The aim of this work is to elucidate the meaning of 'infinity' from a phenomenological perspective, especially within the framework of Husserl’s theory of knowledge and perception. In the first chapter I firstly sketch the basics of Husserl’s phenomenology of knowledge. Thereafter I delve into the questions concerning the reduction to the 'reellen Bestand', which is hold to be the ground of verification of purports in the "Logical Investigations". I then propose an interpretation of the categorial intuition as directed to the laws an 'Auffassung' follows when it organizes the sensual contents related to an object. In the second chapter I briefly expound Husserl’s phenomenology of perception and I show how perception can be hold as an intentional experience. Afterwards I concentrate on the constitution of space and of thing (Ding). I show in which sense the structures of both constitutions are dependent on the sensations and kinesthesis (i.e. proprioceptions) experienced by the subject. In the third chapter I finally deal with the problem of infinity. I face some recent interpretations of Husserl’s theory of perception according to which infinity is somehow intertwined in and even intuited through thing-perception (Dingwahrnehmung). I claim that thing-perception can not be hold as an access to infinity, i.e. no thing-perception is a perception of something as infinite. Following I show how some other kinds of sensual experience can correspond to a perception of infinity. On the base of some Husserl’s manuscripts and through a brief confrontation with Kant’s Analytic of the Sublime I sustain that infinity can be sensually intuited in the senses of limitlessness and of formlessness. I then show that categorial intuition is necessary in order to constitute the meaning of mathematical infinity, i.e. an endless whole of discrete parts. In fact, the idea of such an “entity” is dependent on the capacity of grasping the law of a serial production. In the conclusion I establish that mathematical infinity is the only kind of infinity which can not find any sensual correlate. This is due to the fact that it is a meaning composed by two contradictory prescriptions: 'reach the limitless' and 'go on without an end'. I consequently argue that the idea of infinity is grounded on sensual experience and does not need any supernatural origin.

Scopo del presente lavoro è la chiarificazione del significato di 'infinito' all’interno di una prospettiva fenomenologica, in particolare nel quadro della teoria della conoscenza e della percezione di Husserl. Nel primo capitolo descrivo sommariamente i tratti fondamentali della fenomenologia husserliana della conoscenza. Dopo di che approfondisco le questioni concernenti la riduzione al 'reellen Bestand', il quale nelle "Ricerche logiche" è considerato il terreno di verificazione delle intenzioni. Quindi propongo un’interpretazione dell’intuizione categoriale come diretta alle leggi seguite da un’'Auffassung' nell'organizzazione dei dati sensoriali relativi a un oggetto. Nel secondo capitolo espongo brevemente la fenomenologia della percezione di Husserl e mostro in che modo la percezione si possa considerare un’esperienza intenzionale. Dopo di che mi concentro sulla costituzione dello spazio e della cosa (Ding). Mostro in che senso le strutture di entrambe le costituzioni dipendono dalle sensazioni e dalle cinestesi che un soggetto esperisce. Nel terzo capitolo giungo infine ad affrontare il problema dell’infinito. Mi confronto dapprima con alcune recenti interpretazioni della teoria della percezione di Husserl secondo le quali l’infinito è in qualche modo connesso con - e persino intuito attraverso - la percezione di cosa (Dingwahrnehmung). Sostengo che la percezione di cosa non può essere considerata un accesso all’infinito, vale a dire che nessuna percezione di cosa è percezione di qualcosa in quanto infinito. Sulla base di alcuni manoscritti di Husserl e attraverso un confronto con l’Analitica del sublime di Kant, giungo a sostenere che l’infinito può essere intuito a livello sensibile nei sensi di illimitato e di informe. Quindi mostro che l’intuizione categoriale è necessaria al fine di costituire il significato dell’infinito matematico, vale a dire un intero senza fine di parti discrete. Infatti, l’idea di una tale “entità” dipende dalla capacità di cogliere la legge di una produzione seriale. Nelle conclusioni rilevo che l’infinito matematico è l’unico tipo di infinito che non può trovare un correlato sensibile. Questo dipende dal fatto che esso è un significato composto da due prescrizioni contraddittorie tra loro: 'raggiungi l’illimitato' e 'vai avanti senza fine'. Conseguentemente affermo che l’idea di infinito è fondata sull’esperienza sensibile e che non necessita di alcuna origine sovrannaturale.

Il problema dell'infinito nell'orizzonte fenomenologico husserliano / Altobrando, Andrea. - (2012 Jan 30).

