The typological differences between the two languages are reflected in the strategies adopted to mark sentence-level prominence. While English mark focus by modulating prosodic parameters (namely, pitch, duration and intensity), Italian normally recurs to word order strategies, benefitting from the freer word order admitted by its syntax. This study is aimed to investigate the acquisition of the prosodic marking of narrow non-contrastive focus by Italian speakers of English L2. This study was mainly aimed at: (a) determining and comparing the prosodic cues used by English native speakers and Italian speakers of English L2 when marking narrow focus; (b) verifying if the Italian speakers are able to acquire the English prosodic strategies in focus marking as a function of their competence in English, progressively avoiding the focus marking strategies that characterize their L1 in favor of more native-like solutions; (c) investigating the phenomenon not only at the production level, but also from the point of view of perception. Consequently, this work is composed by a production and a perception study. The production study consisted in the acoustic analysis of native and non-native productions. The speech data were collected using a semi-spontaneous method, where speakers recorded a set of short sentences as replies to wh- questions, with the aim of eliciting sentences presenting narrow focus on subject or on verb. Three groups of speakers were recorded: English native speakers NS), Italian native speakers with a higher competence in English L2 (NNS1), and Italian native speakers with a lower competence in English L2 (NNS2). A similar set of Italian L1 sentences was also elicited from the Italian speakers. The acoustical analysis was performed at sentence and word level, and it was mainly based on the measurement of fundamental frequency and duration. The results confirmed that English native speakers mark narrow focus mainly by modulating pitch. NNS1 showed a progress towards the target model, by implementing an active use of pitch, although not perfectly matching with the native one. Finally, NNS2 were not able to mark focus with the use of prosodic parameters. The analysis of the Italian L1 data set suggested that in Italian narrow non-contrastive focus is not marked prosodically. Not even duration, which in Italian is the prosodic cue normally used to mark prominence at word level seems to play a role in signaling prominence at sentence level. The perception study was designed to verify whether the differences shown by the acoustical measurements could also have an impact on the listeners' perception. Two perception tests were designed, based on a two-alternative forced-choice paradigm, where listeners were asked to identify narrow focus by guessing the wh- question that had triggered each sentence. Experiment 1 presented natural sentences to two groups of listeners: 22 British native speakers and 22 Italian native listeners. The Italian native listeners were also presented with an extra set of stimuli, consisting of the Italian L1 data set. The results of Experiment 1 showed that English native listeners could correctly identify narrow focus even without extra contextual information. This happened for NS and NNS1, whereas the listeners could not recognize focus in the productions by NNS2. The Italian listeners could also detect focus well above chance level in the productions by NS. However, they failed to identify focus in the productions by NNS1 and NNS2. As for the Italian L1 data set, the Italian listeners failed to distinguish narrow focus, providing perceptual evidence to the hypothesis that Italians do not mark narrow focus by prosody. Experiment 2 was designed to investigate the effect of the differences in pitch modulation on the correct detection of narrow focus by English native listeners. In this case, the productions of the speakers were acoustically manipulated. The participants were 20 British English native speakers. In general, the results of Experiment 2 confirmed that pitch plays an important role in the recognition of narrow focus also from the perceptual point of view. This is particularly true for NS productions, while the listeners could not successfully identify focus in the modified non-native productions. The results of the production study and the perception study converged in showing that in English pitch plays an important role in the production and perception of narrow non-contrastive focus. As for non-native productions, NNS1 could approach the native model to a certain extent by modulating "FO". From the perceptual point of view, their productions were effective enough to be successfully understood by English native listeners. In contrast, NNS2 had not managed to adopt the strategies of English, showing a poor prosodic characterization of the constituent in focus. As a consequence, the listeners could not identify focus in the NNS2 productions. These findings are particularly interesting not only for research in L2 phonetics, but also for their implications for language instruction, where prosody has only recently started to be studied and taught with renewed interest and momentum.

