Tema portante della letteratura eroica antico-francese, la battaglia è un formidabile dispositivo scopico che drammatizza e teatralizza il gesto meravigliosamente performativo dei campioni militari, ma è in pari tempo un grandioso spicinio di armi e di corpi, disgregati e sparsi dal tremendo lavoro della violenza. Nell’impatto frontale tra le schiere e nel sesquipedale potlatch della mischia tutto si schianta e va in pezzi: le belle figure dei cavalieri, la loro panoplia lussuosa e lucente, i loro magnifici cavalli. Nell’epica oitanica – e talvolta anche nella produzione romanzesca –, la descrizione di questi immani macelli si può accompagnare ad annotazioni luttuose, ma sembra intonarsi prevalentemente su timbri squillanti e gioiosi, che enfatizzano la meravigliosa distruttività della cavalleria feudale e la natura “orgiastica” degli scontri di massa. Sparpagliati festosamente sul terreno, gli oggetti fracassati e la carne inferrata compongono vasti diorami di morte che fanno vibrare, sotto l’angosciosa contemplazione della carneficina, il brivido sacro della felicità marziale. Le grandi nature morte di cadaveri e manufatti in frantumi esprimono un fosco sentimento del numinoso bellico entro il quale si sente affiorare, dietro gli orrori della guerra, un fondo di selvaggia euforia. Questi aspetti contraddittori e “scandalosi” della sensibilità cavalleresca saranno dapprima esaminati attraverso una campionatura di prelievi trasversali, quindi verificati più approfonditamente tramite lo studio ravvicinato di tre campi di battaglia paradigmatici (e arcinoti) delle canzoni di gesta e della fiction arturiana: Roncisvalle, Aliscans e Salesbières.

Di corpi guasti e d’armi spezzate: diorami del trauma nella letteratura cavalleresca d’oïl

Barbieri, A.;Muzzolon, E.
2023

Abstract

Tema portante della letteratura eroica antico-francese, la battaglia è un formidabile dispositivo scopico che drammatizza e teatralizza il gesto meravigliosamente performativo dei campioni militari, ma è in pari tempo un grandioso spicinio di armi e di corpi, disgregati e sparsi dal tremendo lavoro della violenza. Nell’impatto frontale tra le schiere e nel sesquipedale potlatch della mischia tutto si schianta e va in pezzi: le belle figure dei cavalieri, la loro panoplia lussuosa e lucente, i loro magnifici cavalli. Nell’epica oitanica – e talvolta anche nella produzione romanzesca –, la descrizione di questi immani macelli si può accompagnare ad annotazioni luttuose, ma sembra intonarsi prevalentemente su timbri squillanti e gioiosi, che enfatizzano la meravigliosa distruttività della cavalleria feudale e la natura “orgiastica” degli scontri di massa. Sparpagliati festosamente sul terreno, gli oggetti fracassati e la carne inferrata compongono vasti diorami di morte che fanno vibrare, sotto l’angosciosa contemplazione della carneficina, il brivido sacro della felicità marziale. Le grandi nature morte di cadaveri e manufatti in frantumi esprimono un fosco sentimento del numinoso bellico entro il quale si sente affiorare, dietro gli orrori della guerra, un fondo di selvaggia euforia. Questi aspetti contraddittori e “scandalosi” della sensibilità cavalleresca saranno dapprima esaminati attraverso una campionatura di prelievi trasversali, quindi verificati più approfonditamente tramite lo studio ravvicinato di tre campi di battaglia paradigmatici (e arcinoti) delle canzoni di gesta e della fiction arturiana: Roncisvalle, Aliscans e Salesbières.
2023
La memoria degli oggetti
9788857598536
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