A conspicuous poetic corpus of about 17’000 verses stands out within the vast oeuvre of the Cappadocian Church Father Gregory of Nazianzus (329/330 – 390/391), one of the most widely read and highly appreciated writers in Byzantium and a leading intellectual authority during the 4th cent. His poems constitute the first extensive experiment of Greek Christian poetry. The aim of the present study is to provide the modern reader with a significant part of his verses, which still have had to be read in the unreliable, outdated, and patchy Maurist edition in PG 37, up until the present day. In the seven poems in iambic trimeter (cc. II 1, 14; II 1, 47; II 1, 39; II 1, 41; II 1, 40a/b; I 1, 10) which are here published, the author combines the more traditional didactic tones with those – more lively and unexpected – of the invectives addressed either towards the bishops who led to his withdrawal during the Council of Constantinople in 381 or to his sworn enemy Maximus the Cynic, who, shortly before, had attempted to usurp the capital’s see. A large part of this work is therefore devoted to the reconstruction of the manuscript tradition of these verses, which had not as yet been fully examined. These poems are transmitted together with eleven others (about 700 verses overall) according to an arrangement classified by H. M. Werhahn as Gedichtgruppe XIII. Such an order is reflected in very different ways in roughly twenty codices, but it must be considered also the indirect tradition represented by Theodosius of Edessa’s Syriac version (802/803) and the quotations made in the Commentary of Cosmas of Jerusalem (8th cent.) and in the florilegium of the Doctrina Patrum (7th cent.). Hierarchical relationships between all these witnesses have thoroughly been reconstructed, which led to the picture of an extremely fragmented and contaminated manuscript tradition. Afterwards, these verses dispersed in various streams and consequently underwent unequal editorial vicissitudes that have been carefully analyzed in order to cast some light on the sources and the value of the textus receptus within PG 37. It follows a new critical edition of the poems, accompanied by an Italian prose translation and a detailed commentary supporting the reader in understanding Gregory’s hard language and fully explaining each slight textual choice.

Nella vasta produzione letteraria di Gregorio di Nazianzo (329/330 – 390/391), Padre della Chiesa cappadoce tra i più letti e apprezzati a Bisanzio e intellettuale di spicco del suo IV sec., spicca un corpus poetico di circa 17'000 versi, che costituisce il primo esperimento estensivo di poesia cristiana in lingua greca. Il nostro studio mira a restituire al lettore moderno una parte consistente dei suoi versi, che fino ad oggi si è stati costretti a leggere nell’antiquata e disomogenea edizione di PG 37, non sempre affidabile. Si tratta di sette componimenti in trimetri giambici (cc. II 1, 14; II 1, 47; II 1, 39; II 1, 41; II 1, 40a/b; I 1, 10), in cui l’autore coniuga ai più tradizionali toni didascalici quelli più vivaci e inattesi dell’invettiva, rivolta ora ai vescovi che ne determinarono il ritiro dal concilio di Costantinopoli del 381, ora al nemico giurato Massimo il Cinico che aveva tentato poco tempo prima di usurpare la cattedra della capitale. Larga parte del lavoro è devoluta alla ricostruzione della tradizione manoscritta di questi versi, che ancora non era stata indagata compiutamente: questi componimenti sono infatti trasmessi assieme ad altri undici (ca. 700 versi in totale) secondo un ordinamento classificato da H. M. Werhahn come Gedichtgruppe XIII. Esso si riverbera in maniera assai differente in una ventina di codici, cui va aggiunta una considerevole tradizione indiretta rappresentata dalla versione siriaca di Teodosio di Edessa dell’802/803 e dalle citazioni presenti nel Commentario di Cosma di Gerusalemme (VIII sec.) e nel florilegio della Doctrina Patrum (VII sec.). Si sono perciò ricostruiti nel dettaglio i rapporti gerarchici tra tutti questi testimoni, ricomponendo il quadro di una trasmissione estremamente frastagliata e contaminata. Dispersi talora in rivoli distinti della tradizione, questi versi subirono poi vicissitudini editoriali disparate che sono state doviziosamente descritte nel tentativo di rivelare fonti e valore del textus receptus fornito in PG 37. Lo studio approda a una nuova edizione critica dei carmi, corredata di una traduzione italiana in prosa e di un commento puntuale che sostengano il lettore nella comprensione del dettato gregoriano e rendano compiutamente ragione delle scelte ecdotiche adottate.

Adversus inimicos. Carmi giambici di Gregorio di Nazianzo / DE BLASI, Alessandro. - (2022 Jun 06).

