perce qu'ils créent une interruption du temps dans le flux du film. Dans le dernièr chapitre je m’occupe de l'hybridation du cinéma avec la communication de masse et les nouvelles technologies. Ici on trouve une analyse des influences du style communicatif du 1968 (affiches et publicité), en détail on verra ça dans les films de Godard (British Sounds). Après comment la télévision, le télécommande, la vidéo et le synthétiseurs vidéo ont modifié certains éléments du style cinématographique (Numéro Deux, Godard et Sans Soleil, Marker) . Aussi on verra comment internet a inspiré films comme Level Five (Marker), et les relations de ce film avec le cd-rom de Immemory. Et finalement comment les espaces d’exposition ont modifié la façon de voir les films (Voyage en Utopie, Godard).

L'elaborato è una tesi sulle interrelazioni fra il cinema e le altre arti, focalizzandosi sull'ibridazione fra forme artistiche. Nell'isolare i processi di ibridazione “intenzionali”, o meglio che abbiano una matrice creativa che miri a mutazioni stilistiche nel cinema, ho isolato tre periodi caldi, a mio parere determinati dalla volontà di ibridazione del film con altre forme artistiche: le avanguardie, il cinema moderno e postmoderno. Pur essendo difficilmente definibili, i caratteri che hanno richiamato la mia attenzione nel campo della contaminazione fra le arti determinano chiaramente tre passaggi chiave di queste macrotendenze nelle quali individuo le parole chiave dell'evoluzione della forma ibrida: rompere, citare e incorporare. Attraverso questi aspetti si rivela un percorso che dalla rottura portata dalle avanguardie passa attraverso i processi di citazione tipici della modernità, fino all'incorporare in maniera quasi totale l'oggetto (che in alcuni casi non ha più le caratteristiche di un inserto ma diviene il centro trasfigurato di una nuova opera). Per la scelta degli autori ho individuato un'area geografica, la Francia, e preso in considerazione una selezione di registi formatisi negli anni Cinquanta, periodo molto fertile per la cinematografia francese. A questo punto ho individuato quelli che nel loro percorso artistico si sono rapportati con forme espressive diverse dal cinema e che si sono rivelate determinanti per il loro stile: Jean-Luc Godard, Alain Resnais, Chris Marker, Alain Robbe-Grillet, Angès Varda. Il primo capitolo si apre con un'analisi su tre tipi di interazione fra cinema e teatro: adattamento, trasposizione e ibridazione. Nell'analisi degli aspetti di teatralità e dell'aspetto centrale della determinazione di un'ibridazione del film con il teatro c'è una ricerca sullo spazio che vada in direzione di un'artificialità, un'ordine, una preparazione, una forma contratta e centripeta. L'analisi si concentra sull'opera di Alain Resnais in particolare su Mélo e Smoking/No Smoking, due film che non nascondono le loro istanze teatrali e le sviluppano ibridando il linguaggio cinematografico. Il secondo autore preso in esame è Jean-Luc Godard di cui analizzo Tout va bien per la costruzione dello spazio che richiama ad un certo teatro politico (Piscator, Brecht, Living Theatre) e Le Gai Savoir per la capacità di aprire da uno spazio teatrale focalizzato sull'attore dimensioni immaginarie rese visibili dal cinema. Il secondo capitolo tratta l'ibridazione con la fotografia, analizzando la natura dell'immagine fotografica rispetto a quella filmica. Alla base di questa sezione c'è una domanda: cos'è che, dello statuto dell'immagine fotografica, incide sul cinema e sui suoi processi narrativi ibridandone la forma? Ho individuato la temporalità, in quanto la pensosità della fotografia si oppone al dispositivo a scorrimento del film. Inoltre la fotografia conserva per sua natura un carattere testimoniale che, all'interno del film, può costituire al contempo un peso ed un valore aggiunto, a seconda della qualità del film e delle scelte del regista sotto un profilo artistico; pertanto il suo valore materico, pur soltanto evocato, assume un grande peso nell'economia della narrazione e per il portato teorico di cui carica l'opera. La prima analisi si concentra su L'année dernière à Marienbad, film in cui la fotografia incide come ulteriore canale temporale su un un'opera ambigua, tanto che il suo valore testimoniale viene messo in discussione. Segue l'analisi di film in cui nella costruzione dell'immagine vengono utilizzate delle scelte estetiche riferibili alla fotografia turistica (L'immortelle, Alain Robbe-Grillet) e il ritratto (Daguerréotypes). Le ultime due sezioni sono dedicate una alla fotografia come centro da cui si snoda il film o unico oggetto su cui si costruisce il film (Une minute pour une image, Agnès Varda - Je vous saloue, Sarajevo e Letter to Jane, Godard) o come unità del film che si sostituisce al fotogramma, riprendendo la tesi di Dubois sul cinegramma (Si j'avais quatre dromadaires, Marker e Salut