La differenza tipologica tra l'italiano e l'inglese si riflette nelle strategie adottate per segnalare il focus dal punto di vista fonetico. Mentre in inglese è possibile marcare il focus utilizzando solo indici prosodici (altezza tonale, durata e intensità), in italiano si ricorre più spesso a strategie sintattiche, traendo beneficio dal più libero ordine delle parole ammesso dalla grammatica. Questa tesi si propone di investigare la realizzazione fonetica del focus ristretto di tipo non-contrastivo da parte di parlanti inglese L1 e L2. In particolare, il presente lavoro di ricerca si pone l'obiettivo di: (a) determinare e confrontare quali sono gli indici prosodici utilizzati da parlanti nativi anglofoni e da parlanti italiani di inglese L2 per segnalare la posizione del focus ristretto; (b) verificare se i parlanti italiani siano in grado di acquisire le strategie applicate dai parlanti nativi anglofoni in funzione della loro competenza in inglese L2, abbandonando progressivamente le strategie trasferite da L1 in favore di soluzioni più vicine a quelle adottate dai parlanti nativi anglofoni; (c) investigare il fenomeno non solo dal punto di vista della produzione, ma anche sul versante della percezione degli ascoltatori. I primi tre capitoli della tesi sono dedicati all'introduzione del problema, alla sua inquadratura nel quadro teorico di riferimento (la fonetica acustica sperimentale) e alla rassegna critica della letteratura più rilevante. In questi capitoli introduttivi sono inoltre presentate le principali teorie dell'acquisizione della pronuncia in L2 e i principali problemi metodologici connessi alla ricerca sperimentale su L2, con particolare attenzione all'ambito della prosodia. Il Capitolo 4 presenta le metodologie e i risultati di quattro studi pilota condotti dall'autore di questa tesi, con il duplice scopo di ottenere dati empirici sulla prosodia dell'inglese parlato dagli italiani e di verificare l'efficacia di diversi metodi di manipolazione del segnale per la preparazione di stimoli sperimentali. La parte centrale della tesi è rappresentata da uno studio di produzione (Capitoli 5 e 6) e da uno studio di percezione (Capitoli 7 e 8). Lo studio di produzione consiste nell'analisi acustica di brevi frasi realizzate da parlanti inglese L1 e L2, raccolte in modo semi-spontaneo utilizzando un protocollo di registrazione in cui le frasi sono state elicitate come risposte a interrogative parziali (domande wh), in modo da stimolare la realizzazione di frasi con focus ristretto sul soggetto o sul predicato verbale. Sono stati registrati tre gruppi di parlanti: parlanti nativi anglofoni (NS), parlanti italiani con livello di inglese L2 avanzato (NNS1) parlanti italiani con livello di inglese L2 elementare (NNS2). I parlanti italiani hanno anche registrato un set di frasi in italiano dalla struttura simile a quella inglese. Basandosi sui risultati riportati in studi precedenti (Cooper et al. 1985; Xu & Xu 2005; Breen et al. 2010), si è ipotizzato che i NS segnalassero il focus utilizzando indici prosodici, mediante significativi cambiamenti a livello di altezza tonale, durata e intensità. Nel caso dei parlanti inglese L2, si è ipotizzato che i parlanti NNS1 mostrino un significativo avvicinamento al modello dei parlanti nativi nel fare proprie le strategie prosodiche di segnalazione di focus. D'altro canto, si è ipotizzato che i parlanti NNS2 non riescano a usare la prosodia alla maniera dei nativi anglofoni, ricorrendo alle strategie proprie dell'italiano. L'analisi acustica è stata effettuata a livello di frasi e parole, e si è focalizzata principalmente sulla misurazione della frequenza fondamentale (indice fonetico dell'altezza tonale) e della durata. I risultati confermano le ipotesi, mostrando che i parlanti NS segnalano la posizione del focus ristretto principalmente con la modulazione dell'altezza tonale, mentre i parlanti NNS1 mostrano un avvicinamento al modello dei parlanti nativi, utilizzando in modo attivo l'altezza tonale come strumento per segnalare il focus, anche se in modo non del tutto consono al modello dei parlanti inglese L1. I parlanti