Risale al 1946 l’inizio della vicenda del cinema Altino nel cuore di Padova, edificato su progetto del non ancora architetto Quirino De Giorgio e sotto stretto controllo di questi. Ultimato nel 1951, poteva ospitare 780 spettatori, di cui 327 in galleria. Cessata l’attività, il cinema subisce da tempo un’azione di degrado che sta compromettendo quella che fu la combinazione dell’apporto di tre artisti: De Giorgio appunto, lo scultore Amleto Sartori, il pittore Antonio Morato. Di grande interesse è anche la riuscita integrazione con due altri spazi per la proiezione, la sala minore al livello seminterrato che era nota come cinema Mignon e la sala a cielo aperto sulla copertura. La particolare soluzione adottata da De Giorgio per la struttura in calcestruzzo armato e il vincolo posto dalla Soprintendenza hanno impedito finora che questa architettura fosse trasformata, com’è accaduto per gli altri principali cinema della città, in un contenitore di attività commerciali e di ristorazione. The beginning of the story of the Altino cinema in the heart of Padua dates back to 1946, built to a design of the yet-to-become architect Quirino De Giorgio. Completed in 1951, it could accommodate 780 spectators with room for 327 in the balcony. Today the degradation of the Altino, which has been abandoned for some time now and has never been used again, is so bad that it could irreversibly compromise what was the combination of the work of three artists: De Giorgio, the sculptor Amleto Sartori and the painter Antonio Morato. Also, of interest is the integration with two other screening spaces, the basement level that was known as the Mignon cinema and the open-air hall on the roof. The solution adopted by De Giorgio for its reinforced concrete structure, and the constraint imposed by the Superintendent Guglielmo Monti, have so far prevented this architecture from being converted, as has happened with the city’s other main cinemas, into a venue for shops and restaurants.

The Altino cinema in Padua as a resource for the cultural grouth of the city

Enrico Pietrogrande
2022

Abstract

Risale al 1946 l’inizio della vicenda del cinema Altino nel cuore di Padova, edificato su progetto del non ancora architetto Quirino De Giorgio e sotto stretto controllo di questi. Ultimato nel 1951, poteva ospitare 780 spettatori, di cui 327 in galleria. Cessata l’attività, il cinema subisce da tempo un’azione di degrado che sta compromettendo quella che fu la combinazione dell’apporto di tre artisti: De Giorgio appunto, lo scultore Amleto Sartori, il pittore Antonio Morato. Di grande interesse è anche la riuscita integrazione con due altri spazi per la proiezione, la sala minore al livello seminterrato che era nota come cinema Mignon e la sala a cielo aperto sulla copertura. La particolare soluzione adottata da De Giorgio per la struttura in calcestruzzo armato e il vincolo posto dalla Soprintendenza hanno impedito finora che questa architettura fosse trasformata, com’è accaduto per gli altri principali cinema della città, in un contenitore di attività commerciali e di ristorazione. The beginning of the story of the Altino cinema in the heart of Padua dates back to 1946, built to a design of the yet-to-become architect Quirino De Giorgio. Completed in 1951, it could accommodate 780 spectators with room for 327 in the balcony. Today the degradation of the Altino, which has been abandoned for some time now and has never been used again, is so bad that it could irreversibly compromise what was the combination of the work of three artists: De Giorgio, the sculptor Amleto Sartori and the painter Antonio Morato. Also, of interest is the integration with two other screening spaces, the basement level that was known as the Mignon cinema and the open-air hall on the roof. The solution adopted by De Giorgio for its reinforced concrete structure, and the constraint imposed by the Superintendent Guglielmo Monti, have so far prevented this architecture from being converted, as has happened with the city’s other main cinemas, into a venue for shops and restaurants.
2022
Stati Generali del Patrimonio Industriale 2022
978-88-297-1666-1
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