This thesis develops the main issues raised in the practical application regarding the burden. The first part men faced the thought of the doctrine and jurisprudence regarding the burden placed on the donation and testament, with particular regard to the problem of the nature of the burden. The second part deals with defining the meaning of «any interested person» (art. 648 c.c.), because this is important to determine, in the silence of the law, which is the structure of the burden. In the third chapter deals with the issue of discipline applicable burden from different points of view: the responsibility of burden, the impossibility or illegality of the burden (art. 647, paragraph 3, c.c.), the resolution of the testamentary provision in case of nonperformance of the burden and the identification of a criterion how to distinguish from other figures related to it, as the condition, the legacy or the mandate post mortem. The thesis aims to demonstrate that the burden takes on different characteristics depending on whether it is included into a donation or in a will. This circumstance suggests separate discussion of two figures of burden and will be developed in this thesis the main issues regarding testamentary burden. The central issue is constituted by the determination of the accidental, incidental or self-burden, which is closely related, in general, with the understanding of the inheritance system and, in particular, with the definition of a will. The theme of the chapter fifth chapter is whether the burden could constitute a means of introducing in the will a prohibition against alienation or a binding of destination on a property for the fulfillment of a certain purpose.

I fiumi d’inchiostro che fin dalla Pandettistica sono stati versati per individuare l’ambito concettuale del modus non devono trarre in inganno, inducendo a ritenere che lo studio di questa figura costituisca una tematica di scarsa rilevanza pratica: infatti, volgendo lo sguardo alla prassi applicativa, risulta evidente che la definizione della natura e della disciplina dell’onere rappresenta soprattutto un problema di ordine pratico. Si pensi, ad esempio, alla struttura della clausola modale: la legge nulla dice a tal proposito. Ciò nondimeno, dagli artt. 642 e 648 c.c. possono ricavarsi delle importanti indicazioni, seppure ad una prima lettura esse potrebbero sembrare contraddittorie: infatti, se da un lato, si parla di «adempimento» e «risoluzione», facendo pensare che l’onere altro non sia che un’obbligazione in senso tecnico, dall’altro, si attribuisce la legittimazione ad agire a «qualsiasi interessato», richiamando l’idea di una platea indeterminata di soggetti titolari della situazione giuridica soggettiva fatta valere in giudizio. Spetta, dunque, all’interprete verificare se la considerazione dei diversi soggetti che possono essere avvantaggiati dall’onere e l’interesse per il cui perseguimento esso sia stato previsto consentano l’individuazione di uno o più soggetti determinati, titolari della legittimazione all’azione di adempimento e di risoluzione e, conseguentemente, la riaffermazione della natura obbligatoria dell’onere. Per fare chiarezza sui temi accennati il punto di partenza scelto è quello dell’analisi delle principali problematiche poste dall’onere così come emerse dall’osservazione della prassi applicativa, nell’ottica di un costante confronto tra onere testamentario e donazione modale, volto a dimostrare come, nonostante la disciplina pressoché identica, il modus assuma, in realtà, caratteri ben diversi a seconda del contesto in cui si inserisce. Tale circostanza non solo legittima, bensì suggerisce una trattazione separata del modo testamentario e donativo: per questa ragione dal capitolo quarto, allorché è stato necessario entrare in medias res, l’attenzione è stata rivolta esclusivamente al primo. La questione centrale, attorno alla quale finiscono per ruotare tutti i problemi in materia di onere testamentario, è quella della determinazione della natura accidentale, accessoria o autonoma dello stesso; questione che risulta strettamente connessa, in generale, con il modo di intendere il sistema successorio e, in particolare, con la definizione accolta di testamento. Per questo motivo, solo una volta data soluzione a questo problema, possono trarsi le conseguenze in ordine alla disciplina applicabile al modus. Se e in quali limiti l’onere possa essere utilizzato per introdurre un divieto testamentario di alienazione o per imprimere un vincolo di destinazione su un patrimonio per il soddisfacimento di un determinato scopo è il tema trattato nell’ultimo ma non per questo meno importante capitolo, in cui è stato affrontato, tra l’altro, il problema del rapporto sussistente tra l’onere e la fattispecie di cui all’art. 2645 ter c.c., nonché tra il modus e la c.d. fondazione fiduciaria.

Autonomia testamentaria e clausola modale / Guadagnin, Anna. - (2015 Jun 22).