NNS2, invece, non sembrano in grado di differenziare le loro produzioni sulla base degli indici fonetici analizzati. Per quanto riguarda l'analisi del set di frasi in italiano L1, l'analisi acustica ha mostrato che quando parlano la loro L1, gli italiani non marcano il focus con indici prosodici. La durata, che è l'indice acustico normalmente usato in italiano per marcare la prominenza a livello di parola, non sembra giocare un ruolo nel segnalare la prominenza a livello di frase. I risultati dello studio di produzione hanno fornito le indicazioni per la creazione dello studio di percezione, con lo scopo di verificare se le differenze trovate nei risultati dell'analisi acustica trovassero un correlato nella percezione. Sono stati quindi creati due esperimenti percettivi, basati entrambi su un modello di risposta a scelta obbligata tra due alternative, in cui veniva chiesto agli ascoltatori di selezionare la domanda che aveva originato le singole frasi. L'Esperimento 1 è stato presentato a due gruppi di ascoltatori: 22 nativi anglofoni e 22 italiani, parlanti inglese L2. I parlanti italiani hanno ascoltato un ulteriore set di stimoli, composto da frasi in italiano. I risultati dell'esperimento mostrano che gli ascoltatori nativi anglofoni possono distinguere la localizzazione del focus ristretto sulla base della prosodia anche senza la necessità di ulteriori informazioni legate al contesto della comunicazione. Ciò avviene sia quando ascoltano i parlanti NS che quando ascoltano i parlanti NNS1, mentre il riconoscimento delle produzioni dei parlanti NNS2 non supera il livello di casualità. Gli italiani invece sono anch'essi in grado di riconoscere il focus nelle produzioni dei parlanti nativi, ma non ottengono risultati significativi per le produzioni di entrambi i gruppi di parlanti inglese L2. Per quanto riguarda le frasi in italiano, nemmeno in questo caso gli ascoltatori italiani non sono in grado di distinguere la localizzazione del focus, dimostrando che in italiano a livello percettivo gli indici prosodici in analisi (altezza tonale e durata) non sono abbastanza per riconoscere la posizione del focus. L'Esperimento 2 è stato ideato per investigare l'effetto della differenza nella modulazione dell'altezza tonale nella corretta distinzione del focus ristretto da parte di ascoltatori nativi anglofoni, mediante la manipolazione del segnale acustico. In generale, i risultati dell'Esperimento 2 confermano che l'altezza tonale gioca un ruolo importante nel riconoscimento del focus ristretto anche dal punto di vista percettivo, almeno per quando riguarda le produzioni dei parlanti nativi anglofoni. Questo non è però generalizzabile per quanto riguarda le produzioni in inglese L2, dove i risultati degli ascoltatori non si allontanano significativamente dalla soglia della casualità, in nessuna delle condizioni sperimentali. In conclusione, i risultati dello studio di produzione e dello studio di percezione convergono nel mostrare che in inglese l'altezza tonale gioca un ruolo fondamentale nella produzione e nella percezione del focus ristretto di tipo non-contrastivo. Per quanto riguarda le produzioni in inglese L2, i parlanti NNS1 sembrano in grado di avvicinarsi al modello nativo, almeno in una certa misura, con risultati apprezzabili sia dal punto di vista dell'analisi del segnale che della percezione acustica. I parlanti NNS2, invece, sembrano essere incapaci di adottare le strategie proprie dell'inglese, trasferendo in L2 le strategie tipiche dell'italiano, come si evince dal confronto con i risultati ottenuti nella produzione e percezione delle frasi in italiano L1. I risultati riportati in questa tesi sono interessanti non solo per la ricerca fonetica, ma anche per la loro possibile applicazione nell'insegnamento e apprendimento delle lingue straniere, dove la prosodia sta iniziando a essere studiata e insegnata con rinnovato interesse e vigore come parte integrante dell'acquisizione di una corretta pronuncia in L2 (Busà 2012).

The Phonetic Realization of Narrow Focus in English L1 and L2. Data from Production and Perception / Rognoni, Luca. - (2014 Feb 07).

