Il volume si propone di rileggere il rapporto tra il cinema della Nouvelle Vague e Parigi, aggiornando e ripensando il nucleo di acquisizioni consolidate dalla letteratura di riferimento. Tale rilettura viene condotta a partire da un deciso ampliamento filmografico, dal ricorso a teorie e metodologie di analisi di più recente elaborazione e, infine, dalla formulazione di uno specifico interrogativo relativo alla presenza, nel corpus preso in esame, di segni allusivi ai rinnovamenti urbanistici che dalla fine degli anni Cinquanta stavano interessando Parigi e le sue periferie. In primo luogo, il volume affronta il “vuoto storiografico” relativo all’ondata di esordienti identificata con il nome di Nouvelle Vague. Quel vasto panorama filmografico viene ricostruito a partire da fonti d’epoca; travalicando i confini del canone, pellicole in molti casi dimenticate, consultabili presso gli archivi di Parigi (in particolar modo, gli Archives françaises du film del CNC), vengono prese in esame al fine di delineare una sorta di “aria del tempo” nella configurazione cinematografica dello spazio urbano, individuando tratti iconografici, tematici, narrativi, tecnico-stilistici ricorrenti. La Nouvelle Vague viene contestualizzata nel cinema della propria epoca, facendola dialogare con altre geografie autoriali (l’ultimo Carné, Tati), con l’avanguardia (Debord) e anche con pellicole dalla vocazione schiettamente commerciale. I film considerati vengono inoltre collocati all’interno di un tessuto intertestuale e intermediale costituito da programmi televisivi, documentari di propaganda, dalla trattatistica urbanistica e sociologica, da contributi e inchieste giornalistiche, da opere letterarie. A livello metodologico, la ricerca si qualifica rispetto alla produzione scientifica sulla Nouvelle Vague integrando le prospettive estetiche con gli approcci socio-culturali che hanno rinnovato la tradizione di studi agli inizi del millennio. In particolare, la focalizzazione sul contesto di produzione e di ricezione delle opere promossa dalle ricerche di sociologia del cinema, con una specifica attenzione verso le tattiche di posizionamento dei giovani autori nel campo sociale del cinema francese, interviene a fornire utili strumenti di lettura rispetto alle scelte estetiche nella configurazione della città. Il lavoro mira inoltre a integrare alcune acquisizioni provenienti dalla più recente letteratura multidisciplinare che si è confrontata con la relazione tra cinema e città, tra film studies, sociologia, antropologia, architettura e geografia culturale . Fra i numerosi apporti, uno tra i più significativi riguarda la messa in discussione della cristallizzazione dell’esperienza metropolitana nell’abusato paradigma del flâneur e la nuova centralità accordata al ruolo degli interni privati. Un sostanziale elemento di originalità risiede infine nella specifica attenzione riservata ai segni di inquietudine che minano l’immagine di una Parigi amata, familiare, misurata a partire da corpi in movimento, tratteggiata dai principali studi sulla Nouvelle Vague. Segni riconducibili sia al clima culturale che individua nella città il punto di osservazione privilegiato per analizzare le dinamiche della società dei consumi, sia agli interventi urbanistici che mutano drasticamente il volto della capitale, non inferiori per estensione a quelli haussmanniani. Affiorano così le ambiguità e le contraddizioni che caratterizzano l’incontro della Nouvelle Vague con le novità architettoniche e urbanistiche del proprio tempo, un incontro esteso ben al di là del singolo, celebre esempio di Due o tre cose che so di lei. A essere approfonditi sono in particolare alcuni testi filmici che riservano un ruolo protagonistico a due presenze emblematiche: da un lato, gli onnipresenti cantieri; dall’altro, i famigerati grands ensembles, che stavano ridisegnando il volto delle periferie.
Parigi ci appartiene? Sguardi inquieti sulla città negli anni della Nouvelle Vague
Giulia Lavarone
2022
Abstract
Il volume si propone di rileggere il rapporto tra il cinema della Nouvelle Vague e Parigi, aggiornando e ripensando il nucleo di acquisizioni consolidate dalla letteratura di riferimento. Tale rilettura viene condotta a partire da un deciso ampliamento filmografico, dal ricorso a teorie e metodologie di analisi di più recente elaborazione e, infine, dalla formulazione di uno specifico interrogativo relativo alla presenza, nel corpus preso in esame, di segni allusivi ai rinnovamenti urbanistici che dalla fine degli anni Cinquanta stavano interessando Parigi e le sue periferie. In primo luogo, il volume affronta il “vuoto storiografico” relativo all’ondata di esordienti identificata con il nome di Nouvelle Vague. Quel vasto panorama filmografico viene ricostruito a partire da fonti d’epoca; travalicando i confini del canone, pellicole in molti casi dimenticate, consultabili presso gli archivi di Parigi (in particolar modo, gli Archives françaises du film del CNC), vengono prese in esame al fine di delineare una sorta di “aria del tempo” nella configurazione cinematografica dello spazio urbano, individuando tratti iconografici, tematici, narrativi, tecnico-stilistici ricorrenti. La Nouvelle Vague viene contestualizzata nel cinema della propria epoca, facendola dialogare con altre geografie autoriali (l’ultimo Carné, Tati), con l’avanguardia (Debord) e anche con pellicole dalla vocazione schiettamente commerciale. I film considerati vengono inoltre collocati all’interno di un tessuto intertestuale e intermediale costituito da programmi televisivi, documentari di propaganda, dalla trattatistica urbanistica e sociologica, da contributi e inchieste giornalistiche, da opere letterarie. A livello metodologico, la ricerca si qualifica rispetto alla produzione scientifica sulla Nouvelle Vague integrando le prospettive estetiche con gli approcci socio-culturali che hanno rinnovato la tradizione di studi agli inizi del millennio. In particolare, la focalizzazione sul contesto di produzione e di ricezione delle opere promossa dalle ricerche di sociologia del cinema, con una specifica attenzione verso le tattiche di posizionamento dei giovani autori nel campo sociale del cinema francese, interviene a fornire utili strumenti di lettura rispetto alle scelte estetiche nella configurazione della città. Il lavoro mira inoltre a integrare alcune acquisizioni provenienti dalla più recente letteratura multidisciplinare che si è confrontata con la relazione tra cinema e città, tra film studies, sociologia, antropologia, architettura e geografia culturale . Fra i numerosi apporti, uno tra i più significativi riguarda la messa in discussione della cristallizzazione dell’esperienza metropolitana nell’abusato paradigma del flâneur e la nuova centralità accordata al ruolo degli interni privati. Un sostanziale elemento di originalità risiede infine nella specifica attenzione riservata ai segni di inquietudine che minano l’immagine di una Parigi amata, familiare, misurata a partire da corpi in movimento, tratteggiata dai principali studi sulla Nouvelle Vague. Segni riconducibili sia al clima culturale che individua nella città il punto di osservazione privilegiato per analizzare le dinamiche della società dei consumi, sia agli interventi urbanistici che mutano drasticamente il volto della capitale, non inferiori per estensione a quelli haussmanniani. Affiorano così le ambiguità e le contraddizioni che caratterizzano l’incontro della Nouvelle Vague con le novità architettoniche e urbanistiche del proprio tempo, un incontro esteso ben al di là del singolo, celebre esempio di Due o tre cose che so di lei. A essere approfonditi sono in particolare alcuni testi filmici che riservano un ruolo protagonistico a due presenze emblematiche: da un lato, gli onnipresenti cantieri; dall’altro, i famigerati grands ensembles, che stavano ridisegnando il volto delle periferie.File | Dimensione | Formato | |
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