This research outlines some features attributed to the godly action of creation and developed between the first century B.C. and the third century A.D. in the Latin-speaking West. The study focuses on the terminology used to explain the action of God in relation to cosmos and man and tries to assess if there is a peculiar conceptuality behind the chosen vocabulary. The research consists of four chapters: the first chapter frames the historical-philological background, while the other three survey the relevant texts. In the first chapter I try to define the value of biblical Latin as a factor of change in late Latin and to describe the origin of the first biblical translations into Latin (Old Latin). The second chapter deals with the analysis of the Latin translation of the Timaeus of Cicero. Cicero’s Demiurge differs from the Platonic one. In Cicero’s Timaeus are emphasized in particular the Demiurge’s personal and providential traits. The third chapter deals with the cosmogenesis and anthropogenesis in the Old Latin. The analysis begins from the translation of the first two chapters of Genesis: a point of reference for the translations of Bible’s other books. The theme of the creation of cosmos and man is then examined in some parts of the Old and the New Testament. It results a need to change the image of God as a craftsman in order to enhance the act of creation through the Word. Besides, Wisdom/Christ as collaborator of creation becomes a central figure. The fourth chapter analyses cosmogenesis and anthropogenesis in Tertullian’s works. The action of God in this case is different according to the recipient: God transcendence is underlined in the creation of cosmos, while in the creation of man God is represented as a craftsman. The precedent chapters show how the vocabulary used to define the action of God in Latin becomes richer and richer, maintaining a certain tension between the necessity of transcendence and the human need to think God as near.
La presente ricerca delinea alcuni caratteri dell'agire creativo del divino che furono elaborati tra il I secolo a.C. ed il III secolo d.C. nell'ambito del pensiero dell'Occidente latino. Lo studio riguarda la terminologia utilizzata per spiegare l'azione di Dio in relazione al cosmo e all'uomo al fine di valutare quale concettualità racchiuda il lessico usato. La ricerca consta di quattro capitoli: un primo capitolo di inquadramento storico-filologico e tre capitoli di analisi testuale. Nel primo capitolo sono posti i limiti entro i quali si muove la ricerca, definendo il valore del latino biblico-cristiano quale fattore di mutamento del latino tardo e l'origine delle prime traduzioni bibliche in latino. (Vetus Latina) Il secondo capitolo riguarda l'analisi della traduzione latina del Timeo di Cicerone. La figura del Demiurgo ciceroniano si discosta da quella del Demiurgo platonico ed in particolare sono accentuati i caratteri personali e di provvidenzialità. Il terzo capitolo riguarda la cosmogenesi e l'antropogenesi nella Vetus Latina. L'analisi prende le mosse dalla traduzione dei primi due capitoli di Genesi, testo che rimane punto di riferimento per le traduzioni degli altri libri biblici. Sono analizzatti poi ad alcuni luoghi del Primo Testamento e del Nuovo Testamento in cui si tematizza la creazione del cosmo e quella dell'uomo. Ciò che emerge è le necessità in ambito cristiano di distaccarsi dall'immagine del Dio-artigiano per valorizzare l'agire attraverso la Parola. Inoltre diventa centrale la figura della Sapienza/Cristo quale collaboratrice della creazione. Il quarto capitolo riguarda l'analisi della cosmogenesi e dell'antropogenesi in Tertulliano. L'agire di Dio in questo caso si differenzia in modo netto in base al destinatario: nella creazione del cosmo è accentuata la componente trascendente del divino, mentre nella creazione dell'uomo si definisce un Dio plasmatore e artigiano. Il confronto tra i tre poli d'indagine testuale fa emergere come il lessico usato per definire l'agire di Dio in latino si arricchisca con il tempo, mantenendo però una certa tensione tra la necessità di trascendenza e il bisogno umano di pensare un divino vicino.
Deus moliens, conditor, figulator. I volti del divino tra filosofia e cristianesimo. I a.C. - III d.C(2013 Jan 13).
Deus moliens, conditor, figulator. I volti del divino tra filosofia e cristianesimo. I a.C. - III d.C.
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2013
Abstract
La presente ricerca delinea alcuni caratteri dell'agire creativo del divino che furono elaborati tra il I secolo a.C. ed il III secolo d.C. nell'ambito del pensiero dell'Occidente latino. Lo studio riguarda la terminologia utilizzata per spiegare l'azione di Dio in relazione al cosmo e all'uomo al fine di valutare quale concettualità racchiuda il lessico usato. La ricerca consta di quattro capitoli: un primo capitolo di inquadramento storico-filologico e tre capitoli di analisi testuale. Nel primo capitolo sono posti i limiti entro i quali si muove la ricerca, definendo il valore del latino biblico-cristiano quale fattore di mutamento del latino tardo e l'origine delle prime traduzioni bibliche in latino. (Vetus Latina) Il secondo capitolo riguarda l'analisi della traduzione latina del Timeo di Cicerone. La figura del Demiurgo ciceroniano si discosta da quella del Demiurgo platonico ed in particolare sono accentuati i caratteri personali e di provvidenzialità. Il terzo capitolo riguarda la cosmogenesi e l'antropogenesi nella Vetus Latina. L'analisi prende le mosse dalla traduzione dei primi due capitoli di Genesi, testo che rimane punto di riferimento per le traduzioni degli altri libri biblici. Sono analizzatti poi ad alcuni luoghi del Primo Testamento e del Nuovo Testamento in cui si tematizza la creazione del cosmo e quella dell'uomo. Ciò che emerge è le necessità in ambito cristiano di distaccarsi dall'immagine del Dio-artigiano per valorizzare l'agire attraverso la Parola. Inoltre diventa centrale la figura della Sapienza/Cristo quale collaboratrice della creazione. Il quarto capitolo riguarda l'analisi della cosmogenesi e dell'antropogenesi in Tertulliano. L'agire di Dio in questo caso si differenzia in modo netto in base al destinatario: nella creazione del cosmo è accentuata la componente trascendente del divino, mentre nella creazione dell'uomo si definisce un Dio plasmatore e artigiano. Il confronto tra i tre poli d'indagine testuale fa emergere come il lessico usato per definire l'agire di Dio in latino si arricchisca con il tempo, mantenendo però una certa tensione tra la necessità di trascendenza e il bisogno umano di pensare un divino vicino.File | Dimensione | Formato | |
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