The Phonetic Realization of Narrow Focus in English L1 and L2. Data from Production and Perception

Rognoni, Luca
2014

Abstract

La differenza tipologica tra l'italiano e l'inglese si riflette nelle strategie adottate per segnalare il focus dal punto di vista fonetico. Mentre in inglese è possibile marcare il focus utilizzando solo indici prosodici (altezza tonale, durata e intensità), in italiano si ricorre più spesso a strategie sintattiche, traendo beneficio dal più libero ordine delle parole ammesso dalla grammatica. Questa tesi si propone di investigare la realizzazione fonetica del focus ristretto di tipo non-contrastivo da parte di parlanti inglese L1 e L2. In particolare, il presente lavoro di ricerca si pone l'obiettivo di: (a) determinare e confrontare quali sono gli indici prosodici utilizzati da parlanti nativi anglofoni e da parlanti italiani di inglese L2 per segnalare la posizione del focus ristretto; (b) verificare se i parlanti italiani siano in grado di acquisire le strategie applicate dai parlanti nativi anglofoni in funzione della loro competenza in inglese L2, abbandonando progressivamente le strategie trasferite da L1 in favore di soluzioni più vicine a quelle adottate dai parlanti nativi anglofoni; (c) investigare il fenomeno non solo dal punto di vista della produzione, ma anche sul versante della percezione degli ascoltatori. I primi tre capitoli della tesi sono dedicati all'introduzione del problema, alla sua inquadratura nel quadro teorico di riferimento (la fonetica acustica sperimentale) e alla rassegna critica della letteratura più rilevante. In questi capitoli introduttivi sono inoltre presentate le principali teorie dell'acquisizione della pronuncia in L2 e i principali problemi metodologici connessi alla ricerca sperimentale su L2, con particolare attenzione all'ambito della prosodia. Il Capitolo 4 presenta le metodologie e i risultati di quattro studi pilota condotti dall'autore di questa tesi, con il duplice scopo di ottenere dati empirici sulla prosodia dell'inglese parlato dagli italiani e di verificare l'efficacia di diversi metodi di manipolazione del segnale per la preparazione di stimoli sperimentali. La parte centrale della tesi è rappresentata da uno studio di produzione (Capitoli 5 e 6) e da uno studio di percezione (Capitoli 7 e 8). Lo studio di produzione consiste nell'analisi acustica di brevi frasi realizzate da parlanti inglese L1 e L2, raccolte in modo semi-spontaneo utilizzando un protocollo di registrazione in cui le frasi sono state elicitate come risposte a interrogative parziali (domande wh), in modo da stimolare la realizzazione di frasi con focus ristretto sul soggetto o sul predicato verbale. Sono stati registrati tre gruppi di parlanti: parlanti nativi anglofoni (NS), parlanti italiani con livello di inglese L2 avanzato (NNS1) parlanti italiani con livello di inglese L2 elementare (NNS2). I parlanti italiani hanno anche registrato un set di frasi in italiano dalla struttura simile a quella inglese. Basandosi sui risultati riportati in studi precedenti (Cooper et al. 1985; Xu & Xu 2005; Breen et al. 2010), si è ipotizzato che i NS segnalassero il focus utilizzando indici prosodici, mediante significativi cambiamenti a livello di altezza tonale, durata e intensità. Nel caso dei parlanti inglese L2, si è ipotizzato che i parlanti NNS1 mostrino un significativo avvicinamento al modello dei parlanti nativi nel fare proprie le strategie prosodiche di segnalazione di focus. D'altro canto, si è ipotizzato che i parlanti NNS2 non riescano a usare la prosodia alla maniera dei nativi anglofoni, ricorrendo alle strategie proprie dell'italiano. L'analisi acustica è stata effettuata a livello di frasi e parole, e si è focalizzata principalmente sulla misurazione della frequenza fondamentale (indice fonetico dell'altezza tonale) e della durata. I risultati confermano le ipotesi, mostrando che i parlanti NS segnalano la posizione del focus ristretto principalmente con la modulazione dell'altezza tonale, mentre i parlanti NNS1 mostrano un avvicinamento al modello dei parlanti nativi, utilizzando in modo attivo l'altezza