The aim of the thesis is to study the institutions, the contents, the agents, and the effects of fascist cultural diplomacy in Spain and Portugal from the Ethiopian war to Second World War. After the Ethiopian colonial war and the proclamation of the Italian Empire, fascist imperialistic wave involved a renewed effort toward culture abroad. Italian institutes of culture were established. Designed by the philosopher Giovanni Gentile in 1926 but left aside until a decade later, the institutes promoted Italian culture through language courses, exhibitions, conferences, and seminars held by Italian guests or local professors. The target audience was foreign cultural and political élites. The thesis tackle in details the first steps of the institutes in Lisbon and Madrid: their activities, the main characters, and the successes. Afterwards, it analyzes the war years, a period in which the Italian cultural diplomacy was forbidden to perform explicit political propaganda. Therefore, the institute proposed a strict a-political agenda. After the Italian armistice with the Allied powers, followed by the Nazi occupation and the outbreak of civil war, the life of the Institutes was left to the resourcefulness of the directors with little guidance from the new Italian government. The directors struggled to keep the institutes alive without sufficient economic funds and they had the difficult task to legitimize an institute born under fascism but now expression of new postfascist government. Thus, cultural diplomacy became strongly connected with the political relationships among the Italian community in the Iberian Peninsula. A group of fascists organized a shadow diplomatic mission of Mussolini’s Italian Social Republic. With the help of the Allies, the agenda of the institutes of culture shifted toward the opposition to the new fascist propaganda. Despite the difficult times, the lack of funds and employees, the institutes managed to survive the period and became the principal tools of cultural diplomacy implemented by the new democratic postwar Italy.

Obiettivo della tesi è studiare gli strumenti, i contenuti, gli agenti e gli effetti della diplomazia culturale fascista in Spagna e in Portogallo, operata attraverso la rete degli Istituti italiani di cultura, tra la guerra d’Etiopia e la Seconda guerra mondiale. Con la campagna di Etiopia (1935-1936) e la conseguente proclamazione dell’Impero, lo slancio imperialistico del regime fascista si tradusse anche in una rinnovata politica di potenza in campo culturale. A questo proposito vennero fondati all’estero degli Istituti italiani di Cultura, ideati da Giovanni Gentile già nel 1926 ma lasciati in incubazione fino al decennio successivo. Il loro compito era organizzare il sistema di promozione e propaganda culturale attraverso corsi di lingua, circolazione di prodotti cinematografici e letterari, mostre, esibizioni e cicli di conferenze di professori o gerarchi italiani invitati presso gli Istituti nonché professori locali studiosi del fascismo. I principali interlocutori dovevano essere le élite culturali, politiche e amministrative del paese ospitante. La tesi ricostruisce nel dettaglio i primi passi degli Istituti a Lisbona e Madrid: le loro attività, i protagonisti e i primi successi. Affronta poi gli anni del conflitto mondiale, periodo in cui gli istituti, impossibilitati a esercitare forme dirette di propaganda politica esercitarono la loro funzione attraverso un’agenda di promozione culturale apparentemente apolitica. Dopo l’armistizio, l’occupazione nazista e lo scoppio della guerra civile in Italia, la vita degli Istituti di cultura venne lasciata alla discrezione e alla intraprendenza dei singoli direttori, che si trovano a dover legittimare un istituto sorto sotto il fascismo ma facente funzioni di rappresentanza della nuova Italia badogliana. In questo senso, la questione culturale si fece inscindibilmente connessa ai rapporti interni alla stessa comunità italiana in Spagna e Portogallo. In entrambi i casi un nutrito gruppo di dissidenti fascisti organizzò una rappresentanza parallela al servizio della neo- costituita Repubblica Sociale Italiana. Il lavoro degli Istituti di cultura, ridotti a pochissimi funzionari e sull’orlo della chiusura definitiva, fu così riconfigurato nel verso di azione oppositiva alla propaganda fascista, scongiurando la chiusura e sopravvivendo, con forti continuità nel personale in servizio, al servizio della diplomazia culturale della nuova Italia democratica nel dopoguerra.

Istituzioni, pratiche e agenti della diplomazia culturale fascista in Spagna e Portogallo (1936-1945) / Muraca, SIMONE RENATO. - (2022 Jun 22).

