La presente opera si propone – quale fine generale – di fornire il proprio contributo alla ricostruzione teorica della nozione di controversia nel processo dinanzi alla Corte internazionale di giustizia, nonché all’individuazione delle finalità che tale nozione persegue nell’ambito della vicenda processuale dinanzi alla Corte, sin dai momenti antecedenti la sua instaurazione e fino alla sua estinzione. Più specificamente, la riflessione che ha spinto alla presente analisi è che la controversia, al di là della sua natura di strumento meramente funzionale alla definizione della materia sulla quale la CIG è abilitata a pronunciarsi, debba essere apprezzata, e dunque valorizzata, anzitutto quale atto di libera volontà, posto in essere congiuntamente – e volontariamente – da due o più Stati, il quale sia idoneo a legittimare un terzo, ossia il giudice, a ridefinire – per tramite di un nuovo regolamento giuridico, e cioè la sentenza – i conflitti di interessi intercorrenti fra detti Stati, ai quali la controversia si riferisca. Tenuto conto di tale rilievo, tanto banale quanto problematico, l’obiettivo che ci si pone è quello di indagare sino a che punto – nelle diverse fasi del processo dinanzi alla CIG – gli Stati, parte della controversia rimessa al collegio, possano con essa efficacemente interagire, alterandola dal punto di vista quantitativo o qualitativo. I profili di interesse risultano essere ancora maggiori se si considera che, attraverso applicazioni puntuali della nozione di controversia, nelle varie fasi del procedimento, la Corte provvede a fornire concrete declinazioni non solo del principio immanente della buona amministrazione della giustizia, bensì anche di quello fondamentale dell’uguaglianza delle parti, giacché è innegabile come l’interazione di esse con la materia del contendere non possa non avvenire, oltre che in contraddittorio, su basi di parità.

La nozione di controversia nel processo dinanzi alla Corte internazionale di giustizia

Marco Dimetto
2022

Abstract

La presente opera si propone – quale fine generale – di fornire il proprio contributo alla ricostruzione teorica della nozione di controversia nel processo dinanzi alla Corte internazionale di giustizia, nonché all’individuazione delle finalità che tale nozione persegue nell’ambito della vicenda processuale dinanzi alla Corte, sin dai momenti antecedenti la sua instaurazione e fino alla sua estinzione. Più specificamente, la riflessione che ha spinto alla presente analisi è che la controversia, al di là della sua natura di strumento meramente funzionale alla definizione della materia sulla quale la CIG è abilitata a pronunciarsi, debba essere apprezzata, e dunque valorizzata, anzitutto quale atto di libera volontà, posto in essere congiuntamente – e volontariamente – da due o più Stati, il quale sia idoneo a legittimare un terzo, ossia il giudice, a ridefinire – per tramite di un nuovo regolamento giuridico, e cioè la sentenza – i conflitti di interessi intercorrenti fra detti Stati, ai quali la controversia si riferisca. Tenuto conto di tale rilievo, tanto banale quanto problematico, l’obiettivo che ci si pone è quello di indagare sino a che punto – nelle diverse fasi del processo dinanzi alla CIG – gli Stati, parte della controversia rimessa al collegio, possano con essa efficacemente interagire, alterandola dal punto di vista quantitativo o qualitativo. I profili di interesse risultano essere ancora maggiori se si considera che, attraverso applicazioni puntuali della nozione di controversia, nelle varie fasi del procedimento, la Corte provvede a fornire concrete declinazioni non solo del principio immanente della buona amministrazione della giustizia, bensì anche di quello fondamentale dell’uguaglianza delle parti, giacché è innegabile come l’interazione di esse con la materia del contendere non possa non avvenire, oltre che in contraddittorio, su basi di parità.
2022
979-12-5976-309-9
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