Il problema dell'infinito nell'orizzonte fenomenologico husserliano

Altobrando, Andrea
2012

Abstract

Scopo del presente lavoro è la chiarificazione del significato di 'infinito' all’interno di una prospettiva fenomenologica, in particolare nel quadro della teoria della conoscenza e della percezione di Husserl. Nel primo capitolo descrivo sommariamente i tratti fondamentali della fenomenologia husserliana della conoscenza. Dopo di che approfondisco le questioni concernenti la riduzione al 'reellen Bestand', il quale nelle "Ricerche logiche" è considerato il terreno di verificazione delle intenzioni. Quindi propongo un’interpretazione dell’intuizione categoriale come diretta alle leggi seguite da un’'Auffassung' nell'organizzazione dei dati sensoriali relativi a un oggetto. Nel secondo capitolo espongo brevemente la fenomenologia della percezione di Husserl e mostro in che modo la percezione si possa considerare un’esperienza intenzionale. Dopo di che mi concentro sulla costituzione dello spazio e della cosa (Ding). Mostro in che senso le strutture di entrambe le costituzioni dipendono dalle sensazioni e dalle cinestesi che un soggetto esperisce. Nel terzo capitolo giungo infine ad affrontare il problema dell’infinito. Mi confronto dapprima con alcune recenti interpretazioni della teoria della percezione di Husserl secondo le quali l’infinito è in qualche modo connesso con - e persino intuito attraverso - la percezione di cosa (Dingwahrnehmung). Sostengo che la percezione di cosa non può essere considerata un accesso all’infinito, vale a dire che nessuna percezione di cosa è percezione di qualcosa in quanto infinito. Sulla base di alcuni manoscritti di Husserl e attraverso un confronto con l’Analitica del sublime di Kant, giungo a sostenere che l’infinito può essere intuito a livello sensibile nei sensi di illimitato e di informe. Quindi mostro che l’intuizione categoriale è necessaria al fine di costituire il significato dell’infinito matematico, vale a dire un intero senza fine di parti discrete. Infatti, l’idea di una tale “entità” dipende dalla capacità di cogliere la legge di una produzione seriale. Nelle conclusioni rilevo che l’infinito matematico è l’unico tipo di infinito che non può trovare un correlato sensibile. Questo dipende dal fatto che esso è un significato composto da due prescrizioni contraddittorie tra loro: 'raggiungi l’illimitato' e 'vai avanti senza fine'. Conseguentemente affermo che l’idea di infinito è fondata sull’esperienza sensibile e che non necessita di alcuna origine sovrannaturale.
30-gen-2012
The aim of this work is to elucidate the meaning of 'infinity' from a phenomenological perspective, especially within the framework of Husserl’s theory of knowledge and perception. In the first chapter I firstly sketch the basics of Husserl’s phenomenology of knowledge. Thereafter I delve into the questions concerning the reduction to the 'reellen Bestand', which is hold to be the ground of verification of purports in the "Logical Investigations". I then propose an interpretation of the categorial intuition as directed to the laws an 'Auffassung' follows when it organizes the sensual contents related to an object. In the second chapter I briefly expound Husserl’s phenomenology of perception and I show how perception can be hold as an intentional experience. Afterwards I concentrate on the constitution of space and of thing (Ding). I show in which sense the structures of both constitutions are dependent on the sensations and kinesthesis (i.e. proprioceptions) experienced by the subject. In the third chapter I finally deal with the problem of infinity. I face some recent interpretations of Husserl’s theory of perception according to which infinity is somehow intertwined in and even intuited through thing-perception (Dingwahrnehmung). I claim that thing-perception can not be hold as an access to infinity, i.e. no thing-perception is a perception of something as infinite. Following I show how some other kinds of sensual experience can correspond to a perception of infinity. On the base of some Husserl’s manuscripts and through a brief confrontation with Kant’s Analytic of the Sublime I sustain that infinity can be sensually intuited in the senses of limitlessness and of formlessness. I then show that categorial intuition is necessary in order to constitute the meaning of mathematical infinity, i.e. an endless whole of discrete parts. In fact, the idea of such an “entity” is dependent on the capacity of grasping the law of a serial production. In the conclusion I establish that mathematical infinity is the only kind of infinity which can not find any sensual correlate. This is due to the fact that it is a meaning composed by two contradictory prescriptions: 'reach the limitless' and 'go on without an end'. I consequently argue that the idea of infinity is grounded on sensual experience and does not need any supernatural origin.
Husserl Phenomenology Fenomenologia Infinito Infinity Categorial intuition Intuizione categoriale Percezione Perception Theory of knowledge Gnoseologia Teoria della conoscenza Phenomenological reduction Riduzione fenomenologica Spazio Space
Il problema dell'infinito nell'orizzonte fenomenologico husserliano / Altobrando, Andrea. - (2012 Jan 30).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3422914
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