The thesis focuses on the relation between the concept of Sinn and the idea of transcendental philosophy in the works of Edmund Husserl between 1901 and 1913, paying particular attention to unpublished manuscript as "Noema und Sinn" and "Studien zur Struktur des Bewusstseins". The first chapter contains an analysis of the concepts of Bedeutung and Auffassungssinn in the LU. The second chapter deals with Husserl's rethinking of phenomenological giveness between 1903 and 1905. The third chapter exposes Husserl's introduction of the intentional object in the domain of phenomenological field in 1906 and the correlative revision of the concept of phenomenological immanence. The fourth chapter takes on the concepts of noema and noetic-noematic parallelism in Ideen I. The central idea of the dissertation is that the concept of sense is the pivotal point in order to understand Husserl's phenomenological-transcendental idealism. In particular, Husserl's so-called "transcendental turn" depends on the progressive clarification of two fundamentals laws of sense. The first law expresses the continuity between intentional ways of consciousness and intensional modus of giveness; the second law expresses the inextricable tangle between identical objectual reference and transcendental ways of manifestation. The intepretative perspective is based on Gilles Deleuze Logic of Sense and the thesis also contains an appendix on Deleuze's critique of Husserl's concept of transcendental.

La tesi consiste in una ricostruzione storico-teoretica dello sviluppo del concetto di senso in Edmund Husserl, con l'obiettivo di farne emergere la centralità per la definizione dell’idea di filosofia trascendentale. Si assume come filo conduttore l’interpretazione di Gilles Deleuze il quale, in Logique du sens, definisce la «scoperta del senso» come caratteristica distintiva della filosofia trascendentale. A partire da questa chiave di lettura, l’originalità del lavoro si configura nei termini di una presa di distanza dalla «detrascentalizzazione» (English) della fenomenologia proposta da numerosi allievi ed interpreti di Husserl. La ricerca mira quindi alla riaffermazione del carattere necessariamente trascendentale del pensiero di Husserl e individua nel concetto di senso il punto archimedico su cui poggia tale necessità. Il lavoro ripercorre lo sviluppo di questo concetto a partire dalla V Ricerca Logica per arrivare ad Ideen I (1913). Lungo questo percorso è possibile rintracciare, sulla base di circostanziate analisi testuali, l’intrinseca connessione tra la progressiva autonomizzazione della sfera del senso e la “svolta” trascendentale operata da Husserl (databile tra il 1907 ed il 1908), che apre alla definizione della struttura della coscienza in termini di correlazione noetico-noematica. Il concetto di senso esprime il tentativo di pensare il carattere “proteiforme” del «Logos» fenomenologico (Ms. B III 12 VIII), come dimensione irriducibile tanto al versante puramente logico-semantico della Bedeutung, quanto alla dimensione della Wahrnehmung ordinaria. Nel primo capitolo, viene dunque tracciata una genealogia del concetto fenomenologico di senso, mostrando come esso sorga da una fusione tra un modo intenzionalista (Brentano, Twardowski) e un modo non-intenzionalista (Bolzano, Frege) di pensare la struttura del discorso (Rede), organizzato secondo la tripartizione Vorstellung, Sinn, Gegenstand. In questo contesto, il concetto di senso mostra la sua intrinseca connessione con la definizione stessa dell’intenzionalità fenomenologica, nella misura in cui permette ad Husserl di contrapporsi tanto al rischio di una ipostatizzazione del significato, quanto a quello, opposto e complementare, di una riduzione del significato ad immagine, raffigurazione o copia psichico-coscienziale dell’oggetto. Nel secondo capitolo, viene messa in luce la “crisi metodologica” che seguì alla pubblicazione delle LU, la quale determinò una profonda ristrutturazione del concetto di datità fenomenologia e di datità immanente. Questa crisi si connette a sua volta, da un lato, ad una rinnovata problematizzazione del compito gnoseologico della fenomenologica, dall’altro, ai risultati delle analisi sulle presentificazioni intuitive (fantasia, rimemorazione) e sulla coscienzainterna del tempo del 1904/05. Questi risultati spinsero Husserl a rivedere la concezione ancora fondamentalmente psicologico-descrittiva ed empirico-scientifica dell’evidenza del dato fenomenologico e lo obbligarono quindi a superare la definizione della fenomenologia come «psicologia descrittiva», ancora valida nelle LU. Nel terzo capitolo, si mostra come l’insoddisfazione rispetto all’incompletezza della Erkenntniskritik condotta nelle LU porti Husserl a porre in termini radicali il problema del Triftigkeitsanspruch conoscitivo e ad un conseguente allargamento dell’indagine fenomenologica dalla dimensione ancora prevalentemente logico-verificazionista delle LU alla dimensione propriamente gnoseologica di una teoria differenziata delle molteplici modalità della coscienza intenzionale. In questo contesto si verifica un corrispettivo riassestamento della definizione stessa della fenomenologia, con l’introduzione dell’oggetto intenzionale (il senso come Gegenstand “als solcher” distinto dal Gegenstand schlechthin) nell’ambito dell’immanenza fenomenologica (WS 1906/07) e una conseguente ridefinizione di tale immanenza non più nei termini di una immanenza reell-coscienziale, ma di una immanenza intenzionale-trascendentale. Nel quarto capitolo, dedicato al concetto di noema e di correlazione noetico-noematica in Ideen, si ripercorre lo sviluppo della III e IV Sezione di Ideen I con l’obiettivo di mettere in luce la centralità del concetto di noema per la comprensione trascendentale della fenomenologia. Si procede inoltre ad una disamina delle principali interpretazioni di questo concetto, orientate, da un lato alla sua comprensione in termini puramente logico-analitici (Føllesdal, Smith, Mc Intyre), dal lato opposto alla sua riconduzione alla sfera percettivo-fenomenalista (Gurwitsch, Dreyfus). Su questa linea, l’appendice, su Gilles Deleuze lettore di Husserl, accenna al passaggio di Husserl al metodo della fenomenologia genetica (databile intorno al 1917/18) che viene interrogato dal punto di vista della funzione del concetto di senso oggettuale nella ricostruzione della genesi della predicazione e della costituzione delle oggettualità percettive e categoriali. La retrocessione husserliana dalla dimensione logico-formale alla dimensione geneticotrascendentale incrocia la critica di Deleuze a Kant, incentrata sulla necessità di non ricalcare le strutture trascendentali, da un lato, sulle strutture empirico-ordinarie dell’esperienza, dall’altro, sulle strutture logico-formali del giudizio predicativo.