Adversus inimicos. Carmi giambici di Gregorio di Nazianzo

DE BLASI, ALESSANDRO
2022

Abstract

A conspicuous poetic corpus of about 17’000 verses stands out within the vast oeuvre of the Cappadocian Church Father Gregory of Nazianzus (329/330 – 390/391), one of the most widely read and highly appreciated writers in Byzantium and a leading intellectual authority during the 4th cent. His poems constitute the first extensive experiment of Greek Christian poetry. The aim of the present study is to provide the modern reader with a significant part of his verses, which still have had to be read in the unreliable, outdated, and patchy Maurist edition in PG 37, up until the present day. In the seven poems in iambic trimeter (cc. II 1, 14; II 1, 47; II 1, 39; II 1, 41; II 1, 40a/b; I 1, 10) which are here published, the author combines the more traditional didactic tones with those – more lively and unexpected – of the invectives addressed either towards the bishops who led to his withdrawal during the Council of Constantinople in 381 or to his sworn enemy Maximus the Cynic, who, shortly before, had attempted to usurp the capital’s see. A large part of this work is therefore devoted to the reconstruction of the manuscript tradition of these verses, which had not as yet been fully examined. These poems are transmitted together with eleven others (about 700 verses overall) according to an arrangement classified by H. M. Werhahn as Gedichtgruppe XIII. Such an order is reflected in very different ways in roughly twenty codices, but it must be considered also the indirect tradition represented by Theodosius of Edessa’s Syriac version (802/803) and the quotations made in the Commentary of Cosmas of Jerusalem (8th cent.) and in the florilegium of the Doctrina Patrum (7th cent.). Hierarchical relationships between all these witnesses have thoroughly been reconstructed, which led to the picture of an extremely fragmented and contaminated manuscript tradition. Afterwards, these verses dispersed in various streams and consequently underwent unequal editorial vicissitudes that have been carefully analyzed in order to cast some light on the sources and the value of the textus receptus within PG 37. It follows a new critical edition of the poems, accompanied by an Italian prose translation and a detailed commentary supporting the reader in understanding Gregory’s hard language and fully explaining each slight textual choice.
Adversus inimicos. Gregory of Nazianzus’ Iambic Poems
6-giu-2022
Nella vasta produzione letteraria di Gregorio di Nazianzo (329/330 – 390/391), Padre della Chiesa cappadoce tra i più letti e apprezzati a Bisanzio e intellettuale di spicco del suo IV sec., spicca un corpus poetico di circa 17'000 versi, che costituisce il primo esperimento estensivo di poesia cristiana in lingua greca. Il nostro studio mira a restituire al lettore moderno una parte consistente dei suoi versi, che fino ad oggi si è stati costretti a leggere nell’antiquata e disomogenea edizione di PG 37, non sempre affidabile. Si tratta di sette componimenti in trimetri giambici (cc. II 1, 14; II 1, 47; II 1, 39; II 1, 41; II 1, 40a/b; I 1, 10), in cui l’autore coniuga ai più tradizionali toni didascalici quelli più vivaci e inattesi dell’invettiva, rivolta ora ai vescovi che ne determinarono il ritiro dal concilio di Costantinopoli del 381, ora al nemico giurato Massimo il Cinico che aveva tentato poco tempo prima di usurpare la cattedra della capitale. Larga parte del lavoro è devoluta alla ricostruzione della tradizione manoscritta di questi versi, che ancora non era stata indagata compiutamente: questi componimenti sono infatti trasmessi assieme ad altri undici (ca. 700 versi in totale) secondo un ordinamento classificato da H. M. Werhahn come Gedichtgruppe XIII. Esso si riverbera in maniera assai differente in una ventina di codici, cui va aggiunta una considerevole tradizione indiretta rappresentata dalla versione siriaca di Teodosio di Edessa dell’802/803 e dalle citazioni presenti nel Commentario di Cosma di Gerusalemme (VIII sec.) e nel florilegio della Doctrina Patrum (VII sec.). Si sono perciò ricostruiti nel dettaglio i rapporti gerarchici tra tutti questi testimoni, ricomponendo il quadro di una trasmissione estremamente frastagliata e contaminata. Dispersi talora in rivoli distinti della tradizione, questi versi subirono poi vicissitudini editoriali disparate che sono state doviziosamente descritte nel tentativo di rivelare fonti e valore del textus receptus fornito in PG 37. Lo studio approda a una nuova edizione critica dei carmi, corredata di una traduzione italiana in prosa e di un commento puntuale che sostengano il lettore nella comprensione del dettato gregoriano e rendano compiutamente ragione delle scelte ecdotiche adottate.
Adversus inimicos. Carmi giambici di Gregorio di Nazianzo / DE BLASI, Alessandro. - (2022 Jun 06).
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Descrizione: Tesi_definitiva_Alessandro_DE BLASI
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/3459369
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