les cubains, Varda). Il terzo capitolo tratta l'ibridazione fra cinema e fumetto analizzando gli aspetti della nona arte più vicini e più lontani dal film. La ricerca ritrova un particolare punto d'interesse nella resa della continuità temporale e del movimento, vedendo in alcuni registi delle scelte determinate dal fumetto nel voler mantenere la fissità dell'immagine e talvolta anche del profilmico (come avviene in Alphaville). Per quanto riguarda i punti di convergenza abbiamo invece un principio di stilizzazione che è relativo in primis alla costruzione dei personaggi, che talvolta li rende fruibili ma al limite della caricatura. Il quarto capitolo tratta l'ibridazione fra cinema e arti visive fondamentalmente attraverso tre aspetti: il collage sia come forma visiva che come soluzione formale nella costruzione di uno spazio o di un evento (analizzato principalmente nell'opera di Godad); il tableau vivant in quanto elemento visivo che incide sulla continuità finzionale del film (L'eden et après, Alain Robbe-Grillet) o che tende a creare un ambiente fittizio nel quale l'osservazione del film divenga come una sorta di osservazione poetico-analitica del quadro (Passion). E l'atto di creazione come momento dedicato strettamente all'arte, che si presenta come un'interruzione della narrazione. Il quinto capitolo tratta l'ibridazione portata dalle nuove tecnologie, pertanto verranno presi in esame i canali e i dispositivi di comunicazione che dagli anni Sessanta in poi hanno condizionato l'estetica cinematografica. In prima istanza verrà presa in esame la comunicazione di lotta e pubblicitaria degli anni Sessanta in relazione ai film realizzati nello stesso periodo, per introdurre un'unione fra le forme visive cinematografiche e quelle fruibili all'interno della metropoli; in seconda istanza l'aspetto più legato all'avvento della televisione e del telecomando come elementi determinanti dell'estetica cinematografica (la registrazione audiovisiva che non separa canale audio e canale video, il fermo immagine), infine la rete internet e gli spazi mediali, per affrontare il tema della migrazione del film in spazi diversi dalla sala cinematografica, il che ne determina anche le caratteristiche estetiche. In questo caso si tratta appunto di ibridazione data dall'ambiente circostante e dai dispositivi. La tesi è un percorso analitico che non punta all'esaustività, ma ha l'ambizione di sollevare delle questioni teoriche per interrogarsi sui confini e l'essenza di ciascuna arte a partire dal cinema. Il discorso è applicato ad alcuni autori, ma attraverso dei riferimenti il lavoro può essere potenzialmente ampliato ad altri autori ed ad altri domini artistici.

Forme ibride nel cinema di Jean-Luc Godard, Chris Marker, Alain Resnais, Alain Robbe-Grillet, Agnès Varda / Valente, Valentina. - (2012 Jul 26).

Forme ibride nel cinema di Jean-Luc Godard, Chris Marker, Alain Resnais, Alain Robbe-Grillet, Agnès Varda

Valente, Valentina
2012

Abstract

L'elaborato è una tesi sulle interrelazioni fra il cinema e le altre arti, focalizzandosi sull'ibridazione fra forme artistiche. Nell'isolare i processi di ibridazione “intenzionali”, o meglio che abbiano una matrice creativa che miri a mutazioni stilistiche nel cinema, ho isolato tre periodi caldi, a mio parere determinati dalla volontà di ibridazione del film con altre forme artistiche: le avanguardie, il cinema moderno e postmoderno. Pur essendo difficilmente definibili, i caratteri che hanno richiamato la mia attenzione nel campo della contaminazione fra le arti determinano chiaramente tre passaggi chiave di queste macrotendenze nelle quali individuo le parole chiave dell'evoluzione della forma ibrida: rompere, citare e incorporare. Attraverso questi aspetti si rivela un percorso che dalla rottura portata dalle avanguardie passa attraverso i processi di citazione tipici della modernità, fino all'incorporare in maniera quasi totale l'oggetto (che in alcuni casi non ha più le caratteristiche di un inserto ma diviene il centro trasfigurato di una nuova opera). Per la scelta degli autori ho individuato un'area geografica, la Francia, e preso in considerazione una selezione di registi formatisi negli anni Cinquanta, periodo molto fertile per la cinematografia francese. A questo punto ho individuato quelli che nel loro percorso artistico si sono rapportati con forme espressive diverse dal cinema e che si sono rivelate determinanti per il loro stile: Jean-Luc Godard, Alain Resnais, Chris Marker, Alain Robbe-Grillet, Angès Varda. Il primo capitolo si apre con un'analisi su tre tipi di interazione fra cinema e teatro: adattamento, trasposizione e ibridazione. Nell'analisi degli aspetti di teatralità e dell'aspetto centrale della determinazione di un'ibridazione del film con il teatro c'è una ricerca sullo spazio che vada in direzione di un'artificialità, un'ordine, una preparazione, una