Noema und Sinn. Logica del senso e filosofia trascendentale in Edmund Husserl. Con un'appendice su Gilles Deleuze lettore di Husserl / Settura, Matteo. - (2017 Jan 31).

Noema und Sinn. Logica del senso e filosofia trascendentale in Edmund Husserl. Con un'appendice su Gilles Deleuze lettore di Husserl

Settura, Matteo
2017

Abstract

La tesi consiste in una ricostruzione storico-teoretica dello sviluppo del concetto di senso in Edmund Husserl, con l'obiettivo di farne emergere la centralità per la definizione dell’idea di filosofia trascendentale. Si assume come filo conduttore l’interpretazione di Gilles Deleuze il quale, in Logique du sens, definisce la «scoperta del senso» come caratteristica distintiva della filosofia trascendentale. A partire da questa chiave di lettura, l’originalità del lavoro si configura nei termini di una presa di distanza dalla «detrascentalizzazione» (English) della fenomenologia proposta da numerosi allievi ed interpreti di Husserl. La ricerca mira quindi alla riaffermazione del carattere necessariamente trascendentale del pensiero di Husserl e individua nel concetto di senso il punto archimedico su cui poggia tale necessità. Il lavoro ripercorre lo sviluppo di questo concetto a partire dalla V Ricerca Logica per arrivare ad Ideen I (1913). Lungo questo percorso è possibile rintracciare, sulla base di circostanziate analisi testuali, l’intrinseca connessione tra la progressiva autonomizzazione della sfera del senso e la “svolta” trascendentale operata da Husserl (databile tra il 1907 ed il 1908), che apre alla definizione della struttura della coscienza in termini di correlazione noetico-noematica. Il concetto di senso esprime il tentativo di pensare il carattere “proteiforme” del «Logos» fenomenologico (Ms. B III 12 VIII), come dimensione irriducibile tanto al versante puramente logico-semantico della Bedeutung, quanto alla dimensione della Wahrnehmung ordinaria. Nel primo capitolo, viene dunque tracciata una genealogia del concetto fenomenologico di senso, mostrando come esso sorga da una fusione tra un modo intenzionalista (Brentano, Twardowski) e un modo non-intenzionalista (Bolzano, Frege) di pensare la struttura del discorso (Rede), organizzato secondo la tripartizione Vorstellung, Sinn, Gegenstand. In questo contesto, il concetto di senso mostra la sua intrinseca connessione con la definizione stessa dell’intenzionalità fenomenologica, nella misura in cui permette ad Husserl di contrapporsi tanto al rischio di una ipostatizzazione del significato, quanto a quello, opposto e complementare, di una riduzione del significato ad immagine, raffigurazione o copia psichico-coscienziale dell’oggetto. Nel secondo capitolo, viene messa in luce la “crisi metodologica” che seguì alla pubblicazione delle LU, la quale determinò una profonda ristrutturazione del concetto di datità fenomenologia e di datità immanente. Questa crisi si connette a sua volta, da un lato, ad una rinnovata problematizzazione del compito gnoseologico della fenomenologica, dall’altro, ai risultati delle analisi sulle presentificazioni intuitive (fantasia, rimemorazione) e sulla coscienzainterna del tempo del 1904/05. Questi risultati spinsero Husserl a rivedere la concezione ancora fondamentalmente psicologico-descrittiva ed empirico-scientifica dell’evidenza del dato fenomenologico e lo obbligarono quindi a superare la definizione della fenomenologia come «psicologia descrittiva», ancora valida nelle LU. Nel terzo capitolo, si mostra come l’insoddisfazione rispetto all’incompletezza della Erkenntniskritik condotta nelle LU porti Husserl a porre in termini radicali il problema del Triftigkeitsanspruch conoscitivo e ad un conseguente allargamento dell’indagine