This research represents a comparative study on the functioning of the category of verbal aspect in Slovene and Russian. The purpose of this study consists in the attempt to contribute to the area of aspectological studies not only by outlining the Slovenian verbal system from an aspectual point of view, but also by defining the position of Slovene within the general framework of the other Slavic languages. The contribution of the many studies devoted to Russian was essential to achieve this purpose. Unlike the Slovenian language, Russian has a rich and consolidated aspectological tradition. Russian background has provided the theoretical basis for our investigation. The analysis presented here doesn’t concern the morphological patterns through which aspectual pairs are formed. It deals instead with the uses and meanings of perfective and imperfective aspect. The investigation was carried out on three literary texts of the twentieth century: the collection of short stories Čemodan by S. Dovlatov and its translation into Slovenian, the novel Pomladni dan by C. Kosmač and its translation into Russian and the Russian and Slovenian translations of the Italian novel Il deserto dei Tartari by D. Buzzati. The survey focused on the indicative verbal forms in the present, past and future tenses. More than 8000 verbs have been analyzed for each language. The Introduction presents the purposes and the methodological criteria the analysis is founded on. Chapter 1 provides an overview of the contributions dealing with Slovenian aspect starting from A. Bohorič’s grammar (XVI century) up to the most recent studies. Among the latter, particular attention has been paid to O.S. Plotnikova ‘s essays and A. Derganc and S.M. Dickey’s works. The analysis begins in Chapter 2, which is dedicated to the aspectual meanings of the Perfective aspect. In this chapter the cases of “concordance” (i.e. cases where both languages present a perfective verb) and cases of “discrepancy “(i.e. those where a Russian perfective verb corresponds to an imperfective verb in Slovene or vice versa) are discussed. Chapter 3 analyzes the behavior of the two languages in the use imperfective aspect, referring only to the cases of “concordance”, the case of discrepancy having been treated in Chapter 3. Chapter 4 focuses on the bi-aspectual verbs, the use of which is more frequent in Slovene than in Russian. This phenomenon is probably due to the lower productivity of the morphological system of prefixation in Slovene. Finally, Chapter 5 is devoted to the use of aspects in the present tense in Slovene, with particular reference to the historical present narrative and performative sentences. In these contexts Slovene also allows the use of perfective aspect, which is not possible in Russian. The analysis underlines that in Slovene the imperfective aspect is less widespread than in Russian, while the sphere of use of the perfective is larger: this clearly emerges from the lower frequency of use of imperfective verbal forms with general-factual function (in these cases the perfective form is often preferred), and by the fact that in cases of repetition Slovene often uses the perfective verb. What is crucial in the aspectual choice in Slovene is the possibility of the given verb to express or not the focus on the achievement of the inherent limit of the action: in the former case Slovene uses the perfective aspect, in the latter – the imperfective aspect. In other words, in this language aspectual choice is based on the semantic criteria of the verb, rather than on grammatical criteria (as is the case in Russian). These findings underline the similarities between Slovene and the West Slavic languages (in particular Czech) that share the same characteristics. The thesis is provided with two appendices: the first one offers a graphical view of the data, the second one presents a glossary of Slovenian aspectual pairs of verbs treated in the dissertation.