forma contratta e centripeta. L'analisi si concentra sull'opera di Alain Resnais in particolare su Mélo e Smoking/No Smoking, due film che non nascondono le loro istanze teatrali e le sviluppano ibridando il linguaggio cinematografico. Il secondo autore preso in esame è Jean-Luc Godard di cui analizzo Tout va bien per la costruzione dello spazio che richiama ad un certo teatro politico (Piscator, Brecht, Living Theatre) e Le Gai Savoir per la capacità di aprire da uno spazio teatrale focalizzato sull'attore dimensioni immaginarie rese visibili dal cinema. Il secondo capitolo tratta l'ibridazione con la fotografia, analizzando la natura dell'immagine fotografica rispetto a quella filmica. Alla base di questa sezione c'è una domanda: cos'è che, dello statuto dell'immagine fotografica, incide sul cinema e sui suoi processi narrativi ibridandone la forma? Ho individuato la temporalità, in quanto la pensosità della fotografia si oppone al dispositivo a scorrimento del film. Inoltre la fotografia conserva per sua natura un carattere testimoniale che, all'interno del film, può costituire al contempo un peso ed un valore aggiunto, a seconda della qualità del film e delle scelte del regista sotto un profilo artistico; pertanto il suo valore materico, pur soltanto evocato, assume un grande peso nell'economia della narrazione e per il portato teorico di cui carica l'opera. La prima analisi si concentra su L'année dernière à Marienbad, film in cui la fotografia incide come ulteriore canale temporale su un un'opera ambigua, tanto che il suo valore testimoniale viene messo in discussione. Segue l'analisi di film in cui nella costruzione dell'immagine vengono utilizzate delle scelte estetiche riferibili alla fotografia turistica (L'immortelle, Alain Robbe-Grillet) e il ritratto (Daguerréotypes). Le ultime due sezioni sono dedicate una alla fotografia come centro da cui si snoda il film o unico oggetto su cui si costruisce il film (Une minute pour une image, Agnès Varda - Je vous saloue, Sarajevo e Letter to Jane, Godard) o come unità del film che si sostituisce al fotogramma, riprendendo la tesi di Dubois sul cinegramma (Si j'avais quatre dromadaires, Marker e Salut les cubains, Varda). Il terzo capitolo tratta l'ibridazione fra cinema e fumetto analizzando gli aspetti della nona arte più vicini e più lontani dal film. La ricerca ritrova un particolare punto d'interesse nella resa della continuità temporale e del movimento, vedendo in alcuni registi delle scelte determinate dal fumetto nel voler mantenere la fissità dell'immagine e talvolta anche del profilmico (come avviene in Alphaville). Per quanto riguarda i punti di convergenza abbiamo invece un principio di stilizzazione che è relativo in primis alla costruzione dei personaggi, che talvolta li rende fruibili ma al limite della caricatura. Il quarto capitolo tratta l'ibridazione fra cinema e arti visive fondamentalmente attraverso tre aspetti: il collage sia come forma visiva che come soluzione formale nella costruzione di uno spazio o di un evento (analizzato principalmente nell'opera di Godad); il tableau vivant in quanto elemento visivo che incide sulla continuità finzionale del film (L'eden et après, Alain Robbe-Grillet) o che tende a creare un ambiente fittizio nel quale l'osservazione del film divenga come una sorta di osservazione poetico-analitica del quadro (Passion). E l'atto di creazione come momento dedicato strettamente all'arte, che si presenta come un'interruzione della narrazione. Il quinto capitolo tratta l'ibridazione portata dalle nuove tecnologie, pertanto verranno presi in esame i canali e i dispositivi di comunicazione che dagli anni Sessanta in poi hanno condizionato l'estetica cinematografica. In prima istanza verrà presa in esame la comunicazione di lotta e pubblicitaria degli anni Sessanta in relazione ai film realizzati nello stesso periodo, per introdurre un'unione fra le forme visive cinematografiche e quelle fruibili all'interno della metropoli; in seconda istanza l'aspetto più legato all'avvento della televisione e del telecomando come elementi determinanti dell'estetica cinematografica (la registrazione audiovisiva che non separa canale audio e canale video, il fermo immagine), infine la rete internet e gli spazi mediali, per affrontare il tema della migrazione del film in spazi diversi dalla sala cinematografica, il che ne determina anche le caratteristiche estetiche. In questo caso si tratta appunto di ibridazione data dall'ambiente circostante e dai dispositivi. La tesi è un percorso analitico che non punta all'esaustività, ma ha l'ambizione di sollevare delle questioni teoriche per interrogarsi sui confini e l'essenza di ciascuna arte a partire dal cinema. Il discorso è applicato ad alcuni autori, ma attraverso dei riferimenti il lavoro può essere potenzialmente ampliato ad altri autori ed ad altri domini artistici.