fenomenologica dalla dimensione ancora prevalentemente logico-verificazionista delle LU alla dimensione propriamente gnoseologica di una teoria differenziata delle molteplici modalità della coscienza intenzionale. In questo contesto si verifica un corrispettivo riassestamento della definizione stessa della fenomenologia, con l’introduzione dell’oggetto intenzionale (il senso come Gegenstand “als solcher” distinto dal Gegenstand schlechthin) nell’ambito dell’immanenza fenomenologica (WS 1906/07) e una conseguente ridefinizione di tale immanenza non più nei termini di una immanenza reell-coscienziale, ma di una immanenza intenzionale-trascendentale. Nel quarto capitolo, dedicato al concetto di noema e di correlazione noetico-noematica in Ideen, si ripercorre lo sviluppo della III e IV Sezione di Ideen I con l’obiettivo di mettere in luce la centralità del concetto di noema per la comprensione trascendentale della fenomenologia. Si procede inoltre ad una disamina delle principali interpretazioni di questo concetto, orientate, da un lato alla sua comprensione in termini puramente logico-analitici (Føllesdal, Smith, Mc Intyre), dal lato opposto alla sua riconduzione alla sfera percettivo-fenomenalista (Gurwitsch, Dreyfus). Su questa linea, l’appendice, su Gilles Deleuze lettore di Husserl, accenna al passaggio di Husserl al metodo della fenomenologia genetica (databile intorno al 1917/18) che viene interrogato dal punto di vista della funzione del concetto di senso oggettuale nella ricostruzione della genesi della predicazione e della costituzione delle oggettualità percettive e categoriali. La retrocessione husserliana dalla dimensione logico-formale alla dimensione geneticotrascendentale incrocia la critica di Deleuze a Kant, incentrata sulla necessità di non ricalcare le strutture trascendentali, da un lato, sulle strutture empirico-ordinarie dell’esperienza, dall’altro, sulle strutture logico-formali del giudizio predicativo.
31-gen-2017
The thesis focuses on the relation between the concept of Sinn and the idea of transcendental philosophy in the works of Edmund Husserl between 1901 and 1913, paying particular attention to unpublished manuscript as "Noema und Sinn" and "Studien zur Struktur des Bewusstseins". The first chapter contains an analysis of the concepts of Bedeutung and Auffassungssinn in the LU. The second chapter deals with Husserl's rethinking of phenomenological giveness between 1903 and 1905. The third chapter exposes Husserl's introduction of the intentional object in the domain of phenomenological field in 1906 and the correlative revision of the concept of phenomenological immanence. The fourth chapter takes on the concepts of noema and noetic-noematic parallelism in Ideen I. The central idea of the dissertation is that the concept of sense is the pivotal point in order to understand Husserl's phenomenological-transcendental idealism. In particular, Husserl's so-called "transcendental turn" depends on the progressive clarification of two fundamentals laws of sense. The first law expresses the continuity between intentional ways of consciousness and intensional modus of giveness; the second law expresses the inextricable tangle between identical objectual reference and transcendental ways of manifestation. The intepretative perspective is based on Gilles Deleuze Logic of Sense and the thesis also contains an appendix on Deleuze's critique of Husserl's concept of transcendental.
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Noema und Sinn. Logica del senso e filosofia trascendentale in Edmund Husserl. Con un'appendice su Gilles Deleuze lettore di Husserl / Settura, Matteo. - (2017 Jan 31).
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