Leslie Kaplan, l’esilio oltre l’esilio

Da L’Excès–l’usine ad Amants de Marie, a Mon Amérique commence en Pologne, Leslie Kaplan firma le pagine di un’«autobiografia probabile» che ha non poche similitudini con quella de l’enfant caché Georges Perec. È tuttavia solo nell’ultimo dei testi citati, uscito nel  per la serie Depuis maintenant, che l’autrice insegue retrospettivamente il segreto delle proprie origini, rac- chiuso nella sintesi perfetta del suo nome: da un lato un patronimico ebraico che la àncora alla tragedia dei campi di concentramento, dall’altro l’eco del sogno americano di quei nonni miracolosamente emigrati in America prima della strage. Sospesa tra i due universi, la scrittrice non appartiene veramen- te a nessuna patria, se non a quella, dolorosa e bulimica, delle domande, magistralmente impersonata da «Mademoiselle je ne sais pas tout».