26-lug-2012
La thèse est dédiée à une question théorique précise: l'hybridation de la forme filmique, entre le cinéma et les autres arts. Dans ce cadre théorique j’ai pris en compte le travail de certains auteurs du cinéma français: Jean-Luc Godard, Alain Resnais, Alain Robbe-Grillet, Chris Marker et Agnès Varda. La thèse est composée de cinq chapitres. L’introduction est une panoramique sur le concept d'hybridation: la dérivation du mot, les différents types d’hybridation, soit au niveau de la forme du film soit plus en général dans le champs des arts. Le deuxième chapitre se focalise en particulier sur l'hybridation de la forme filmique avec le théâtre, en particulier la relation entre l'hybridation et l'adaptation et la transposition. Les films analysées sont Mélo et Smoking/No Smoking d'Alain Resnais, surtout pour les rapport avec l’hybridation du cinéma avec le théâtre dans le cadre de films qui peuvent apparaître simplement comme des adaptation des pièces théâtrales et la travail sur la scénographie; à suivre l'analyse de Tout va bien et Le Gai Savoir de Jean-Luc Godard, par rapport aux relations de l'oeuvre du cinéaste avec le théâtre politique de Piscator et Brecht, plus en détail au niveau de la mise en scène. Le troisième chapitre se concentre sur les relations entre cinéma et photographie, surtout sur la capacité de l'image fixe d'influencer l'image dans le flux du cinéma. On analyse plusieurs films dans lesquelles la présence de la photographie, en tant que objet théorique, caractérise les parcours narratifs (L'année dernière à Marienbad, Resnais et L'immortelle, Robbe-Grillet), films photographiques, comme Si j'avais quatre dromadaires (Marker) e Salut les cubains (Varda), ou films qui ont comme objet principal une photo (Ulysse et Une minute pour une image, Varda) ou qui assument une photo comme centre d'intérêt exclusif d’une spéculation politique (Letter to Jane, Godard) ou sociale et personnelle (Je vous salue, Sarajevo, Godard). Le quatrième chapitre est focalisé sur les relations entre cinéma et bande dessinée. On analyse soit les films qui ont à la base ou comme inspiration une bd, surtout dans les cas de film qui cherchent de traduire les formes visuelles de la bd sur l'écran, comme Alphaville (Godard) et ses rapports avec Dick Tracy. Mais aussi on parlera des films mélangeant animation et prises de vues réelles (I Want to Go Home et La vie est un roman, Resnais). Le cinquième chapitre est sur les relations entre cinéma et arts plastiques. Ici le discours se focalise sur trois points. Le collage comme forme hybride dans le champ des arts plastiques, surtout analysé dans les films de Godard (Pierrot le fou). Le tableau vivant (Passion, Godard - L’eden et après, Robbe-Grillet) et l’acte de création (Glissements progressifs du plaisir, Robbe-Grillet) comme éléments d’hybridation perce qu'ils créent une interruption du temps dans le flux du film. Dans le dernièr chapitre je m’occupe de l'hybridation du cinéma avec la communication de masse et les nouvelles technologies. Ici on trouve une analyse des influences du style communicatif du 1968 (affiches et publicité), en détail on verra ça dans les films de Godard (British Sounds). Après comment la télévision, le télécommande, la vidéo et le synthétiseurs vidéo ont modifié certains éléments du style cinématographique (Numéro Deux, Godard et Sans Soleil, Marker) . Aussi on verra comment internet a inspiré films comme Level Five (Marker), et les relations de ce film avec le cd-rom de Immemory. Et finalement comment les espaces d’exposition ont modifié la façon de voir les films (Voyage en Utopie, Godard).
hybridation, hybrid, ibridazione, arte plastica, arts plastiques, cinema, film, Agnès Varda, Chris Marker, Jean-Luc Godard, Alain Robbe-Grillet, Alain Resnais, photographie, photography, theatre, theater, teatro, fumetto, bande dessinée, comics, internet
Forme ibride nel cinema di Jean-Luc Godard, Chris Marker, Alain Resnais, Alain Robbe-Grillet, Agnès Varda / Valente, Valentina. - (2012 Jul 26).
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