Autonomia testamentaria e clausola modale

Guadagnin, Anna
2015

Abstract

I fiumi d’inchiostro che fin dalla Pandettistica sono stati versati per individuare l’ambito concettuale del modus non devono trarre in inganno, inducendo a ritenere che lo studio di questa figura costituisca una tematica di scarsa rilevanza pratica: infatti, volgendo lo sguardo alla prassi applicativa, risulta evidente che la definizione della natura e della disciplina dell’onere rappresenta soprattutto un problema di ordine pratico. Si pensi, ad esempio, alla struttura della clausola modale: la legge nulla dice a tal proposito. Ciò nondimeno, dagli artt. 642 e 648 c.c. possono ricavarsi delle importanti indicazioni, seppure ad una prima lettura esse potrebbero sembrare contraddittorie: infatti, se da un lato, si parla di «adempimento» e «risoluzione», facendo pensare che l’onere altro non sia che un’obbligazione in senso tecnico, dall’altro, si attribuisce la legittimazione ad agire a «qualsiasi interessato», richiamando l’idea di una platea indeterminata di soggetti titolari della situazione giuridica soggettiva fatta valere in giudizio. Spetta, dunque, all’interprete verificare se la considerazione dei diversi soggetti che possono essere avvantaggiati dall’onere e l’interesse per il cui perseguimento esso sia stato previsto consentano l’individuazione di uno o più soggetti determinati, titolari della legittimazione all’azione di adempimento e di risoluzione e, conseguentemente, la riaffermazione della natura obbligatoria dell’onere. Per fare chiarezza sui temi accennati il punto di partenza scelto è quello dell’analisi delle principali problematiche poste dall’onere così come emerse dall’osservazione della prassi applicativa, nell’ottica di un costante confronto tra onere testamentario e donazione modale, volto a dimostrare come, nonostante la disciplina pressoché identica, il modus assuma, in realtà, caratteri ben diversi a seconda del contesto in cui si inserisce. Tale circostanza non solo legittima, bensì suggerisce una trattazione separata del modo testamentario e donativo: per questa ragione dal capitolo quarto, allorché è stato necessario entrare in medias res, l’attenzione è stata rivolta esclusivamente al primo. La questione centrale, attorno alla quale finiscono per ruotare tutti i problemi in materia di onere testamentario, è quella della determinazione della natura accidentale, accessoria o autonoma dello stesso; questione che risulta strettamente connessa, in generale, con il modo di intendere il sistema successorio e, in particolare, con la definizione accolta di testamento. Per questo motivo, solo una volta data soluzione a questo problema, possono trarsi le conseguenze in ordine alla disciplina applicabile al modus. Se e in quali limiti l’onere possa essere utilizzato per introdurre un divieto testamentario di alienazione o per imprimere un vincolo di destinazione su un patrimonio per il soddisfacimento di un determinato scopo è il tema trattato nell’ultimo ma non per questo meno importante capitolo, in cui è stato affrontato, tra l’altro, il problema del rapporto sussistente tra l’onere e la fattispecie di cui all’art. 2645 ter c.c., nonché tra il modus e la c.d. fondazione fiduciaria.
22-giu-2015
This thesis develops the main issues raised in the practical application regarding the burden. The first part men faced the thought of the doctrine and jurisprudence regarding the burden placed on the donation and testament, with particular regard to the problem of the nature of the burden. The second part deals with defining the meaning of «any interested person» (art. 648 c.c.), because this is important to determine, in the silence of the law, which is the structure of the burden. In the third chapter deals with the issue of discipline applicable burden from different points of view: the responsibility of burden, the impossibility or illegality of the burden (art. 647, paragraph 3, c.c.), the resolution of the testamentary provision in case of nonperformance of the burden and the identification of a criterion how to distinguish from other figures related to it, as the condition, the legacy or the mandate post mortem. The thesis aims to demonstrate that the burden takes on different characteristics depending on whether it is included into a donation or in a will. This circumstance suggests separate discussion of two figures of burden and will be developed in this thesis the main issues regarding testamentary burden. The central issue is constituted by the determination of the accidental, incidental or self-burden, which is closely related, in general, with the understanding of the inheritance system and, in particular, with the definition of a will. The theme of the chapter fifth chapter is whether the burden could constitute a means of introducing in the will a prohibition against alienation or a binding of destination on a property for the fulfillment of a certain purpose.
Onere testamentario / Burden
Autonomia testamentaria e clausola modale / Guadagnin, Anna. - (2015 Jun 22).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3424191
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