La presente ricerca rappresenta uno studio in ottica comparata del funzionamento della categoria dell’aspetto verbale in sloveno e in russo. Lo scopo di tale lavoro consiste nel tentativo di portare un contributo nell’ambito degli studi aspettologici non solo delineando il funzionamento del sistema verbale dello sloveno da un punto di vista aspettuale, ma anche definendo la posizione dello sloveno all’interno del quadro generale relativo al comportamento aspettuale delle lingue slave. Per giungere a tale scopo è stato indispensabile il contributo dei numerosi studi dedicati alla lingua russa che, a differenza dello sloveno, lingua tanto interessante da un punto di vista aspettuale, quanto trascurata nelle trattazioni dedicate alla categoria dell’aspetto, vanta una tradizione aspettologica ricca e consolidata. Tale tradizione ha fornito il quadro teorico di riferimento per condurre l’analisi. L’analisi, rivolta non ai metodi morfologici di formazione della coppia verbale, ma agli usi e ai significati dell’aspetto Perfettivo e Imperfettivo, è stata svolta su tre testi letterari del Novecento: la raccolta di racconti Čemodan di S. Dovlatov e la sua traduzione in sloveno, il romanzo Pomladni dan di C. Kosmač e la sua traduzione in russo e le traduzioni russa e slovena del romanzo italiano Il deserto dei Tartari di D. Buzzati.L’indagine si è concentrata sulle forme verbali dell’indicativo al tempo presente, passato e futuro per un totale di più di 8000 forme verbali analizzate per ogni lingua. Nell’Introduzione si trovano lo scopo e i criteri metodologici sui quali si è basata l’analisi. Nel Capitolo 1 si presenta un excursus sulle riflessioni relative all’aspetto in sloveno a partire dalla grammatica di A. Bohorič (XVI secolo) fino agli studi più recenti, in particolare i lavori di O.S. Plotnikova, che risalgono alla fine del secolo scorso, e ai saggi ancor più recenti/attuali di A. Derganc e S.M. Dickey. L’analisi vera propria inizia con il Capitolo 2 dedicato ai significati aspettuali del PF. In questo capitolo vengono presentati e commentati i casi di concordanza (ossia i casi in cui entrambe le lingue presentano un verbo di aspetto Perfettivo) e i casi di discordanza (ossia quelli in cui compare in russo un Perfettivo e in sloveno un Imperfettivo o viceversa). Nel Capitolo 3 si analizza il comportamento delle due lingue relativamente all’uso dell’aspetto imperfettivo, con riferimento ai soli casi di concordanza, poiché i casi di discordanza risultano già trattati al Capitolo 3. Il Capitolo 4 è dedicato ai verbi biaspettuali, molto più usati in sloveno che in russo probabilmente a causa della minore produttività morfologica del sistema della prefissazione in sloveno. Il Capitolo 5 è infine dedicato all’uso degli aspetti al tempo presente in sloveno, con riferimento ai contesti di presente storico e alle frasi performative. Tali contesti, infatti, in sloveno prevedono anche il ricorso all’aspetto perfettivo, il che non è ammesso in russo. L’analisi permette di evidenziare che in sloveno l’uso dell’imperfettivo è meno diffuso che in russo, mentre la sfera d’uso del perfettivo è più vasta: ciò emerge dalla minor frequenza d’uso dell’aspetto imperfettivo con funzione generico-fattuale (a cui spesso viene preferito un perfettivo), e dal fatto che nei contesti iterativi lo sloveno può spesso ricorrere al perfettivo. Ciò che si rivela fondamentale nella scelta aspettuale in sloveno è la capacità del verbo considerato di esprimere o meno la focalizzazione sul raggiungimento del limite dell’azione: nel primo caso il verbo compare generalmente all’aspetto perfettivo, nel secondo all’imperfettivo. In altri termini in sloveno la scelta aspettuale poggia su criteri che pertengono alla semantica azionale del verbo, più che su criteri grammaticali (come accade invece in russo). Tali conclusioni permettono di avvicinare lo sloveno alle lingue slave occidentali (in particolare al ceco) che condividono, appunto, le stesse caratteristiche. A completamento della tesi si trovano due Appendici: la prima propone una visualizzazione grafica dei dati ricavati dall’analisi del corpus, la seconda presenta un Glossario delle coppie aspettuali dei verbi sloveni che compaiono nella trattazione.
La categoria dell'aspetto verbale nel modo indicativo in russo e in sloveno: usi e significati a confronto / Pila, Malinka. - (2013 Feb 28).
