La filiera foresta-legno veneta sta soffrendo una profonda crisi a causa di uno scollamento tra le sue fasi, di una maggiore competitività dei paesi oltre confine e di maggiori vantaggi economici derivanti dall’importazione di segati. La maggior parte dei prodotti della selvicoltura (produzione di tronchi e tondame) e semilavorati derivanti dalla prima trasformazione, vengono infatti importati da altri paesi europei e solo una minima parte proviene dal territorio italiano. Una delle fasi della filiera che presenta maggiori criticità è proprio quella della prima lavora - zione, anello fondamentale della catena produttiva, spesso incapace di sostenere la concorrenza con le segherie d’oltralpe a causa del minor livello tecnologico. In questo delicato contesto, si è voluto analizzare un caso di studio rappresentativo della realtà veneta, ovvero una segheria in cui è stato installato un impianto di essiccazione munito di caldaia alimentata a biomassa, in un’ottica di miglioramento tecnologico del sistema segheria da un lato, e di economia circolare dall’altro, visto che la caldaia viene alimentata da scarti di lavorazione della seghe ria stessa. Nello specifico, è stata condotta un’analisi di impatto ambientale utilizzando la metodologia dell’anali si del ciclo di vita (LCA). Sono stati analizzati tutti i principali processi che caratterizzano la produzione di tavole essiccate di abete rosso e in particolare si è analizzato in dettaglio il processo di essiccazione. L’obiettivo dell’analisi è quello di valutare come il contenuto idrico del cippato impiegato per alimentare la caldaia incida sul processo di essiccazione in termini di emissioni. Diversi studi in letteratura sottolineano l’importanza di utilizzare cippato con basso contenuto idrico (≤25%) per aumentare l’efficienza termica della caldaia, ridurre le emissioni e migliorare il processo di essiccazione. Dalle analisi effettuate è emerso che il cippato prodotto nella segheria presenta un elevato contenuto idrico, pari al 45%. Pertanto è stata svolta un’analisi di sensitività elaborando tre scenari in cui viene utilizzato cippato a tre diversi contenuti idrici: 25%, 30% e 45%. Sono state quindi analizzate la variazione dell’efficienza termica e le emissioni prodotte. Le emissioni sono state calcolate utilizzando tre metodologie: IPCC AR5, CML2011- Aug. 2016 e ReCiPe2016 e, per la maggior parte delle categorie d’impatto, il processo di combustione del cippato in caldaia risulta essere il processo più impattante. Come ben noto, all’aumentare del contenuto idrico del cippato diminuisce l’efficienza termica della caldaia. Questo comporta tempi più lunghi per il raggiungimento della temperatura di essiccazione con un conseguente aumento delle emissioni del la combustione. Passando da un contenuto idrico del 25% ad uno del 45%, l’efficienza termica della caldaia si riduce del 22,27% e le emissioni aumentano del 28,66%. Ad esempio, per ottenere 580 MJ di calore necessari all’essiccazione di 1m3 di tavole, quando si utilizza un cippato con il 25% di contenuto idrico, se ne devono bruciare 33,40 kg che generano 69,45 kg di CO2eq, mentre quando il contenuto idrico del cippato sale al 45%, sono necessari 42,92 kg di biomassa legnosa la cui combustione produce 89,36 kg di CO2eq. Perfezionare il processo di essiccazione permetterebbe pertanto di migliorarne la sostenibilità ambientale, diminuendo le emissioni in atmosfera, e, naturalmente, di aumentarne l’efficienza produttiva, rendendo la segheria più competitiva e sostenibile.

Influenza del contenuto idrico del cippato sull’impatto ambientale di una caldaia a biomassa di un impianto di essicazione in Veneto

Annalisa Magnabosco
;
Martina Boschiero;Tiziana Urso;Michela Zanetti
2022

Abstract

La filiera foresta-legno veneta sta soffrendo una profonda crisi a causa di uno scollamento tra le sue fasi, di una maggiore competitività dei paesi oltre confine e di maggiori vantaggi economici derivanti dall’importazione di segati. La maggior parte dei prodotti della selvicoltura (produzione di tronchi e tondame) e semilavorati derivanti dalla prima trasformazione, vengono infatti importati da altri paesi europei e solo una minima parte proviene dal territorio italiano. Una delle fasi della filiera che presenta maggiori criticità è proprio quella della prima lavora - zione, anello fondamentale della catena produttiva, spesso incapace di sostenere la concorrenza con le segherie d’oltralpe a causa del minor livello tecnologico. In questo delicato contesto, si è voluto analizzare un caso di studio rappresentativo della realtà veneta, ovvero una segheria in cui è stato installato un impianto di essiccazione munito di caldaia alimentata a biomassa, in un’ottica di miglioramento tecnologico del sistema segheria da un lato, e di economia circolare dall’altro, visto che la caldaia viene alimentata da scarti di lavorazione della seghe ria stessa. Nello specifico, è stata condotta un’analisi di impatto ambientale utilizzando la metodologia dell’anali si del ciclo di vita (LCA). Sono stati analizzati tutti i principali processi che caratterizzano la produzione di tavole essiccate di abete rosso e in particolare si è analizzato in dettaglio il processo di essiccazione. L’obiettivo dell’analisi è quello di valutare come il contenuto idrico del cippato impiegato per alimentare la caldaia incida sul processo di essiccazione in termini di emissioni. Diversi studi in letteratura sottolineano l’importanza di utilizzare cippato con basso contenuto idrico (≤25%) per aumentare l’efficienza termica della caldaia, ridurre le emissioni e migliorare il processo di essiccazione. Dalle analisi effettuate è emerso che il cippato prodotto nella segheria presenta un elevato contenuto idrico, pari al 45%. Pertanto è stata svolta un’analisi di sensitività elaborando tre scenari in cui viene utilizzato cippato a tre diversi contenuti idrici: 25%, 30% e 45%. Sono state quindi analizzate la variazione dell’efficienza termica e le emissioni prodotte. Le emissioni sono state calcolate utilizzando tre metodologie: IPCC AR5, CML2011- Aug. 2016 e ReCiPe2016 e, per la maggior parte delle categorie d’impatto, il processo di combustione del cippato in caldaia risulta essere il processo più impattante. Come ben noto, all’aumentare del contenuto idrico del cippato diminuisce l’efficienza termica della caldaia. Questo comporta tempi più lunghi per il raggiungimento della temperatura di essiccazione con un conseguente aumento delle emissioni del la combustione. Passando da un contenuto idrico del 25% ad uno del 45%, l’efficienza termica della caldaia si riduce del 22,27% e le emissioni aumentano del 28,66%. Ad esempio, per ottenere 580 MJ di calore necessari all’essiccazione di 1m3 di tavole, quando si utilizza un cippato con il 25% di contenuto idrico, se ne devono bruciare 33,40 kg che generano 69,45 kg di CO2eq, mentre quando il contenuto idrico del cippato sale al 45%, sono necessari 42,92 kg di biomassa legnosa la cui combustione produce 89,36 kg di CO2eq. Perfezionare il processo di essiccazione permetterebbe pertanto di migliorarne la sostenibilità ambientale, diminuendo le emissioni in atmosfera, e, naturalmente, di aumentarne l’efficienza produttiva, rendendo la segheria più competitiva e sostenibile.
2022
Abstract-book Posters - XIII Congresso SISEF
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