tonale come strumento per segnalare il focus, anche se in modo non del tutto consono al modello dei parlanti inglese L1. I parlanti NNS2, invece, non sembrano in grado di differenziare le loro produzioni sulla base degli indici fonetici analizzati. Per quanto riguarda l'analisi del set di frasi in italiano L1, l'analisi acustica ha mostrato che quando parlano la loro L1, gli italiani non marcano il focus con indici prosodici. La durata, che è l'indice acustico normalmente usato in italiano per marcare la prominenza a livello di parola, non sembra giocare un ruolo nel segnalare la prominenza a livello di frase. I risultati dello studio di produzione hanno fornito le indicazioni per la creazione dello studio di percezione, con lo scopo di verificare se le differenze trovate nei risultati dell'analisi acustica trovassero un correlato nella percezione. Sono stati quindi creati due esperimenti percettivi, basati entrambi su un modello di risposta a scelta obbligata tra due alternative, in cui veniva chiesto agli ascoltatori di selezionare la domanda che aveva originato le singole frasi. L'Esperimento 1 è stato presentato a due gruppi di ascoltatori: 22 nativi anglofoni e 22 italiani, parlanti inglese L2. I parlanti italiani hanno ascoltato un ulteriore set di stimoli, composto da frasi in italiano. I risultati dell'esperimento mostrano che gli ascoltatori nativi anglofoni possono distinguere la localizzazione del focus ristretto sulla base della prosodia anche senza la necessità di ulteriori informazioni legate al contesto della comunicazione. Ciò avviene sia quando ascoltano i parlanti NS che quando ascoltano i parlanti NNS1, mentre il riconoscimento delle produzioni dei parlanti NNS2 non supera il livello di casualità. Gli italiani invece sono anch'essi in grado di riconoscere il focus nelle produzioni dei parlanti nativi, ma non ottengono risultati significativi per le produzioni di entrambi i gruppi di parlanti inglese L2. Per quanto riguarda le frasi in italiano, nemmeno in questo caso gli ascoltatori italiani non sono in grado di distinguere la localizzazione del focus, dimostrando che in italiano a livello percettivo gli indici prosodici in analisi (altezza tonale e durata) non sono abbastanza per riconoscere la posizione del focus. L'Esperimento 2 è stato ideato per investigare l'effetto della differenza nella modulazione dell'altezza tonale nella corretta distinzione del focus ristretto da parte di ascoltatori nativi anglofoni, mediante la manipolazione del segnale acustico. In generale, i risultati dell'Esperimento 2 confermano che l'altezza tonale gioca un ruolo importante nel riconoscimento del focus ristretto anche dal punto di vista percettivo, almeno per quando riguarda le produzioni dei parlanti nativi anglofoni. Questo non è però generalizzabile per quanto riguarda le produzioni in inglese L2, dove i risultati degli ascoltatori non si allontanano significativamente dalla soglia della casualità, in nessuna delle condizioni sperimentali. In conclusione, i risultati dello studio di produzione e dello studio di percezione convergono nel mostrare che in inglese l'altezza tonale gioca un ruolo fondamentale nella produzione e nella percezione del focus ristretto di tipo non-contrastivo. Per quanto riguarda le produzioni in inglese L2, i parlanti NNS1 sembrano in grado di avvicinarsi al modello nativo, almeno in una certa misura, con risultati apprezzabili sia dal punto di vista dell'analisi del segnale che della percezione acustica. I parlanti NNS2, invece, sembrano essere incapaci di adottare le strategie proprie dell'inglese, trasferendo in L2 le strategie tipiche dell'italiano, come si evince dal confronto con i risultati ottenuti nella produzione e percezione delle frasi in italiano L1. I risultati riportati in questa tesi sono interessanti non solo per la ricerca fonetica, ma anche per la loro possibile applicazione nell'insegnamento e apprendimento delle lingue straniere, dove la prosodia sta iniziando a essere studiata e insegnata con rinnovato interesse e vigore come parte integrante dell'acquisizione di una corretta pronuncia in L2 (Busà 2012).