Istituzioni, pratiche e agenti della diplomazia culturale fascista in Spagna e Portogallo (1936-1945)

MURACA, SIMONE RENATO
2022

Abstract

The aim of the thesis is to study the institutions, the contents, the agents, and the effects of fascist cultural diplomacy in Spain and Portugal from the Ethiopian war to Second World War. After the Ethiopian colonial war and the proclamation of the Italian Empire, fascist imperialistic wave involved a renewed effort toward culture abroad. Italian institutes of culture were established. Designed by the philosopher Giovanni Gentile in 1926 but left aside until a decade later, the institutes promoted Italian culture through language courses, exhibitions, conferences, and seminars held by Italian guests or local professors. The target audience was foreign cultural and political élites. The thesis tackle in details the first steps of the institutes in Lisbon and Madrid: their activities, the main characters, and the successes. Afterwards, it analyzes the war years, a period in which the Italian cultural diplomacy was forbidden to perform explicit political propaganda. Therefore, the institute proposed a strict a-political agenda. After the Italian armistice with the Allied powers, followed by the Nazi occupation and the outbreak of civil war, the life of the Institutes was left to the resourcefulness of the directors with little guidance from the new Italian government. The directors struggled to keep the institutes alive without sufficient economic funds and they had the difficult task to legitimize an institute born under fascism but now expression of new postfascist government. Thus, cultural diplomacy became strongly connected with the political relationships among the Italian community in the Iberian Peninsula. A group of fascists organized a shadow diplomatic mission of Mussolini’s Italian Social Republic. With the help of the Allies, the agenda of the institutes of culture shifted toward the opposition to the new fascist propaganda. Despite the difficult times, the lack of funds and employees, the institutes managed to survive the period and became the principal tools of cultural diplomacy implemented by the new democratic postwar Italy.
Institutions, practices and agents of fascist cultural diplomacy in Spain and Portugal (1936-1945)
22-giu-2022
Obiettivo della tesi è studiare gli strumenti, i contenuti, gli agenti e gli effetti della diplomazia culturale fascista in Spagna e in Portogallo, operata attraverso la rete degli Istituti italiani di cultura, tra la guerra d’Etiopia e la Seconda guerra mondiale. Con la campagna di Etiopia (1935-1936) e la conseguente proclamazione dell’Impero, lo slancio imperialistico del regime fascista si tradusse anche in una rinnovata politica di potenza in campo culturale. A questo proposito vennero fondati all’estero degli Istituti italiani di Cultura, ideati da Giovanni Gentile già nel 1926 ma lasciati in incubazione fino al decennio successivo. Il loro compito era organizzare il sistema di promozione e propaganda culturale attraverso corsi di lingua, circolazione di prodotti cinematografici e letterari, mostre, esibizioni e cicli di conferenze di professori o gerarchi italiani invitati presso gli Istituti nonché professori locali studiosi del fascismo. I principali interlocutori dovevano essere le élite culturali, politiche e amministrative del paese ospitante. La tesi ricostruisce nel dettaglio i primi passi degli Istituti a Lisbona e Madrid: le loro attività, i protagonisti e i primi successi. Affronta poi gli anni del conflitto mondiale, periodo in cui gli istituti, impossibilitati a esercitare forme dirette di propaganda politica esercitarono la loro funzione attraverso un’agenda di promozione culturale apparentemente apolitica. Dopo l’armistizio, l’occupazione nazista e lo scoppio della guerra civile in Italia, la vita degli Istituti di cultura venne lasciata alla discrezione e alla intraprendenza dei singoli direttori, che si trovano a dover legittimare un istituto sorto sotto il fascismo ma facente funzioni di rappresentanza della nuova Italia badogliana. In questo senso, la questione culturale si fece inscindibilmente connessa ai rapporti interni alla stessa comunità italiana in Spagna e Portogallo. In entrambi i casi un nutrito gruppo di dissidenti fascisti organizzò una rappresentanza parallela al servizio della neo- costituita Repubblica Sociale Italiana. Il lavoro degli Istituti di cultura, ridotti a pochissimi funzionari e sull’orlo della chiusura definitiva, fu così riconfigurato nel verso di azione oppositiva alla propaganda fascista, scongiurando la chiusura e sopravvivendo, con forti continuità nel personale in servizio, al servizio della diplomazia culturale della nuova Italia democratica nel dopoguerra.
Istituzioni, pratiche e agenti della diplomazia culturale fascista in Spagna e Portogallo (1936-1945) / Muraca, SIMONE RENATO. - (2022 Jun 22).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3455366
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