La categoria dell'aspetto verbale nel modo indicativo in russo e in sloveno: usi e significati a confronto
Pila, Malinka
2013
Abstract
La presente ricerca rappresenta uno studio in ottica comparata del funzionamento della categoria dell’aspetto verbale in sloveno e in russo. Lo scopo di tale lavoro consiste nel tentativo di portare un contributo nell’ambito degli studi aspettologici non solo delineando il funzionamento del sistema verbale dello sloveno da un punto di vista aspettuale, ma anche definendo la posizione dello sloveno all’interno del quadro generale relativo al comportamento aspettuale delle lingue slave. Per giungere a tale scopo è stato indispensabile il contributo dei numerosi studi dedicati alla lingua russa che, a differenza dello sloveno, lingua tanto interessante da un punto di vista aspettuale, quanto trascurata nelle trattazioni dedicate alla categoria dell’aspetto, vanta una tradizione aspettologica ricca e consolidata. Tale tradizione ha fornito il quadro teorico di riferimento per condurre l’analisi. L’analisi, rivolta non ai metodi morfologici di formazione della coppia verbale, ma agli usi e ai significati dell’aspetto Perfettivo e Imperfettivo, è stata svolta su tre testi letterari del Novecento: la raccolta di racconti Čemodan di S. Dovlatov e la sua traduzione in sloveno, il romanzo Pomladni dan di C. Kosmač e la sua traduzione in russo e le traduzioni russa e slovena del romanzo italiano Il deserto dei Tartari di D. Buzzati.L’indagine si è concentrata sulle forme verbali dell’indicativo al tempo presente, passato e futuro per un totale di più di 8000 forme verbali analizzate per ogni lingua. Nell’Introduzione si trovano lo scopo e i criteri metodologici sui quali si è basata l’analisi. Nel Capitolo 1 si presenta un excursus sulle riflessioni relative all’aspetto in sloveno a partire dalla grammatica di A. Bohorič (XVI secolo) fino agli studi più recenti, in particolare i lavori di O.S. Plotnikova, che risalgono alla fine del secolo scorso, e ai saggi ancor più recenti/attuali di A. Derganc e S.M. Dickey. L’analisi vera propria inizia con il Capitolo 2 dedicato ai significati aspettuali del PF. In questo capitolo vengono presentati e commentati i casi di concordanza (ossia i casi in cui entrambe le lingue presentano un verbo di aspetto Perfettivo) e i casi di discordanza (ossia quelli in cui compare in russo un Perfettivo e in sloveno un Imperfettivo o viceversa). Nel Capitolo 3 si analizza il comportamento delle due lingue relativamente all’uso dell’aspetto imperfettivo, con riferimento ai soli casi di concordanza, poiché i casi di discordanza risultano già trattati al Capitolo 3. Il Capitolo 4 è dedicato ai verbi biaspettuali, molto più usati in sloveno che in russo probabilmente a causa della minore produttività morfologica del sistema della prefissazione in sloveno. Il Capitolo 5 è infine dedicato all’uso degli aspetti al tempo presente in sloveno, con riferimento ai contesti di presente storico e alle frasi performative. Tali contesti, infatti, in sloveno prevedono anche il ricorso all’aspetto perfettivo, il che non è ammesso in russo. L’analisi permette di evidenziare che in sloveno l’uso dell’imperfettivo è meno diffuso che in russo, mentre la sfera d’uso del perfettivo è più vasta: ciò emerge dalla minor frequenza d’uso dell’aspetto imperfettivo con funzione generico-fattuale (a cui spesso viene preferito un perfettivo), e dal fatto che nei contesti iterativi lo sloveno può spesso ricorrere al perfettivo. Ciò che si rivela fondamentale nella scelta aspettuale in sloveno è la capacità del verbo considerato di esprimere o meno la focalizzazione sul raggiungimento del limite dell’azione: nel primo caso il verbo compare generalmente all’aspetto perfettivo, nel secondo all’imperfettivo. In altri termini in sloveno la scelta aspettuale poggia su criteri che pertengono alla semantica azionale del verbo, più che su criteri grammaticali (come accade invece in russo). Tali conclusioni permettono di avvicinare lo sloveno alle lingue slave occidentali (in particolare al ceco) che condividono, appunto, le stesse caratteristiche. A completamento della tesi si trovano due Appendici: la prima propone una visualizzazione grafica dei dati ricavati dall’analisi del corpus, la seconda presenta un Glossario delle coppie aspettuali dei verbi sloveni che compaiono nella trattazione.File | Dimensione | Formato | |
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