7-feb-2014
The typological differences between the two languages are reflected in the strategies adopted to mark sentence-level prominence. While English mark focus by modulating prosodic parameters (namely, pitch, duration and intensity), Italian normally recurs to word order strategies, benefitting from the freer word order admitted by its syntax. This study is aimed to investigate the acquisition of the prosodic marking of narrow non-contrastive focus by Italian speakers of English L2. This study was mainly aimed at: (a) determining and comparing the prosodic cues used by English native speakers and Italian speakers of English L2 when marking narrow focus; (b) verifying if the Italian speakers are able to acquire the English prosodic strategies in focus marking as a function of their competence in English, progressively avoiding the focus marking strategies that characterize their L1 in favor of more native-like solutions; (c) investigating the phenomenon not only at the production level, but also from the point of view of perception. Consequently, this work is composed by a production and a perception study. The production study consisted in the acoustic analysis of native and non-native productions. The speech data were collected using a semi-spontaneous method, where speakers recorded a set of short sentences as replies to wh- questions, with the aim of eliciting sentences presenting narrow focus on subject or on verb. Three groups of speakers were recorded: English native speakers NS), Italian native speakers with a higher competence in English L2 (NNS1), and Italian native speakers with a lower competence in English L2 (NNS2). A similar set of Italian L1 sentences was also elicited from the Italian speakers. The acoustical analysis was performed at sentence and word level, and it was mainly based on the measurement of fundamental frequency and duration. The results confirmed that English native speakers mark narrow focus mainly by modulating pitch. NNS1 showed a progress towards the target model, by implementing an active use of pitch, although not perfectly matching with the native one. Finally, NNS2 were not able to mark focus with the use of prosodic parameters. The analysis of the Italian L1 data set suggested that in Italian narrow non-contrastive focus is not marked prosodically. Not even duration, which in Italian is the prosodic cue normally used to mark prominence at word level seems to play a role in signaling prominence at sentence level. The perception study was designed to verify whether the differences shown by the acoustical measurements could also have an impact on the listeners' perception. Two perception tests were designed, based on a two-alternative forced-choice paradigm, where listeners were asked to identify narrow focus by guessing the wh- question that had triggered each sentence. Experiment 1 presented natural sentences to two groups of listeners: 22 British native speakers and 22 Italian native listeners. The Italian native listeners were also presented with an extra set of stimuli, consisting of the Italian L1 data set. The results of Experiment 1 showed that English native listeners could correctly identify narrow focus even without extra contextual information. This happened for NS and NNS1, whereas the listeners could not recognize focus in the productions by NNS2. The Italian listeners could also detect focus well above chance level in the productions by NS. However, they failed to identify focus in the productions by NNS1 and NNS2. As for the Italian L1 data set, the Italian listeners failed to distinguish narrow focus, providing perceptual evidence to the hypothesis that Italians do not mark narrow focus by prosody. Experiment 2 was designed to investigate the effect of the differences in pitch modulation on the correct detection of narrow focus by English native listeners. In this case, the productions of the speakers were acoustically manipulated. The participants were 20 British English native speakers. In general, the results of Experiment 2 confirmed that pitch plays an important role in the recognition of narrow focus also from the perceptual point of view. This is particularly true for NS productions, while the listeners could not successfully identify focus in the modified non-native productions. The results of the production study and the perception study converged in showing that in English pitch plays an important role in the production and perception of narrow non-contrastive focus. As for non-native productions, NNS1 could approach the native model to a certain extent by modulating "FO". From the perceptual point of view, their productions were effective enough to be successfully understood by English native listeners. In contrast, NNS2 had not managed to adopt the strategies of English, showing a poor prosodic characterization of the constituent in focus. As a consequence, the listeners could not identify focus in the NNS2 productions. These findings are particularly interesting not only for research in L2 phonetics, but also for their implications for language instruction, where prosody has only recently started to be studied and taught with renewed interest and momentum.
prosody L2 focus marking information structure L2 speech acquisition prominence non-contrastive
The Phonetic Realization of Narrow Focus in English L1 and L2. Data from Production and Perception / Rognoni, Luca. - (2014 Feb 07).
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